La corsa alle presidenziali degli Stati Uniti si sporca di sangue e le immagini di Donald Trump ferito, in pochi secondi, fanno il giro del mondo. Gli stessi pochi secondi che sono bastati all’attentatore per prendere la mira e sparare all’ex presidente degli Stati Uniti - ora in corsa contro Biden per la poltrona alla Casa Bianca.
Un fatto è certo: non c’è rivalità politica nel momento della solidarietà nei confronti di un attentato alla vita. E la solidarietà è arrivata a stretto giro direttamente dall’avversario di Trump e cioè dall’attuale presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha commentato: “Non c’è posto in America per questa violenza”. Dichiarazione che però mal si concilia con la possibilità di girare con armi e rendere il loro utilizzo improprio – e quindi anche contro altre persone – più facile.
E quando si parla di attentati a leader - non solo politici, si pensi all’attentato a Giovanni Paolo II nel 1981 – negli Stati Uniti salta subito alla mente quello purtroppo quello del 1963 al presidente John Fitzgerald Kennedy che rimase ucciso sulla macchina in cui viaggiava accompagnato dalla moglie Jacqueline.
Restando in Italia, l’immagine di Trump ferito all’orecchio e macchiato di sangue sul volto la memoria di alcuni è andata al dicembre 2009 quando Silvio Berlusconi venne colpito con una miniatura souvenir del Duomo di Milano. L’impatto mediatico è immediato nei due casi, anche se nel frattempo il ruolo dei social si è ampiamente modificato così come è aumentato l’effetto delle immagini sugli utenti della rete.
"Berlusconi all’epoca era già in crisi politicamente così come la sua immagine – spiega
Giovanna Cosenza, docente di semiotica all’università di Bologna –. La foto con il suo volto fece il giro del mondo. Era la foto di una bocca insanguinata, quella di un animale ferito, uno sguardo cupo. Un Berlusconi colpito nella sua leadership già in parte compromessa, che si chiude in auto con lo sguardo perso. Un impatto mediatico ancora più forte se si pensa che il sorriso era il suo ‘brand’ sia per i sostenitori che per i detrattori. Era dunque stato colpito nel simbolo della sua immagine. All’epoca aveva 73 anni. Lo sguardo fisso nel vuoto appariva un leader indebolito da quell’attentato. Trump di anni ne ha 78 e la sua reazione è del tutto diversa. È aggressivo nel reagire, si è rialzato subito, ha alzato il pugno e ora pare essere una furia. Quel rivolo di sangue sul volto dell’ex presidente pare piuttosto essere il preludio di una ‘vendetta’”.Queste elezioni presidenziali sembrano, quindi, riservare un colpo di scena dietro l’altro. Elezioni che paiono essere a favore di Trump che ha un avversario, Biden, in bilico assoluto. C’è da capire, a questo punto, quali ricadute avrà l’attentato sull’elettorato.
"Le campagne elettorali vanno sempre viste sistematicamente – prosegue la docente –. Quando accade un episodio di aggressione, e se ne esce vivi, c’è subito un effetto positivo sui consensi per quel leader. C’è un’empatia nell’elettorato. Quando un leader si salva da un attento alla vita tendenzialmente si sta dalla parte sua per empatia. Poi l’empatia non è determinante per tradursi in un voto, certo. Ma l’attrazione a caldo è quella di un consenso. A maggior ragione ora che danno Trump vincente con il 70%. Ma c’è ancora tempo, il voto non è né oggi né domani. Occorrerà vedere cosa accade. Fatto sta che Trump userà certamente l’attentato come fatto a suo favore: sta già parlando del ‘male’ che diventa automaticamente il mondo dell’avversario. Ora è un leone ferito che ha reagito immediatamente con il volto ancora sporco di sangue. E poi c’è Biden, in crisi, che nessuno riesce a far retrocedere nonostante le difficoltà in cui si trova. E l’attentato non farà certamente spostare la posizione di Biden alla corsa alle presidenziali”.