Martedì 16 Luglio 2024
LORENZO BIANCHI
Esteri

Attentato in Iran. In fin di vita uno 007. L’ombra della ritorsione e il rischio escalation

L’agguato a un ufficiale dell’intelligence collegato alla situazione di Gaza. Si parla già di ’dottrina del 7 ottobre’. Teheran avverte: "Sviluppi imprevedibili"

Mohammed Akiki

Mohammed Akiki

Roma, 15 ottobre 2023 – Mohammed Akiki, un alto ufficiale dell’intelligence dei Pasdaran, le Guardie della Rivoluzione della teocrazia iraniana, è in gravi condizioni in un ospedale di Teheran. Secondo lo scrittore israeliano Amir Tsarfati, gli hanno sparato e ora è ricoverato in un reparto di terapia intensiva. Esperti ed analisti collegano l’aggressione alla situazione di Gaza ed evocano la "dottrina del 7 ottobre" elaborata da circoli politici, militari e di intelligence in Israele. Secondo questi ambienti l’aggressione di Hamas del 7 ottobre è stata un nuovo inizio per il conflitto in Medio Oriente. Regole considerate valide per decenni debbono essere cambiate. Un punto cruciale della nuova dottrina strategica è colpire il cosiddetto "Asse della resistenza" ossia gli hezbollah libanesi, il regime di Assad in Siria, gli uomini in armi degli Houthi in Yemen e le milizie sciite in Iraq. Proprio per minare le basi logistiche di questa alleanza Gerusalemme nei giorni scorsi ha bombardato gli aeroporti di Damasco e di Aleppo in Siria.

Sabato sera il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh ha incontrato a Doha, la capitale del Qatar, il ministro degli esteri degli ayatollah Hossein Amir Abdollahian e ha discusso con lui i motivi che hanno spinto la sua organizzazione all’attacco del 7 ottobre contro Israele. Il capo della diplomazia iraniana ha avvertito che "se l’entità sionista decide di entrare a Gaza, i leader della resistenza trasformeranno il terreno delle forze di occupazione in un camposanto". Teheran auspica che "gli sforzi politici riescano a prevenire che la guerra si estenda, altrimenti nessuno sa cosa potrà accadere prossimamente. L’Iran non può rimanere spettatore in questa situazione".

“Fars” l’agenzia semiufficiale del regime degli ayatollah riferisce che la missione iraniana alle Nazioni Unite ritiene che i "crimini di Israele contro la popolazione di Gaza" potrebbero avere "conseguenze di lungo termine" delle quali saranno responsabili l’Onu, il consiglio di sicurezza e gli stati che lo indirizzeranno su "un binario morto". L’agenzia cita Francesca Albanese, un alto funzionario delle Nazioni Unite, secondo la quale Gerusalemme avrebbe già condotto "una pulizia di massa etnica di palestinesi nella nebbia della guerra". Imad Salamey, professore di politica del Medio Oriente all’Università americana di Beirut, sostiene che Hamas sta di fatto servendo gli interessi dell’Iran che resta "contrario alla possibilità di un accordo tra Israele e l’Arabia Saudita per la normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi".

Osama Hamdan , un dirigente che militava nelle file armate di Hamas negli anni novanta e che ora è uno dei quattro rappresentanti del Movimento di Resistenza Islamica a Beirut, conferma che l’obiettivo dei massacri del 7 ottobre era far saltare il negoziato con i sauditi. "Se Usa e Israele – ha sostenuto in una recente intervista – avessero convinto la comunità internazionale che la causa palestinese è finita, la normalizzazione sarebbe andata avanti. Ma perché normalizzare le relazioni con Israele?". Sul ruolo dell’Iran Osama è chiarissimo: "Sostiene la causa palestinese da 40 anni e sta portando il suo supporto a un livello superiore. Dobbiamo parlare della fine dell’occupazione, non provate a convincerci a riconoscere Israele. L’Autorità Nazionale Palestinese l’ha fatto e cosa ne è venuto? Nulla".