Ottaviani
Se la vendetta fosse un rumore, avrebbe la stessa potenza del boato che ieri ha ucciso il generale russo Igor Kirillov, 54 anni, comandante delle truppe di difesa nucleare, chimica e biologica e il suo assistente alla periferia sud-est di Mosca. Kirillov è stato ucciso in viale Ryazansky, distante circa 6,5 chilometri dal Cremlino, una di quelle parti della periferia della capitale che sono uguali a decine di altre. A farlo saltare in aria è stato un potente ordigno, circa un chilo di tritolo, che era stato piazzato all’interno di un monopattino elettrico. Le immagini pubblicate dai media russi hanno mostrano l’ingresso dello stabile da cui erano usciti l’ufficiale e il suo vice, anche lui rimasto ucciso dalla bomba, gravemente danneggiato e diverse finestre con i vetri rotti. Testimoni oculari hanno raccontato alla polizia di aver sentito un ‘boato enorme’, così forte che, pensavano fosse scoppiata una tubatura del gas. E invece era il suono della vendetta di Kiev. Nel pomeriggio è arrivata la rivendicazione ufficiale: Kirillov è stato ucciso dai servizi segreti ucraini (Sbu).
Un attentato dove la vittima e il timing non hanno nulla di casuale. Igor Kirillov era l’alchemista della morte per eccellenza a Mosca. Entrato nell’esercito sovietico che aveva appena 17 anni, scelse subito di specializzarsi nello studio e nella ricerca sulle armi chimiche. Si era diplomato nella prestigiosa accademia militare di Kostroma, primo del suo corso e, da quel momento, ha iniziato a collezionare incarichi, onorificenze, accuse infamanti iscrizioni nell’elenco delle persone sanzionate dai governi occidentali. Gli ultimi, solo in ordine temporale, a metterlo nella black list sono stati il Canada e il Regno Unito.
L’Ucraina, due giorni fa, lo aveva condannato in contumacia per l’utilizzo di armi chimiche vietate. Oggi è arrivato il conto da saldare in via definitiva e se Kiev non vedrà mai il generale in galera, almeno avrà la certezza che da ieri mattina non sarà nemmeno più a piede libero. Le sostanze tossiche erano la sua passione, fin da ragazzo. La sua preferita era la cloropicrina, un’arma biologica ‘antica’ le cui origini risalgono alla Grande Guerra, particolarmente subdola, perché oltre a soffocare, irritava anche la pelle dei soldati, costringendoli a togliere proprio la maschera antigas. Kirillov oltre che un macellaio che usava i gas al posto delle lame era anche un propagandista esperto.
Il generale aveva appreso perfettamente le tecniche di guerra non lineare russa, e, prima che Mosca invadesse l’Ucraina, nei consessi internazionali non perdeva occasione di sottolineare quali fossero le ‘colpe’ della Nato, cercando di veicolare il più possibile la versione del Cremlino. Dal Regno Unito fanno sapere che ‘nessuno piangerà la morte di Kirillov’ e l’Ucraina lo considera un criminale di guerra e ‘un obiettivo legittimo’. A Mosca, però, non sono dello stesso parere: il suo omicidio è da considerare come un atto terroristico. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zacharova, ha ricordato come Kirillov ‘ha avuto il coraggio di mostrare le bugie della Nato, almeno secondo la realtà ribaltata di Mosca. L’ex presidente, Dmitry Medvedev, ha assicurato che la "vendetta sarà imminente".
In realtà, per Mosca l’attentato è un bel problema. Kirillov era un generale di grande esperienza, non facile da sostituire. L’attentato torna a toccare un nervo scoperto, ossia che, con le armate impegnate in Ucraina, il controllo del territorio vacilla. In più, proprio due giorni fa, il presidente Putin aveva fatto il punto della situazione sui combattimenti in Ucraina, dichiarandosi soddisfatto per il ritmo che ha assunto l’avanzata e definendo il 2024 ‘un anno cruciale’.