Venerdì 28 Giugno 2024

Armi inviate a Kiev. La Nato: va tolto il divieto di colpire in Russia. L’Italia: rischio escalation

Il segretario Stoltenberg sull’utilizzo degli aiuti militari dall’Occidente. Insorge la Lega, Salvini: "Non se ne parla anche se è giusto difendere l’Ucraina". E anche Tajani frena: le decisioni nell’Alleanza vanno prese in modo collegiale.

Armi inviate a Kiev. La Nato: va tolto il divieto di colpire in Russia. L’Italia: rischio escalation

Armi inviate a Kiev. La Nato: va tolto il divieto di colpire in Russia. L’Italia: rischio escalation

di Marta

Ottaviani

Mancano pochi giorni alla conferenza di Pace che si terrà il 15 e 16 giugno in Svizzera, e che, nelle speranze di alcuni, dovrebbe porre le premesse per la conclusione del conflitto tra Russia e Ucraina. Ma i toni non sono certo concilianti. Non bastava il fatto che Mosca e Kiev non riescano a trovare una quadra per fare finire la guerra, con il Cremlino che non intende certo rinunciare a quello che ha conquistato illegalmente. Adesso ci mancava solo la ’guerra’ all’interno della Nato. Tutta colpa delle dichiarazioni del segretario generale del Patto Atlantico, Jens Stoltenberg, che parlando con l’Economist ha invitato i Paesi che fanno parte della Nato e che forniscono armi all’Ucraina a porre fine al divieto di utilizzarle per colpire obiettivi militari in Russia.

Una delle principali regole di ingaggio, infatti, che poi è anche una delle più controverse, è che Kiev possa adoperare gli aiuti che provengono dal Patto Atlantico unicamente a scopo difensivo. Una clausola che seguono tutti con grande attenzione, in testa gli Stati Uniti, perché permette di dire che la Nato non è in guerra contro la Russia. È quindi normale che le parole di Stoltenberg abbiano suscitato un putiferio, anche perché arrivano ad appena 24 ore dalle dichiarazioni del premier ungherese, Viktor Orban, secondo il quale ‘l’Occidente si sta preparando a entrare in guerra contro la Russia’. Una dichiarazione che puntava dritta contro il presidente francese Emmanuel Macron e contro la Polonia, fra i Paesi che hanno aiutato maggiormente l’Ucraina, e che ha un chiaro intento elettorale, se si pensa che fra due settimane ci sarà un voto europeo chiave per gli assetti di Bruxelles.

"Parlano di vertice per la pace, ma a Bruxelles pensano alla guerra – ha tuonato Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato –. Inebriati come sono dal furore bellicista rinnegano la stessa Costituzione Europea che nei suoi principi fondamentali si prefigge di promuovere la pace di fronte alle controversie internazionali". A seguire il ministro per le Infrastrutture e vicepremier, Matteo Salvini, che si è affrettato a dichiarare: "L’Italia non è in guerra con nessuno e se è stato giusto aiutare militarmente l’Ucraina, allo stesso tempo non se ne parla nemmeno di togliere il divieto a Kiev di colpire obiettivi militari in Russia, così come ribadisco che la Lega è contraria a inviare anche un solo soldato a combattere in Ucraina. Noi vogliamo la pace non l’anticamera della terza guerra mondiale".

Più istituzionale, ma sullo stesso livello, la reazione del ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani. "L’Italia è parte integrante della Nato, ma ogni decisione va presa in modo collegiale" ha spiegato il capo della diplomazia italiana, che subito dopo ha aggiunto: "Le scelte di Kiev sono scelte di Kiev. Noi non manderemo un militare italiano in Ucraina e le armi, gli strumenti inviati dall’Italia vengono impegnati all’interno dell’Ucraina". Contrari anche Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi Sinistra, così come il leader del M5S Giuseppe Conte.

La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zacharova, ha dichiarato: "Tutte le delegazioni invitate alla conferenza in Svizzera (dove Mosca manca perché ha rifiutato di riprendere i negoziati, ndr) dovrebbero essere consapevoli della posizione del Segretario Generale, Jens Stoltenberg di fare utilizzare a Kiev le armi fornite dalla Nato per attaccare la Russia". Lasciando intendere che la strada verso la pace è lontana e tutta in salita.