Giovedì 10 Ottobre 2024

Armenia-Azerbaigian, scontri e venti di guerra. Cosa sta succedendo

Compare la Russia in veste di mediatore. La rinascita del conflitto preoccupa il mondo, dalla Turchia alla Francia, dalla Nato all'Ue

Roma, 13 settembre 2022 - Si riaccendono le tensioni al confine fra Armenia e Azerbaigian, i due paesi alle prese con l'annosa disputa per il controllo della regione del Nagorno-Karabakh, su cui hanno già combattuto due sanguinose guerre. I due governi si accusano a vicenda di aver dato il via ai nuovi scontri armati, che avrebbero provocato un numero imprecisato di morti e feriti su entrambi i fronti. Il ministero degli Esteri dell'Azerbaigian ha accusato l'Armenia di voler interrompere il processo di pace, mentre dal canto suo Yerevan ha denunciato l'"aggressione" del vicino, impegnato in "tentativi di avanzare" sul territorio armeno. Il rapporto fra i due paesi è caratterizzato da un conflitto infinito tra minoranze etniche, religiose e dispute territoriali. La pace - mediata da Putin - questa volta è durata solo due anni. Ecco le origini delle ostilità e i due schieramenti che si stanno formando attorno ai due stati post-sovietici. 

Nikol Pashinyan visita le tombe dei soldati uccisi nel conflitto del 2020 (EPA)
Nikol Pashinyan visita le tombe dei soldati uccisi nel conflitto del 2020 (EPA)

Le origini del conflitto

Come spesso accade, le ostilità hanno radici storiche, etniche e religiose. Il territorio che ha riacceso le tensioni tra i due paesi è l'enclave del Nagorno-Karabakh, regione separatista dell'Azerbaigian sostenuta dall'Armenia, in quanto abitata in gran parte da cittadini armeni e da cristiani. Il cristianesimo è la religione prevalente in Armenia, mentre la popolazione azera è a maggioranza musulmana. Il Nagorno-Karabakh ha dichiarato la propria indipendenza dopo la dissoluzione dell'Urss nel 1991, tuttavia è riconosciuto solo da Yerevan, non da Baku. Questa situazione ha portato a un primo conflitto armato sanguinoso in cui hanno perso la vita 30mila persone tra il 1992 e il 1994, seguito da numerosi scontri nei decenni successivi, fino alla ripresa della guerra nel 2020. Due anni fa i combattimenti sono durati sei settimane e si sono conclusi con un cessate il fuoco mediato dalla Russia. L'ultimo conflitto ha causato la morte di oltre 6.500 persone. In base all'accordo, l'Armenia ha ceduto parti di territorio che controllava da decenni e Mosca ha schierato circa 2mila peacekeeper per monitorare la fragile tregua. 

Le tensioni mai sopite lungo la sensibile frontiera si sono acuite la scorsa settimana, quando l'Armenia ha accusato l'Azerbaigian di aver ucciso uno dei suoi soldati, in uno scambio di colpi di artiglieria nell'Est del Paese; accuse respinte da Baku che le ha definite "una menzogna". Ad agosto, l'Azerbaigian aveva affermato di aver perso un soldato. Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha denunciato ulteriori "azioni provocatorie e aggressive delle forze armate azere contro il territorio sovrano dell'Armenia" a partire da mezzanotte il 13 settembre, "accompagnate da bombardamenti di artiglieria e armi da fuoco di grosso calibro". Baku, da parte sua, ha detto che l'esercito armeno ha aperto il fuoco contro le posizioni delle truppe azere al confine. Entrambe le parti hanno lamentato vittime e danni a strutture a seguito del conflitto a fuoco. Stando ai media azeri, i due paesi hanno concordato una tregua a partire da questa mattina, ma la notizia non ha ancora trovato conferme da Yerevan. 

Putin "cerca di mediare", Erdogan si schiera con gli azeri

In virtù del Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza tra Armenia e Russia, il Consiglio di sicurezza armeno ha subito chiesto aiuto a Mosca, alle prese già con la battuta di arresto delle sue operazioni militari nel Nord-Est dell'Ucraina. Yerevan ha fatto anche appello, ufficialmente, al consiglio permanente dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), all'Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (Csto) e al Consiglio di Sicurezza dell'Onu per l'aggravarsi della situazione. In più, il premier armeno ha sentito separatamente al telefono i presidenti russo e francese, Vladimir Putin ed Emmanuel Macron, e il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Tutti e tre, secondo le note arrivate dalle rispettive capitali, hanno definito "inaccettabile" la nuova escalation. La riesplosione del conflitto ha attirato l'attenzione anche della Nato e dell'Ue, che hanno espresso preoccupazione e hanno chiesto un immediato cessate il fuoco.

Dall'altra parte, fra i sostenitori dell'Azerbaigian il più attivo è senza dubbi la Turchia, che ha subito dichiarato il suo appoggio al governo azero. "L'Armenia smetta subito di provocare". Lo ha affermato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, sul suo account Twitter aggiungendo di avere discusso con l'omologo azero Jeyhun Bayramov degli scontri. Il capo della diplomazia di Ankara ha invitato Yerevan a "concentrarsi sui negoziati di pace e la cooperazione nell'ambito della riconciliazione trovata con l'Azerbaigian", si legge nel messaggio. Il ministro della difesa turco, Hulusi Akar, ha assicurato l'omologo azero Zakir Hasanov che "la Turchia è sempre stata dalla parte dei fratelli dell'Azerbaigian e continuerà a stare dalla loro parte per la loro giusta causa". 

La Russia, intanto, si è assunta nuovamente il ruolo di mediatore nel conflitto. Mosca è un alleato storico dell’Armenia, che fa parte dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, alleanza militare di sei Stati guidata dalla Russia. Mantiene tuttavia anche rapporti buoni con l’Azerbaijan, che le fornisce materie prime. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che Putin "sta facendo ogni sforzo possibile per contribuire ad allentare le tensioni al confine" tra i due paesi. Peskov ha affermato, inoltre, che è ancora prematuro parlare di come la Russia intenda rispondere alla richiesta di aiuto da parte di Yerevan, "la valutazione è in corso". Venerdì Putin incontrerà Erdogan a Samarcanda a margine del vertice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), dove discuteranno anche "degli sforzi per riportare la pace tra Armenia e Azerbaigian".

In ogni caso, il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto di temere che la Russia possa ''agitare le acque''. Incontrando i giornalisti nell'Indiana, Blinken ha invitato Mosca a utilizzare in modo positivo la sua influenza nell'area. ''Se la Russia potesse usare la sua influenza per calmare la violenza nel conflitto tra Armenia e Azerbaigian e riuscisse ad arrivare alla pace, sarebbe una cosa positiva'', ha affermato Blinken.