Un pollice più in là, due centimetri e mezzo più a sinistra, e Donald Trump sarebbe stato centrato in testa. E invece no, il destino ha sorriso all’ex presidente. Uno solo degli otto proiettili sparati – quando in Italia era appena scoccata la mezzanotte tra sabato e domenica – da una distanza di circa 130 metri da Thomas Mattew Crooks, il ventenne attentatore entrato in azione alla manifestazione elettorale nella contea di Butler, Pennsylvania, a un’ora da casa sua, l’ha raggiunto di striscio. Ferendolo nella maniera più lieve possibile, nella parte superiore dell’orecchio destro. Bingo.
Trump si è portato una mano all’orecchio, ha visto il sangue e si è accucciato mentre tre agenti del Secret Service gli si sono lanciati sopra, schermandolo, mentre altre tre pallotole sparate dall’AR-15 – una potente arma semiautomatica – dell’attentatore colpivano altrettanti spettatori del rally repubblicano. Due sono rimasti gravemente feriti e sono in rianimazione all’Allegheny hospital di Pittsburgh, il terzo, Corey Comperatore, 50 anni, ingegnere, ex capo dei vigili del fuoco volontari del quartiere di Buffalo della contea di Butler è rimasto ucciso mentre proteggeva con il suo corpo la moglie e le due figlie. Un eroe. Pochi secondi dopo, uno dei due cecchini del Secret Service identificava lo sparatore e lo freddava con un colpo alla testa. Minaccia neutralizzata.
A contribuire all’errore dello sparatore il fatto che era stato visto e segnalato da parecchi cittadini un uomo sospetto, armato di fucile, che si era appostato su un tetto. "Un agente della municipale – ha detto lo seriffo Michael T. Slupe – è salito sul tetto e tenendosi con le mani al bordo ha sbirciato e ha visto l’uomo armato, che si è girato e gli ha puntato contro l’arma. Per non essere ucciso, l’agente ha mollato la presa e si è lasciato cadere, salvandosi. Ed è stato allora che Crooks, vistosi scoperto, ha sparato". Probabilmente troppo di fretta. Mancando Trump, che è stato portato in ospedale e sostanzialmente sta bene, al punto che mentre lasciava il palco ha mostrato alla folla il pugno come promessa di resistenza e di sfida.
Cosa abbia mosso Crooks è ancora un mistero. "L’Fbi e le altre agenzie – ha detto il presidente Biden – stanno indagando in maniera approfondita e rapida: vi invito a non trarre conclusioni affrettate". Proprio l’Fbi ha precisato che l’attentatore ha agito da solo e "non per ideologia". Perché questo ragazzo diplomatosi nel 2022 con buoni voti, solitario e bullizzato a scuola, registrato come elettore repubblicano ma autore di un piccolo finanziamento di 15 dollari a una organizzazione affiliata ai democratici, senza precedenti, abbia preso l’AR-15 del padre e abbia tentato di fare una strage uccidendo Trump emergerà forse con il tempo.
Sinora dall’esame del traffico telefonico e internet non è venuto fuori nulla. E su un presunto video postato su YouTube nel quale affermerebbe di "odiare Trump e i repubblicani" c’è scetticismo. Ma l’Fbi ha trovato nella sua auto due ordigni esplosivi e uno a casa. Thomas quindi progettava una strage, forse nella sua ex scuola, e l’arrivo di Trump per la manifestazione elettorale potrebbe avergli offerto un modo migliore, ai suoi occhi e alla sua mente malata, per sfogare la sua frustrazione.
Un copione già visto troppe volte in America quello di stragi per noia, rabbia repressa, vendetta sociale. La superficialità della polizia locale, che con Fbi e Secret Service ha controllato gli spettatori che partecipavano al rally, anche sottoponendoli al metal detector, ma non ha garantito un perimetro esterno sicuro, ha dell’incredibile. Ma è così che accadono le stragi, perché qualcuno commette errori. Ed è così che poteva morire un ex presidente che conta di tornare ancora alla Casa Bianca. Il destino poteva fermarlo nella contea di Butler, ma per un pollice si è salvato. Forse è un segno che la sua campagna è davvero inarrestabile. Oppure che ha avuto semplicemente una gran fortuna.