Roma, 3 aprile 2023 – In dieci ore il Comitato investigativo russo e l’Fsb hanno già trovato un colpevole (reo confesso, oltretutto) e un duplice mandante per la bomba esplosa in un caffè di San Pietroburgo che ha ucciso il blogger ultranazionalista Maksim Fomin (alias Vladen Tatarsky) e ferito altre 31 persone. Un lampo. Una efficienza già vista per l’attentato contro Daria Dugina. E semore gli gli stessi mandanti: gli ucraini. “L’atto terroristico – sostiene il Comitato nazionale antiterrorismo – è stato pianificato dai servizi speciali dell’Ucraina con il coinvolgimento di agenti che collaborano con il gruppo di Navalny, dei quali l’arrestata Trepova è una sostenitrice attiva". Niente lotta di potere nel regime di Putin, niente spiegazioni da dare. Sono stati i nemici e gli oppositori interni. Ma chissà.
Omicidio di Tatarsky: il momento dell’esplosione in un video
Il nome di Daria Trepova, la ragazza che ha portato nel caffè il busto di Tatarski che conteneva l’esplosivo, era circolato già ieri sera, perchè la ragazza era nota all’entourage di Fomin-Tatarsky (e anche per questo il pacco che portava è stato controllato assai sommariamente). A mezzanotte l’Fsb è andato a casa sua e ha fermato la madre e la sorella, che ha fatto i nomi degli amici della ragazza. Che alle sei del mattino è stata localizzata nel complesso edilizio Severdnaya Dolina del quartiere Viborgsky di San Pietroburgo, subito circondato. Era al 21° piano, con un amico, tal Dmitri Kasintsev, che è poi finito come lei agli arresti. Con sé aveva un biglietto per un volo serale per Bukhara, Uzbekistan, che non ha usato.
Il blogger russo Vladlen Tatarsky morto in un attentato a San Pietroburgo
"Credo che mia moglie sia stata incastrata – ha detto il marito della Trepova, Dmitry Rylov –. È vero, noi siamo contro la guerra, ma lei non avrenbbe mai acconsentito a portare una bomba, se lo avesse saputo". Che l’abbia portata, nessun dubbio, ci sono registrazioni video, interne ed esterne al caffè, e lei stessa l’ha ammesso. In uno dei video si vede la ragazza che consegna il pacco a Tatarski, che mentre torna al posto la richiama: "Nastya Nastya, puoi sederti qui". E lei indugia ma poi lo fa, sedendo a quattro metri dall’oratore. Sembra la prova che non sapesse che dentro il busto c’era una bomba. Ma secondo quanto ha detto a RT uno dei presenti, tal Rodion Varezhkin, "la ragazza è uscita dalla stanza sette minuti dopo". Prima dello scoppio.
San Pietroburgo. L’attentatrice arrestata: “Ho portato io la statuetta”
Nell’interrogatorio – curiosamente messo a disposizione dgli investigatori – alla domanda sul motivo per cui era stata arrestata, Trepova ha risposto: "Direi per essere stata sulla scena dell’omicidio di Vladlen Tatarsky. Ho portato lì questa statuetta, che è esplosa", mentre alla domanda su chi le abbia procurato la statuetta, si è rifiutata di rispondere dicendo: "Posso parlarne più tardi". Tutto sembra addomesticato e la ragazza, che nell’interrogatorio non sembrava impaurita e non aveva segni di percosse, è probabilmente o una grande ingenua o, più probabilmente, una infiltrata: occorre però capire da parte di chi.
Secondo l’istituto per lo studio della guerra (Isw) "l’assassinio di Fomin al bar di Prigozhin è probabilmente avvenuto nell’ambito di crescenti conflitti interni russi che coinvolgono Prigozhin e la Wagner. L’assassinio di Fomin potrebbe essere stato inteso come un monito per Prigozhin". Isw cita anche un commento criptico del capo della milizia militare privata, Yevgeny Prigozhin: "Non accuserei il regime di Kiev di queste azioni, penso che stia operando un gruppo di radicali". Radicali russi, radicali ucraini? Prigozhin non lo dice. "Sulla vicenda – osservava ieri un analista russo – c’è la nebbia della guerra e la nebbia del terrore". E dissiparle non sarà tanto facile, in una Russia nella quale la verità è un caleidoscopio.