Venerdì 10 Gennaio 2025
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Assad caduto, saltano gli schemi. ll trionfo di Erdogan, l’Iran a pezzi e le grane di Putin

Siria in mano agli insorti, la Turchia esce come vincitrice. Teheran, grande sconfitto, teme tumulti interni. Putin paga il prezzo della guerra in Ucraina

Roma, 8 dicembre 2024 – Una nuova stagione per il Medio Oriente, tutta da scrivere, dove però sarebbe bene tenere a bada gli entusiasmi e ricordare che le democrazie non si costruiscono da un giorno all’altro, soprattutto se le rivoluzioni sono guidate da movimenti jihadisti-salafiti, che con la democrazia hanno poco a che vedere. Ma le cose cambieranno, eccome, non solo per la Siria, ma per tutta la regione. La caduta del sanguinario regime di Bashar al-Assad ha un vincitore e uno sconfitto. Il vincitore, assoluto e senza dubbio, è la Turchia. Recep Tayyip Erdogan coltivava da tempo il sogno di scalzare il regime di Damasco. Ha armato e addestrato i gruppi militari per anni e per quanto abbia dichiarato che l’integrità del territorio siriano è fuori discussione, difficilmente rinuncerà a passare all’incasso, in più modi.

Folla festeggia in strada, nel nord del Libano, la caduta di Assad in Siria e la presa di Damasco da parte degli insorti (Ansa)
Folla festeggia in strada, nel nord del Libano, la caduta di Assad in Siria e la presa di Damasco da parte degli insorti (Ansa)

La zona di Idlib è già di fatto un protettorato turco, l’influenza della Mezzaluna qui può solo aumentare ed espandersi nel nord del Paese. E qui c’è il problema curdo. Bisogna vedere quanto Erdogan sia disposto a tollerare la presenza dei curdi siriani e quanto questi vorranno vedere il confine settentrionale del Paese trasformato in una buffer zone da Ankara.

C’è poi tutta la questione della ricostruzione della Siria, dove, possiamo esserne certi, i contractors turchi, noti anche per la loro efficienza e la qualità del lavoro, avranno la precedenza su tutti. Non ultimo, Erdogan non vede l’ora di rimandare in patria gli oltre 3 milioni di siriani che stazionano sul territorio e che l’Unione Europea gli ha fatto tenere, pagandolo 6 miliardi di euro. Veniamo allo sconfitto, che è senza dubbio l’Iran. Il regime sta collassando e la perdita di un alleato fidato come Assad è la dimostrazione di due cose.

La prima è che il presidente siriano senza Hezbollah e le milizie che arrivavano dall’Iraq per ordine della Repubblica Islamica, era totalmente incapace di controllare il suo territorio per mancanza di mezzi. La seconda è che Teheran è talmente indebolita che adesso è lecito pensare non abbia nemmeno più forze per controllare l’ordine interno. Non è dunque da escludere che possa succedere anche qualcosa anche all’interno del Paese, dove l’Ayatollah Khamenei è sempre più anziano e gli altri organi di poteri sempre più divisi da contrapposizioni e sospetti dopo l’abile manovra di infiltrazione da parte di Israele. Capitolo Russia: il presidente Putin ha puntato tutto sulla guerra in Ucraina, drenando anche risorse belliche dall’Iran, i micidiali droni. Una mossa, questa, criticata da molti all’interno della Repubblica Islamica. I rapporti con Erdogan rimangono ottimi e l’unica cosa che interessa davvero alla Russia è mantenere il controllo della base navale a Latakia, che di fatto è l’unica ‘finestra’ di Mosca sul Mediterraneo. L’attenzione del Cremlino è puntata tutta sulle gelide pianure del Donbas; quindi, potrebbe ‘lasciare’ la Siria a Erdogan in cambio delle mani libere in Ucraina o di una mediazione condotta dalla Turchia a suo favore. Ma a guardare ci sono anche il resto del mondo arabo e soprattutto Usa e Israele. Tutti e tre dovranno fare i conti con una Turchia che era stata emarginata nella partita mediorientale e adesso rientra da grande protagonista.