Roma, 14 giugno 2018 - Sulla vicenda di nave Aquarius il titolare dei Trasporti Danilo Toninelli, il ministro pentastellato da cui dipende anche la Guardia costiera, si dice "orgoglioso di quanto abbiamo fatto assieme al collega Salvini". "Abbiamo utilizzato un giusto pragmatismo – rivendica – e abbiamo rimesso al centro del dibattito politico il tema dell’immigrazione. Salviamo e salveremo vite ma non possiamo più farlo da soli. L’Europa se ne renda conto".
Ministro Toninelli, abbiamo davvero chiuso i porti alle navi che portano migranti? Non siamo più buonisti, accomodanti, solidali a prescindere? "Nella vicenda Aquarius non si è posto affatto il tema della chiusura dei porti italiani, l’ho detto e ridetto. Piuttosto abbiamo sempre chiesto agli altri Paesi di aprire i loro. Siamo di fronte a una emergenza umanitaria che l’Italia non può affrontare in solitudine. E il governo ha avuto successo nel rimettere la questione al centro dell’agenda".
La linea d’ora in poi sarà: non accogliamo piu i migranti portati dalle navi delle ong? "L’Italia sarà sempre in prima linea quando si tratterà di salvare vite umane. Per il resto, vorremmo che anche i Paesi la cui bandiera è sulle navi Ong, siano in qualche modo coinvolti in questa grande operazione. Il luogo di salvataggio può anche essere una nave. Si faranno degli accordi, si cambierà il regolamento di Dublino, si metteranno i migranti in sicurezza, poi li si porterà su degli aerei e si sposteranno nel Paese in base alla bandiera della nave".
L’Italia ha usato il caso Aquarius come strumento per riportare al centro della discussione europea la questione migranti. L’Europa ha paura di una Italia che non si limita ad accogliere? "A Bruxelles non devono avere questa paura. L’Italia è un Paese fondatore della Ue e un partner affidabile. Il problema non si porrà, soprattutto se gli altri ci daranno una mano. Autorevoli esponenti della Commissione europea hanno fatto notare che si tratta di una questione continentale, di cui tutti devono farsi carico".
Macron non si scusa ma insiste e l’orientamento di Palazzo Chigi sarebbe quello di rinviare l’appuntamento di venerdi. Una scelta inevitabile? Non si rischia una spirale di escalation che renderebbe più complicata una riforma vera delle politiche sull’immigrazione e l’asilo in Europa? "Dalla Francia, come dagli altri partner, ci aspettiamo comprensione e solidarietà rispetto ai numeri del nostro impegno nel Mediterraneo. Solo con questo presupposto si potranno davvero modificare le politiche migratorie Ue".
Come vorreste i nuovi accordi di Dublino? Con redistribuzioni automatiche pro quota? "Serve una redistribuzione equa, anche allo scopo di garantire migliore assistenza ai migranti. Siamo sicuri di aver portato un vento nuovo in Europa. Il gesto della Spagna è molto importante e ci aspettiamo che gli altri partner mostrino la stessa sensibilità".
Che ne pensa della proposta di creare campi per i richiedenti asilo in Europa ma fuori dalla Ue? "È una domanda che esula dalla mia sfera di competenza. Posso dirvi che la soluzione strutturale migliore non è quella di fermare le carrette del mare, ma di fare in modo che non partano affatto, migliorando le condizioni di vita delle persone nei loro Paesi di origine".
Non teme che questa vicenda sia uno spot elettorale per la Lega e sbilanci la coalizione di governo? "Le elezioni sono alle spalle. C’è davanti una sfida di governo per il cambiamento, per il bene dei cittadini, di cui entrambi i soggetti di maggioranza sono responsabili e di cui devono farsi carico senza esitazioni o tentazioni sfasciste".
Con la Lega ci sono diversità di vedute anche sulle infrastrutture, tema di sua stretta competenza. Come si deciderà se fare o no Tav, gasdotti, pedemontane varie? Vale più il rapporto costi benefici, l’impostazione ideologica o una valutazione politica? "Vale il metodo che ci siamo dati nel contratto di governo: una valutazione attenta costi-benefici. I soldi degli italiani sono preziosi e non possono essere sperperati per opere inutili che non servono al sistema Paese".
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