Domenica 29 Dicembre 2024
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Apocalisse di acqua e fango. Oltre diecimila morti in Libia: "A Derna corpi in tutte le strade"

I dispersi sono migliaia, il bilancio delle vittime è destinato a diventare ancora più pesante. Il ministro dell’Aviazione: "Il ciclone ha cancellato un quarto della cittadina più colpita".

Apocalisse di acqua e fango. Oltre diecimila morti in Libia: "A Derna corpi in tutte le strade"

di Giovanni Rossi

In Libia si prospetta un’ecatombe. Dal conteggio drammatico. Perché agli oltre seimila morti accertati e ai diecimila più che probabili, potrebbero aggiungersene molti altri nell’area di Derna dove i dispersi rappresentano la vera incognita. Un film dell’orrore quello andato in scena domenica. Affacciata sul Mediterraneo, Derna assiste alle sferzate del ciclone Daniel. Nessuno immagina rovesciamenti di fronte. Invece, quando il ciclone taglia la costa con venti a 180 chilometri all’ora, a monte crollano le dighe Abu Mansour e Derna, e 33 milioni di metri cubi d’acqua aggrediscono la città alle spalle. Travolgendo edifici, strade, vite. La peggiore sciagura meteo della storia libica recente allaga anche Bengasi. Ma è Derna e solo Derna la città simbolo del disastro. Culla del radicalismo islamico e di numerosi terroristi di al-Qaeda. Ex roccaforte dell’Isis dal 2014 al 2016. Bombardata per vendetta dai generali del Cairo dopo la decapitazione di 12 copti egiziani sulla spiaggia cittadina. Assediata e riconquistata a ogni costo dalle truppe del generale Khalifa Haftar. Ora flagellata dalla tragedia. Interi edifici, in particolare quelli sulla sponda del Wadi Derna, non esistono più. Dove prima c’era la vita, oggi fluttuano tre metri d’acqua. Settecento cadaveri sono accatastati all’obitorio.

"Corpi senza vita giacciono ovunque: in mare, per strada, sotto ai palazzi. Non esagero quando dico che è scomparso il 25% della città – dichiara Hichem Chkiouat, ministro dell’Aviazione civile e membro del Comitato di emergenza, al microfono di al-Jazeera –. Il bilancio finale sarà veramente molto, molto alto". Impressione condivisa da Tamer Ramadan. L’inviato in Libia per la Federazione internazionale Croce rossa e Mezzaluna rossa, definisce "enorme" il numero delle vittime e prevede che "aumenterà".

Osama Hammad, premier ad interim del governo parallelo di Bengasi non riconosciuto dall’Onu, mobilita i soccorsi per dare un tetto ai superstiti. Il vicepremier Ali al-Gatrani rinnova invece l’appello alla comunità internazionale per accelerare gli aiuti. L’Onu spedisce beni di prima necessità (coperte, kit igienici e lampade solari) per cinquemila persone. La Francia invia un ospedale da campo. La Turchia carica tre cargo speciali e l’Algeria pianifica otto voli umanitari. Si muovono Russia e Stati Uniti. Papa Francesco, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni esprimono solidarietà alle popolazioni colpite. Dal pomeriggio di ieri è operativo sul suolo libico anche il team italiano di valutazione emergenze composto da Protezione civile, Vigili del fuoco, Comando interforze e Farnesina. L’obiettivo, secondo il ministro Nello Musumeci, è di "acquisire tutte le informazioni per un intervento strutturato". A strettissimo giro.

La Cirenaica finita sott’acqua costringe anche il Gnu (il governo di unità nazionale di Tripoli che controlla l’ovest del Paese) a una mobilitazione fraterna altrimenti implausibile. "Siamo pronti a rispondere con tutte le risorse disponibili", conferma il primo ministro Abdul Hamid Dbeibeh allestendo un aereo con 14 tonnellate di beni di prima necessità per "sostenere il lavoro dei medici" a est, "nelle regioni colpite". Ma nonostante la tregua politica, l’alluvione di Derna allontana l’ambizioso piano dell’Onu di organizzare elezioni generali entro l’anno. Irrealistico ricompattare un Paese spaccato anche dal meteo. Il traguardo più ambizioso, adesso, è evitare un’epidemia di colera.