Roma, 2 ottobre 2024 – “I dirigenti iraniani si trovavano di fronte a un bivio: non rispondere all’escalation israeliana e diventare irrilevanti, oppure agire, ed essere ragionevolmente distrutti. Evidentemente hanno scelto la seconda via, un conflitto aperto, pur sapendo che farà loro molto ma molto male”. Così Andrea Margelletti, presidente del Cesi, il Centro studi internazionali.
A Teheran hanno vinto i radicali?
“Sono due mesi che gli israeliani li massacrano, in Libano e in Siria, francamente non è che poteva andare altrimenti. I moderati, se come tali possono essere definiti il presidente iraniano e i suoi, sono stati superati dagli eventi”.
Provocare una reazione dell’Iran era proprio quello che Israele voleva.
“Per chiudere una volta per tutte la partita soprattutto con l’Iran. Regolati i conti con gli ayatollah, i suoi proxy cadranno come un castello di carte”.
Israele punta a un nuovo ordine nel Medio Oriente?
“Israele ha per la prima volta negli ultimi trent’anni una finestra di opportunità per ridimensionare una serie di avversari. E ha tutte le intenzioni di agire in modo da rimandare alle prossime generazioni i problemi che aveva e ha con i palestinesi, i libanesi e gli iraniani. Questo ristabilisce il concetto di deterrenza: Israele deve essere intoccabile. Dopo il 7 ottobre Israele doveva dimostrare che chi la attacca paga pesantemente. Per questo doveva togliersi i guanti. Gli accadimenti di questo anno dimostrano che Israele è la sola superpotenza dell’area”.
Cosa succederà adesso?
“La risposta israeliana sarà devastante. In questa fase è finita la risposta commisurata all’offesa. Tu mi lanci un missile? E io ti distruggo tutto. Compresi gli assetti poltici. E ragionevolmente nell’attacco all’Iran gli israeliani fanno tutto da soli, con il supporto di intelligence, satelliti e droni americano”.
Gli iraniani hanno qualche strumento militare per fare meglio dell’ultima volta?
“No, quelle hanno e quello hanno usato. Fanno quello che possono già sapendo in anticipo che il loro sarà una gesto di testimonianza, piu che un colpo vero e proprio”.
È ipotizzabile che Netanyahu faccia un azzardo e usi armi atomiche contro i siti nucleari iraniani, per eliminare il rischio che Teheran abbia la bomba?
“Perché usare l’arma atomica, diventando un paria internazionale quando puoi rimandarli metaforicamente all’età della pietra attaccando le fabbriche dei missili, il sistema di comando e controllo i centri del potere decisionale e le maggiori infrastrutture e comunicazione? Gli hai rimandato il Paese indietro di quarant’anni. E la comunità internazionale avrà poche armi per critricarti perchè sei appena stato oggetto di un massiccio attacco missilistico, il secondo in un anno peraltro. Teheran è caduta con tutti e due i piedi nella trappola”.
Una massiccia risposta convenzionale israeliana potrebbe aprire la porta ad un possibile cambio di regime, come ha fatto intendere Netanyahu nel suo messaggio agli iraniani?
“Ci andrei molto cauto. Normalmente essere attaccati è sempre estremamente aggregante, tende ad unificare un Paese. Difficile che sulle macerie e sui morti della sua nazione qualcuno si possa ergere e dire: gli israeliani hanno fatto bene a colpire un regime totalitario, ora tocca a noi. È così dalla notte dei tempi e non solo in Iran”.