di Marta
Ottaviani
Zelensky ringrazia l’Italia e la sinergia con la premier Meloni appare totale. Ma rimane il nodo dell’utilizzo delle armi Nato su obiettivi militari in Russia. Lo scontro è aperto. L’Alto Rappresentante della politica estera Ue uscente, Borrell mette alle strette la presidente del Consiglio, chiedendo che l’Italia tolga il veto, mentre arrivano notizie preoccupanti. Secondo gli Stati Uniti, l’Iran, dopo i droni, avrebbe fornito a Mosca anche missili balistici a lungo raggio. Una notizia che, se confermata, secondo Washington darebbe vita a una escalation del conflitto "drammatica". Teheran nega le accuse. In una nota la missione permanente iraniana presso le Nazioni Unite scrive che "l’Iran considera la fornitura di assistenza militare alle parti impegnate nella guerra come disumana perché porterà a un aumento delle vittime, alla distruzione delle infrastrutture e a un allontanamento dai colloqui di cessate il fuoco".
Ma in guerra non si vince con la sincerità, anche perché la sconfitta dell’Ucraina significherebbe, per esteso, anche quella degli Stati Uniti. L’eco delle polemiche al Palazzo di Vetro non arriva sul lago di Como. O forse lo si vuole lasciare volutamente fuori. L’imperativo è mostrare come l’Italia sul capitolo Ucraina sia allineata con Bruxelles. A metterci una buona parola ci si è messo anche Paolo Gentiloni, commissario europeo agli Affari economici uscente e la cui autorevolezza nei corridoi del potere non è messa in discussione da nessuno. Durante il colloquio avuto ieri a margine del Forum Teha di Cernobbio con Zelensky, Meloni ha ribadito la centralità del sostegno all’Ucraina e l’impegno per una pace che sia giusta e duratura. "Penso che sull’Ucraina non dobbiamo mollare – ha detto la premier –. Capisco che c’è una opinione pubblica spaventata dalla guerra. Non credo che il destino del conflitto sia segnato, dobbiamo fare attenzione a non cadere nella trappola della propaganda russa".
Il riferimento è alla battuta di arresto dell’operazione delle truppe di Kiev nella regione di Kursk, dove però, secondo il presidente Zelensky, sono stati conquistati tutti gli obiettivi che l’Ucraina si era prefissata. "A oggi non abbiamo problemi con l’Italia e nelle relazioni con l’Italia" ha detto convinto, rassicurando Meloni sul fatto che Roma sarà coinvolta nella ricostruzione del Paese, di cui si inizierà a parlare nella Conferenza che dovrebbe essere organizzata il prossimo anno. Tutti d’amore e d’accordo, ma le polemiche non mancano. Due, soprattutto.
La prima riguarda le armi che l’Italia si è impegnata a dare all’Ucraina. Innanzitutto, si tratta di armi da difesa e non da attacco. Un particolare non da poco, perché non espone direttamente Roma all’eventualità di vedere i suoi missili colpire il territorio russo. In secondo luogo, come ha detto lo stesso ministro della Difesa,Guido Crosetto al gruppo di contatto di Ramstein di venerdì scorso, una batteria di Samp-T deve ancora essere consegnata. Doveva arrivare a destinazione ad aprile. Ma non solo l’Ucraina non l’ha ancora vista, al momento non si ha uno stimato preciso sul recapito. "Spero nel più breve tempo possibile" ha chiosato il ministro, senza fornire dettagli.
C’è poi il tasto, dolente, delle armi offensive. L’Italia, come l’Ungheria di Orban, rimane determinata nel vietarne l’utilizzo su obiettivi militari in territorio russo. "Belle le parole di Meloni – ha puntato il dito l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Josep Borrell, a Cernobbio –, ma sarebbe molto meglio se l’Italia permettesse all’Ucraina di usare le armi per colpire le basi russe nel territorio russo allo scopo di difendersi efficacemente, altrimenti la Russia distruggerà l’Ucraina in piena impunita". Aldilà delle dichiarazioni ufficiali, a Bruxelles rimane il dubbio che l’Italia non voglia irritare troppo Mosca.