Martedì 13 Agosto 2024
Beppe Boni
Esteri

Attentato Trump: il Secret service, la bonifica dell’area rossa e le ispezioni preliminari. Cosa andava fatto e non ha funzionato in Pennsylvania

Thomas Matthew Crooks ha agito da professionista, ma il dato preoccupante è il flop dell’apparato preventivo di sicurezza che probabilmente non ha seguito fino in fondo le procedure

Roma, 14 luglio 2024 – Lo sniper con la faccia da bambino che ha sparato a Donald Trump ha agito da professionista perché non si improvvisa un attentato all'ultimo momento salendo sul tetto di un edificio per imbracciare un fucile, mirare e sparare. Ci deve essere stato almeno un sopralluogo, il posizionamento deve essere avvenuto per tempo. Qualche movimento sospetto pare sia stato segnalato e forse non preso in considerazione nei tempi giusti. Ma in un evento pubblico così importante l'attentatore Thomas Matthew Crooks 20 anni, non sarebbe dovuto arrivare fin lassù armato di fucile. Procurarsi l'arma, un Ar 15, un semiautomatico il cui nome è l'acronimo di Armalite rifle design 15, non è un problema negli Stati Uniti. L'Ar15, 30 colpi nel caricatore, è un'arma che, nella sua versione militare, ha caratterizzato tutti i conflitti degli Stati Uniti dal Vietnam in poi.

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Ma il dato preoccupante è il flop dell'apparato preventivo di sicurezza che probabilmente non ha seguito fino in fondo le procedure che, ovunque nel mondo, hanno dei punti fermi da cui non si può prescindere. Il difficile compito di tutelare il presidente degli Stati Uniti e le personalità importanti, compreso il candidato sfidante in fase elettorale, soprattutto negli eventi pubblici è affidato al Secret Service, diretto da Kimberly Chetley, una veterana con 28 anni di servizio, a cui compete un'analisi cosiddetta di teatro, la quale comincia molto prima. La regola base è quella di controllare gli edifici circostanti posti ad altezza superiore al podio già nei giorni precedenti e durante l'evento. Inoltre qui era schierato, sempre su regia del Secret Service, il Counter Sniper team per neutralizzare, appunto, un eventuale cecchino come infatti è accaduto e il Counter Assault team (per contrastare un pericolo maggiore) più un esercito di guardie del corpo.

Ma nel comizio di Trump ha fallito evidentemente la bonifica dell'area "rossa", cioè quella a maggior rischio attentati. Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Reuters, Ben Maser - un saldatore 41enne - ha riferito che si trovava fuori dall'area del comizio, quando ha notato due agenti che stavano facendo un controllo. Una persona intervistata dalla Bbc ha aggiunto di aver visto l'uomo armato e di aver cercato senza successo di allertare la polizia che a quel punto aveva già intuito movimenti sospetti. Ma troppo tardi. Dunque un erroraccio, un buco nella sicurezza al cento per cento. Uno che di sicurezza negli eventi pubblici se ne intende è Il prefetto Francesco Tagliente, già questore di Roma e Firenze, che ha diretto la sala operativa di Roma e l’Ufficio Ordine Pubblico del Ministero dell’Interno coordinando la pianificazione delle misure di sicurezza in occasione di numerosi “Grandi Eventi” ospitati in Italia. "L'organizzazione della sicurezza di un comizio o di una visita di un capo di stato a rischio attentati è un'operazione complessa e articolata che coinvolge diversi enti e specialisti della catena di sicurezza. Nessun obiettivo all’aperto può considerarsi completamente invulnerabile. Prima della giornata in cui si svolge il comizio le forze di sicurezza devono effettuare un censimento dei residenti nelle aree circostanti. Questa operazione include l'identificazione di chi vive e lavora negli edifici vicini al percorso o al luogo dell'evento. Particolare attenzione deve poi essere posta su eventuali nuovi arrivi, residenti temporanei o frequentatori occasionali. Gli agenti di polizia inoltre possono intervistare i residenti per raccogliere informazioni e verificare eventuali anomalie". Ora ci si chiede se tutto ciò in Pennsylvania è stato fatto.

" Inoltre - prosegue il prefetto Tagliente - sono fondamentali le ispezioni preliminari dei tetti per verificare la presenza di oggetti sospetti e assicurare che gli edifici siano sicuri, posizionare i tiratori scelti sugli edifici per fornire una risposta immediata a qualsiasi minaccia, attivare canali di comunicazione dedicati tra le squadre sui tetti e il centro di comando per una rapida trasmissione delle informazioni, fornire equipaggiamento specializzato come i binocoli e altre attrezzature per la sorveglianza a distanza, la creazione di punti di comando mobili sui tetti per coordinare le operazioni di sorveglianza. La norma comunemente adottata impone in certi casi anche l'emissione di badge temporanei o permessi per i residenti e lavoratori autorizzati a rimanere nell'area durante l'evento proprio per avere sotto controllo ogni movimento e quindi una verifica continua delle identità alle postazioni di controllo per assicurarsi che solo le persone registrate abbiano accesso all'area. Fondamentale è anche il presidio della zona sorvegliando costantemente gli ingressi con controlli su persone e veicoli".

L'Fbi incaricata dell'indagine dovrà verificare, oltre ad analizzare l'attentato, se tutte queste operazioni sono state realizzate correttamente.