Roma, 23 ottobre 2023 – Che ci sarà un intervento di terra è un dato acclarato. Anzi, è già cominciato. Noi continuiamo ad avere una visione antica degli interventi militari, suddivisa in fasi draconiane. In realtà è dall’inizio che gli israeliani operano dentro Gaza con diversi gruppi da ricognizione, che poi sono quelli che hanno lavorato alla ricerca di ostaggi e hanno consentito di identificare i target di Hamas da colpire con gli strike aerei, che erano mirati grazie a chi faceva acquisizione obiettivi. Poi certo, arriverà il grosso delle truppe". Così Andrea Margelletti, presidente del Cesi.
Immaginiamo l’ora X dell’intervento massiccio delle forze pesanti di terra. Cosa accadrà?
"L’operazione si svolgerà su più direttrici. I mezzi pesanti del genio, come gli enormi caterpillar blindati e telecomandati, dovranno sminare e liberare il terreno dagli ordigni esplosivi improvvisati che sono stati disseminati da Hamas, e daranno strada ai mezzi da trasporto truppe e ai carri armati Merkava. Il tutto sotto stretta copertura di droni pesanti e leggeri ed elicotteri d’attacco, mentre gli F15 e gli F16 saranno pronti ad intervenire per dare supporto di fuoco. Ragionevolmente verranno poi dispiegati gruppi di paracadutisti elitrasportati, che dovranno bloccare la ritirata dei miliziani. È anche possibile immaginare qualche piccolo sbarco di unità di forze speciali come gli Shayet 13 della Marina".
Quanto grande sarà questa forza di attacco?
"Almeno quattro brigate, per la forza che effettuerà la penetrazione. Le altre forze seguiranno quando serve".
L’attacco sarà nella parte settentrionale della Striscia?
"Sì, perché l’obiettivo è distruggere le capacità militari di Hamas, che lì sono in buona parte concentrate. Quindi sarà una operazione di profondità per prenderne il controllo. Gli israeliani hanno la capacità di raggiungere i loro obiettivi. Il punto non è la capacità ma il prezzo che si è disposti a pagare. E dopo il 7 ottobre Israele è pronta a pagarlo".
Come si opererà contro i tunnel?
"Bisognerà prima capire se ci sono gli ostaggi: in tal caso si cercherà di entrare per liberarli. Altrimenti verranno distrutti da unità come gli Yahalom, le forze speciali del Genio militare israeliano, che hanno maturato una competenza ad hoc sui tunnel di Gaza".
Ma se si individuano gli ostaggi, o una consistente parte di essi, che succede? L’operazione di terra è congelata?
"Liberarli tutti, se si trovano in località diverse, richiederebbe uno sforzo di assetti che nessun Paese da solo ha. E quindi, diciamo che è realistico che sia stata immaginata una operazione multinazionale di forze speciali alla quale parteciperebbero, oltre ad Israele, i Paesi che hanno più ostaggi. Ovviamente questa operazione dovrebbe avvenire prima dell’ingresso delle truppe di terra, quando e se si sa dove si trovano. Credo che entro due o tre giorni, se si hanno elementi sulla loro localizzazione, si farà un bilancio e si capirà se questa operazione ha un senso o no, e poi partirà l’attacco di terra. Anche prima se non si sa dove sono gli ostaggi".
Che reazione avrà Hamas? Ed Hezbollah?
"Con tutta la forza che ha, facendo una spietata guerriglia urbana. Una volta che fai attacchi terroristici come quello del 7 ottobre ti sei tagliato i ponti alle spalle. Quindi faranno tutto il peggio che possono, incluse operazioni asimmetriche come attacchi terroristici suicidi dentro Israele. Quanto ad Hezbollah, Israele è pronta a sostenere un secondo fronte nel nord".