Sabato 11 Gennaio 2025
REDAZIONE ESTERI

L’Australia vieta i social ai minori di 16 anni: stop a Facebook, Instagram, Tik Tok e X

Per la prima volta al mondo viene approvata una legge che impone alla piattaforme digitali di vietare l’accesso agli under 16. Multe fino a 32 milioni di dollari per le violazioni “sistematiche”. Resta consentito Whatsapp. Il premier Albanese: “Riforma storica”. Il Pd in Italia: “Possiamo farlo anche noi”

Una legge in Australia vieta l'uso dei social ai minori di 16 anni

Una legge in Australia vieta l'uso dei social ai minori di 16 anni

Sydney, 28 novembre 2024 – L’Australia vieta i social media ai minori di 16 anni. La stretta senza precedenti è arrivata ieri serva con il via libera del Senato alla legge che impedisce l’accesso a Facebook, Snapchat, TikTok, Instagram e X, tra gli altri. Restano invece consentiti Whatsapp così e gli altri servizi di messaggistica istantanea. 

Alle piattaforme digitali viene imposto di di adottare "misure ragionevoli" per evitare l'apertura di profili da parte dei minori. In caso di infrazioni “sistematiche”, le multe per le big tech arrivano a 32 milioni di dollari. 

Il premier: “Legge storica”

Il premier australiano Anthony Albanese ha definito “storica” la nuova legge, licenziata dopo settimane di dibattito politico. “Sappiamo che i social network stanno causando danni sociali. Vogliamo che i bambini australiani abbiano un’infanzia e vogliamo che i genitori sappiano che il governo è dalla loro parte. Si tratta di una riforma storica: sappiamo che alcuni ragazzi troveranno soluzioni alternative, ma stiamo inviando un messaggio alle società di social media perché provvedano”. 

In un discorso al Parlamento lunedì scorso Albanese ha detto che "ogni governo serio” si sta confrontando con l’impatto dei social media sui giovani, e i leader con cui ha parlato hanno applaudito l’iniziativa dell’Australia. “Sappiamo che i social media possono essere un’arma per i bulli, un motore di ansia, e fonte di pressione sociale, oltre che uno strumento nelle mani di truffatori. E, peggio per i predatori online”. 

“L’enorme potere della grande tecnologia non può più rimanere incontrollato in Australia – ha ripetuto ieri prima del voto – Abbiamo tracciato una linea nella sabbia”. 

 Le critiche alla legge

La legge è stata contrastata da alcuni partiti minori: tra i contrari la senatrice dei Verdi Sarah Hanson-Young, che ha accusato i grandi partiti di voler “ingannare” i genitori australiani. “Tutto ciò che si ottiene è spingere i giovani verso un ulteriore isolamento”. Critiche sono state mosse per la rapidità con cui è stata approvata la legge. La commissione incaricata del Senato ha avuto un giorno di tempo per presentare una relazione sulla legge, che è stata approvata a larga maggioranza il giorno dopo (martedì) alla Camera bassa e poi al Senato ieri. 

Il Pd in Italia: “Possiamo farlo anche noi”

In Italia il Partito Democratico plaude alla decisione dell’Australia. “Possiamo farlo anche noi. Velocizziamo il ddl bipartisan già incardinato al Senato a prima firma Mennuni, Malpezzi e Madia e sottoscritto da altri gruppi parlamentari – intervengono Simona Malpezzi, vicepresidente della bicamerale infanzia e adolescenza e firmataria della pdl e Marianna Madia, componete della bicamerale e prima firmataria della legge–. E' arrivato il momento di riconoscere un problema e cominciare ad occuparsene".

Meta: “Legge basata su informazioni non verificate”

L’americana Meta, proprietaria di Facebook Instagram si dice "preoccupata per il processo che ha portato ad un’approvazione così veloce della legge, senza considerare adeguatamente le evidenze, ovvero ciò che il settore già ha messo in atto per garantire esperienze adeguate alle diverse età, nonché le opinioni dei più giovani”.

La settimana scorsa la commissione parlamentare che ha esaminato la legge “ha affermato che il nesso causale tra la salute mentale dei giovani australiani e i social media non appare chiaro". Mentre “l’affrettata relazione della commissione del Senato ha dichiarato che i media sono dannosi”. Per Meta la legge è basata su “informazioni non verificate” ed è frutto di un “processo predeterminato”.  

Ma tecnicamente come pensa Meta di applicare la nuova normativa? “Un’opzione semplice è la verifica dell'età effettuata a livello di sistema operativo e di app store che riduce le difficoltà e il numero di informazioni sensibili da condividere”.