Roma, 18 ottobre 2023 – La strage all’ospedale al Ahli di Gaza City ha infiammato il mondo arabo e musulmano. A Ramallah, la capitale della Cisgiordania, martedì sera le forze di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese hanno sparato gas lacrimogeni e granate assordanti per disperdere i manifestanti che lanciavano pietre e intonavano slogan contro il presidente Abu Mazen. Un dimostrante palestinese è stato ucciso negli scontri con le forze israeliane nel villaggio di Nabi Saleh, non lontano da Ramallah.
La fonte della notizia è il ministero della Sanità di Gaza controllato da Hamas. Secondo Wafa, l’agenzia di stampa dell’Anp, in Cisgiordania è stato proclamato uno sciopero generale. Le proteste sono divampate anche a Nablus, a Tubas, a Jenin, a Tulkarem e a Qalqilya. Ad Amman, la capitale della Giordania, i manifestanti hanno preso di mira l’ambasciata di Israele.
A Beirut le milizie sciite di Hezbollah hanno indetto una ‘giornata della rabbia’. Subito dopo centinaia di manifestanti si sono scontrati con le forze di sicurezza davanti all’ambasciata statunitense nel sobborgo di Awkar, alle porte di Beirut. La gente scesa in piazza ha lanciato pietre e incendiato un edificio. Centinaia di persone si sono radunate anche davanti alla delegazione diplomatica francese sventolando le bandiere gialle degli Hezbollah.
A Istanbul una folla che inalberava gonfaloni e striscioni filo-palestinesi si è radunata davanti al consolato israeliano ed è entrata nel perimetro della rappresentanza diplomatica dopo aver sfondato una barricata della polizia. Una persona è morta per arresto cardiaco.
A Baghdad, la capitale dell’Iraq, la folla ha cercato di forzare la ‘Green zone’, il blindatissimo quartiere delle ambasciate e dei ministeri, spingendosi fino al ponte che porta alla delegazione americana e ai palazzi del governo. Anche in questo caso la polizia ha arginato la protesta con uno schieramento massiccio. In centinaia hanno protestato e acceso candele per le vittime a Rabat, in Marocco.
In migliaia sono scesi in strada e in piazza al Cairo, in Egitto. L’agenzia di stampa tunisina Tap lancia la notizia di "proteste di massa in segno di solidarietà con la Palestina" a Tunisi. Migliaia di persone si sono radunate in piazza Palestina a Teheran.
Sembra che le strade riempite dagli appelli di Hamas e degli Hezbollah evocando la solidarietà con i palestinesi della Striscia di Gaza abbiano fatto riemergere una frattura sommersa fra il mondo arabo e musulmano e i valori dell’Occidente. Una contrapposizione che si colloca in una narrazione postcoloniale della storia globale. Rafforzata da contrapposizioni non lontane nel tempo come la rivoluzione khomeinista in Iran o le due guerre contro la dittatura di Saddam Hussein in Iraq.
È una lettura della storia recente che investe il mondo islamico del compito di una sorta di redenzione dei mali commessi dal nord del mondo. Stati Uniti e Israele primi fra tutti.
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