Giovedì 21 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

L’analisi dell’ambasciatore: "Netanyahu teme la crisi di governo. Prenderà tempo tifando Trump"

Nelli Feroci: il premier vuole ottenere il rilascio degli ostaggi, ma l’estrema destra minaccia di farlo cadere. "È disponibile alla prima fase della roadmap, non oltre. Se i palestinesi non ci stanno sarà un altro fallimento"

Roma, 4 giugno 024 – Ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell’Istituto Affari Internazionali, il piano in tre fasi può reggere?

"La proposta è interessante e soprattutto è la testimonianza di un impegno molto determinato del presidente Biden, che ha una sua idea sul come mettere fine alla crisi. Il piano si articola in tre fasi ma concretamente descritta è solo la prima, con la tregua di sei settimane e lo scambio ostaggi-prigionieri. La seconda e la terza fase, con la più o meno definitiva fine delle ostilità e la ricostruzione di Gaza sono volutamente fumose. Ora, le reazioni mi sembrano abbastanza positive in Hamas mentre in Israele abbiamo registrato voci critiche sia nei ministri della destra religiosa sia da parte dello stesso Netanyahu, che ha subito messo le mani avanti e ha detto che la sola cosa che poteva accettare era un tregua provvisoria ma che l’obiettivo del governo israeliano restava quello dell’annientamento di Hamas, con nessuna disponibilità ad un cessate il fuoco duraturo".

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu

Che però è la richiesta fondamentale di Hamas: che la guerra finisca.

"Certamente. Ed è su questo che si sono arenati tutti i tentativi di mediazione tentati finora. È e resta il punto di dissenso maggiore anche perché Netanyahu si scontra con la fermissima volontà di almeno due ministri dei partiti ultranazionalisti e che non hanno la benché minima intenzione di interrompere le ostilità prima della completa eliminazione di Hamas. La verità è che Netanyahu è un ostaggio della componente più radicale della sua maggioranza".

Possibile che Netanyahu sia segretamente disponibile al piano ma non possa dirlo apertamente per non veder cadere il governo?

"Cosa c’è nella sua testa nessuno lo sa. Ma per quanto Netanyahu sia disponibile, deve fare i conti con la componente ultrareligiosa. E dopo le sei settimane di tregua i nodi verrebbero al pettine. Se la tregua diventasse duratura, rischia di vedersi cadere il governo. Ora, non credo Netanyahu voglia una crisi di governo, penso piuttosto che il premier israeliano voglia tirarla per le lunghe in attesa delle elezioni presidenziali americane, sperando di avere poi un governo amico, con una eventuale elezione di Trump. Per questo è disponibile alla prima fase, con la quale otterrebbe la liberazione degli ostaggi, ma non oltre. Se Hamas ci sta, sarà cessate il fuoco, altrimenti anche questo piano fallirà".

L’Europa può giocare un ruolo?

"Sull’Europa preferirei stendere un velo pietoso perché in questa vicenda si è dimostrata clamorosamente divisa ed è costretta ad appiattirsi su un minimo comune denominatore che, in quanto tale, non incide".