Giovedì 24 Ottobre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Antartide, è arrivato il grande buio. La stazione di Concordia, a -80°, è irragiungibile

Il 3 maggio il Sole è tramontato sulla stazione antirtica italo-francese di Concordia-Dome C. Gli "invernanti" lo rivedranno solo ad agosto. Immersi sino ad allora in una notte perenne, nel silenzio e l'isolamento più totali

L'ultimo tramonto (foto Marco Buttu)

L'ultimo tramonto (foto Marco Buttu)

Roma, 5 maggio 2018 - Tre maggio, Sole addio. L'Antartide sta inesorabilmente cadendo nella lunga notte, una notte che ha ricoperto con il suo silenzioso manto anche la remota stazione di DomeC-Concordia, mille chilometri all'intero del plateau antartico. Adesso l'avventura vera comincia, per gli italiani e francesi di Concordia (Moreno Baricevic, Colline Bauchaier, André Bourre, Remì Bras, Marco Buttu, Filippo Cali ' Quaglia, Florentine Camus, Mario Giorgioni, Alberto Razeto, Jacques Rattel, Marco Smerilli e lo "station leader" Cyprien Verseux. Con loro anche l'austriaca Carmen Possnig dell'Esa) saranno davvero soli, a temperature fino a -80°, e praticamente isolati dal resto del mondo se non per le comunicazioni elettroniche, assicurate dai satelliti. Nessun può raggiungerli se non grazie ai telefoni stellitari e alla connessione internet satellitare. Tutte le emergenze, tutti i problemi piccoli e grandi andranno risolti in autonomia e in un ambiente ostile. Per molti versi è una esperienza simile a quella degli astronauti.  Eccitante, complessa, psicologicamente sfidante. Una esperienza che segna, e non in senso negativo. 

"Oggi probabilmente qui a Concordia - scriveva l'"invernante" Alberto Razeto, il medico di Dome C in uno dei post sul suo profilo Facebook - è l'ultimo giorno in cui si può ammirare la luce del Sole. Le foto sono state scattate intorno a mezzogiorno e il tempo trascorso tra alba e tramonto è stato di brevissima durata! Per ricordare e salutare l'ultimo sole prima del buio Mario Giorgoni, Marco Buttu, Carmen Possnig, Moreno Baricevic, Coline Bouchayer ed io, abbiamo deciso di affrontare i -85° per immortalarci sia con il Sole che con la Luna!".

Il lavoro non manca. "Ecco - scriveva il primo maggio l'informatico Mario Giorgioni - come ho passato le ultime due notti a Concordia. Cambio di gestore per la VSAT e ho praticamente vissuto in RadioRoom. Oltre alle varie configurazioni da rifare bisognava essere sempre pronti ad andare a verificare i collegamenti nello shelter oltre ad effettuare il cambio del modem". 

E' arrivata la notte a Concordia station
E' arrivata la notte a Concordia station

Tanto da fare, ma tra gli "invernanti" c'è anche la consapevolezza dell'importanza del momento. "Il Sole - scriveva sempre il primo maggio Marco Buttu - è appena tramontato e lo rivedremo ad agosto. Ci aspetta qualcosa di veramente speciale, e non parlo del fatto che staremo al buio a -80 gradi per tre mesi. C'è dell'altro. Se ci pensate, infatti, qua non ci sono insetti, animali, aerei che passano sopra la nostra testa, foglie che volano al vento, colori. Non c'è niente che si muove, niente e nessuno a farci compagnia, eccetto che il Sole, sino ad oggi. Adesso potete capire che si può avere la nostalgia di una stella, considerandola un essere vivente. Ora immaginate di stare qua, nel posto più freddo e isolato al mondo, persi in una immensa e piatta distesa bianca, lontani da tutto e tutti. Nessuno può raggiungervi, in alcun modo, e non potete più andar via. Nessun rumore. Silenzio assoluto e buio pesto. Se non fosse per il moto dei pianeti e quello apparente delle stelle, tutto sarebbe statico".

"É rimasta solamenta una infinitesima parte dell'Universo, quella che si manifesta ai vostri occhi, a farvi compagnia. Iniziate a intuire _ conclude Marco _ quanto siete piccoli e insignificanti al cospetto del cosmo, e vi sentete un tutt'uno con il resto del sistema. Ecco perché adesso, finalmente, percepisco pienamente la sensazione di isolamento. Ed è meravigliosa. Mi permette di apprezzare ancor di può ciò che mi manca, di riflettere e pensare alla vita al di là di come la concepiamo noi esseri umani". Il plateau antartico come luogo dell'anima, palestra non solo per la scienza ma anche occasione per riflettere sulla condizione umana.