Domenica 22 Dicembre 2024
LUCA BOLOGNINI
Esteri

Putin e le armi segrete russe: "Un bluff. L’asso resta l’arsenale nucleare"

Il generale Camporini: gli annunci di tecnologie mai viste servono anche a risollevare il morale delle truppe

Il missile russo Sarmat (Ansa)

Roma, 28 aprile 2022 - Il raggio della morte incredibilmente non aiutò Mussolini a vincere la guerra. E l’ufo nazista V7, a sorpresa, non ribaltò le sorti del secondo conflitto mondiale a favore di Hitler. Per il semplice fatto che queste fantasmagoriche armi decisive non sono mai esistite. Al massimo sono state cartucce (bagnate) per la propaganda di regimi agli sgoccioli. Ora anche Vladimir Putin vagheggia di tecnologie militari "mai viste" che, se impiegate, sarebbero in grado di spezzare le reni a qualsiasi nemico, il che – dati gli illustri precedenti – non promette benissimo. "Il presidente russo – spiega il generale Vincenzo Camporini – non è all’angolo come Hitler o Mussolini, ma è in una situazione problematica. Ha scatenato una guerra ed è costretto a vincerla. Se in Ucraina non otterrà un risultato che potrà essere sbandierato come un successo, come la conquista di Mariupol o la totale occupazione del Donbass, può andare incontro a seri problemi. Nelle prossime settimane ci sarà una spinta decisiva da parte russa, costi quel che costi. Verranno schierate tutte le risorse a disposizione".

Ma non saranno le armi segrete del Cremlino a decidere la guerra. "La Russia ha sviluppato nell’arco degli ultimi anni un sistema di armamenti abbastanza peculiare. Ci sono punte tecnologicamente avanzate come i missili ipersonici o vettori a propulsione nucleare capaci di colpire bersagli a 20mila chilometri di distanza. Ma sono tutti strumenti che mi lasciano perplesso e di cui mi sfugge l’utilità tattico-strategica in un contesto come quello ucraino. Inoltre non è ben chiaro a che punto sia lo sviluppo di queste armi".

Diversi analisti, infatti, hanno pensato che Putin con le sue dichiarazioni alludesse al Sarmat, il cui petaloso nomignolo è Satan II. Si tratta di un missile in fase di sviluppo (Mosca sostiene di averlo recentemente testato con successo) che potrebbe trasportare da 10 a 16 testate nucleari fino a 18-20mila chilometri di distanza. Tre le armi segrete che il Cremlino starebbe sviluppando c’è anche il Burevestink, un vettore a propulsione atomica (quindi dalla gittata potenzialmente illimitata), che può essere armato anche con testate nucleari. Negli ambienti militari russi lo chiamano Petrel, ovvero uccellino delle tempeste. Anche di questa arma, che comunque avrebbe già bisogno di un ritocco del soprannome, non si sa a che punto sia lo sviluppo. I fatti di cronaca non promettono benissimo: nel 2019 cinque scienziati sono morti nella base militare di Nenoska, dopo che un’esplosione ha causato la dispersione di elementi radioattivi nell’aria.

Alcuni analisti (ma la questione è molto dibattuta, visto che altri esperti ritengono che la Russia non abbia le capacità nemmeno per iniziare il progetto) hanno affermato che nella struttura i tecnici stessero proprio lavorando sul Burevestink. A poche settimane dall’incidente, il presidente spiegò ai familiari delle vittime e al popolo russo che gli scienziati stavano lavorando a un’arma senza pari: "Stiamo parlando della più avanzate tecnologie e soluzioni ingegneristiche. Non ci sono confronti. Assicureranno la nostra sicurezza e sovranità per decenni".

Affermazioni copiate e incollate tre anni dopo, visto che il discorso che ha fatto lo zar nei giorni scorsi è stato praticamente lo stesso. "Le dichiarazioni di Putin sono solo propaganda. Mi ricordano davvero quando qualcuno diceva che avrebbe vinto la guerra non appena fossero arrivate le nuove armi. Non è andata benissimo. Il presidente vuole affermare la potenza globale della Russia e queste armi segrete – spiega Camporini – gli servono per dire all’Occidente e al resto del mondo: ‘Non siamo una potenza di seconda classe’".

Oltre a questo ci potrebbero essere anche ragioni interne. "I suoi annunci potrebbero servire per risollevare il morale delle truppe, scorate da una guerra che non è stata lampo come Mosca pensava". L’arsenale atomico resta l’arma più pericolosa in mano a Putin. "Le forze convenzionali si sono dimostrate molto inferiori a quello che pensavamo. L’armamento missilistico e nucleare, invece, resta di altissimo livello. Lo vediamo anche nel mondo civile: se non ci fosse stata la grande affidabilità del sistema Soyuz – conclude Camporini – la Stazione spaziale internazionale non avrebbe potuto continuare a operare".