Mercoledì 17 Luglio 2024

Russia, condannato l’attivista anti-guerra Orlov: 2 anni e mezzo in una colonia penale

Il dissidente 70enne, che in passato ha fatto luce sui crimini sovietici e sugli episodi di tortura commessi dalle autorità russe in Cecenia, ha bollato il regime di Putin come fascista

Mosca, 27 febbraio 2024 – Due anni e mezzo di reclusione per aver “screditato” l’esercito, schierandosi contro la guerra in Ucraina, l'aggravante dell'odio verso i valori tradizionali: questa la sentenza imposta all’attivista russo Oleg Orlov. Il 70enne è co-presidente di Memorial, associazione che si occupa dello studio delle violazioni dei diritti umani commesse durante gli anni dell’Unione Sovietica, insignita del premio Nobel nel 2022. Il Tribunale di Mosca ha stabilito che il periodo di reclusione dovrà svolgersi in una colonia penale, quindi in un’istituzione simile a quella in cui il dissidente Alexei Navalny è morto. 

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Oleg Orlov (Ansa)
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Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, la Russia ha adottato una serie di leggi che censurano le notizie relative al fronte. In un articolo per la testata Mediapart, Orlov ha descritto il regime di Putin e il suo approccio al popolo ucraino come “fascista”: è stata la traduzione in inglese di questo pezzo, pubblicata su Facebook, ad aver fatto scattare la reazione delle autorità giudiziarie. Nel marzo 2023, le forze dell’ordine si sono presentate a casa del dissidente con un mandato di perquisizione, dando poi inizio alle indagini

L’attivismo di Orlov è iniziato negli anni Ottanta, quando sotto la dittatura sovietica protestava contro la guerra in Afghanistan e contro la repressione del movimento Solidarnosc, motore della democratizzazione della Polonia. In quel periodo era solito stampare volantini con posizioni anti-belliche per le strade di Mosca. Nel 1988 è stato tra i fondatori di Memorial, con lo scopo di riabilitare le vittime del terrore staliniano, contribuendo al recupero di nomi e storie che sarebbero stati altrimenti perduti. Orlov ha anche documentato in modo indipendente i conflitti in Nagorno-Karabakh, Transnistria e Cecenia: in quest’ultimo contesto, le sue ricerche hanno permesso di far luce, almeno in parte, su migliaia di sparizioni ed episodi di tortura ordinati da Mosca, con 300 casi aperti alla Corte europea. Nel suo attivismo, Orlov – biologo di professione – adotta il metodo scientifico: “Non credere a tutto ciò che viene detto, ma mettiete alla prova, per non rimanere ostaggio di quello che dice una parte o l'altra”. 

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