Roma, 20 novembre 2024 – Nell’ultimo ipotetico miglio verso la tregua in Libano i caschi blu italiani della missione Unifil sono finiti di nuovo sotto il fuoco incrociato di Israele e Hezbollah. Otto razzi sparati probabilmente dalle milizie, a tre giorni da un precedente episodio, hanno colpito il quartier generale di Shama, cinque militari della Brigata Sassari, i Dimonios, sono finiti in infermeria in osservazione, ma non sono rimasti feriti. Nessun graffio, alta tensione nel contingente Unifil e proteste della politica dall’Italia a cominciare dal ministro della Difesa Guido Crosetto.
Uno che conosce l’area del conflitto è il generale Carmelo Abisso, già portavoce del contingente italiano in Libano nella Missione Leonte 7, ora analista e direttore del sito web Perseo news.
Generale dopo gli errori dell’artiglieria israeliana ora è Hezbollah che attacca i caschi blu?
“Non è possibile stabilire al momento se si tratti di un attacco deliberato o di un errore dovuto al tipo di sistemi d’arma usati. Comunque, sia l’esercito di Israele sia la nostra Difesa hanno confermato la matrice di Hezbollah”.
Di che razzi si tratta?
“Il quartier generale di Shama è stato colpito con razzi Type 63 da 107 millimetri che hanno una gittata di circa 8 chilometri. Probabilmente, ma è da accertare, erano diretti verso il nord di Israele già bombardato pesantemente nella mattinata”.
Chi li fornisce a Hezbollah?
“Sono di fabbricazione iraniana, sparati da batterie di 12 pezzi dotati di ruote e quindi facili da spostare. Possono venire caricati anche su un pick up”.
Da dove possono essere stati sparati?
“Probabilmente da postazioni nel sud del Libano dove ancora ci sono roccaforti del Partito di Dio nonostante l’offensiva di Tel Aviv. Gli israeliani sostengono che siano stati lanciati dall’area di Deir Aames, nel corso di un bombardamento diretto sull’Alta Galilea”.
Cosa hanno colpito i razzi?
“Hanno danneggiato il magazzino dei ricambi della base. I militari italiani erano a poca distanza, ma hanno riportato solo uno choc dovuto all’onda d’urto. Ora come gli altri sono al sicuro nei bunker”.
Perché mentre si è aperto uno spiraglio concreto di tregua Hezbollah intensifica le incursioni?
“Il Partito di Dio è una realtà molto frastagliata e non sempre omogenea nella linea da seguire. Possono esserci frange dissidenti che hanno interesse a sabotare il cessate il fuoco”.
Quali possono essere?
“Difficile dirlo, ma ci sono componenti come le forze speciali Radwan molto aggressive e poco propense alla tregua”.
Che capacità offensiva conserva oggi Hezbollah?
“I vertici sono stati decapitati e oggi le redini sono passate a Naim Qassem. La capacità bellica è molto diminuita ma non ancora neutralizzata, anche se diverse roccaforti delle milizie come Ayta Ash- Shaab, dove nacque il casus belli del 2006, sono state distrutte”.
Come agiscono i miliziani sul campo?
“Colpiscono e si muovono con grande rapidità spostando le batterie di razzi per non farsi intercettare. Cambiano postazione molto frequentemente”.