Roma, 19 agosto 2024 – Riccardo Noury, dal 2003 portavoce di Amnesty International Italia, la vostra posizione sui crimini di guerra a Gaza è netta. Cosa contestate ad Israele?
"Non singoli atti ma un pattern di comportamento che si ripete di conflitto in conflitto: attacchi diretti contro i civili, attacchi sproporzionati nei quali, ammesso che ci sia un obiettivo militare, non si fa distinzione tra target legittimo e non".
Gli israeliani hanno però storicamente avvertito le persone che abitano nei luoghi da colpire.
"In molti casi il preavviso non c’è stato. Senza considerare che con i continui blackout elettrici molti palestinesi non avevano i cellulari carichi quando arrivava l’avvertimento. Il punto è che non basta avvertire, bisogna evitare proprio di colpire, se si sa che ci sono dei civili".
La responsabilità della scelta dei target è solo dei militari che li attuano oppure c’è anche una responsabilità politica?
"La risposta è nel fatto che la Corte penale internazionale ha chiesto il mandato di cattura per il premier Netanyahu e il ministro della Difesa Gallant. È evidente che i crimini di guerra li commettono i militari ma con una copertura a livello politico".
La Corte penale internazionale non è però riconosciuta da Israele e quindi la richiesta di arresto è inefficace. È tutto inutile, ottenere giustizia per i crimini di guerra è una utopia?
"Al momento ottenere gli arresti è purtroppo un’ipotesi irrealistica. C’è una idea della giustizia internazionale che va bene quando colpisce i nemici e protegge gli amici. Si applaude giustamente al mandato di arresto a Putin e non a quello per Netanyahu. È un mondo di doppi standard. Si ignora il fatto che è l’impunità a creare i conflitti e altri crimini di guerra. Ciò detto, il mondo delle organizzazioni dei diritti umani campa di utopie e talvolta queste utopie diventano realtà pensiamo al trattato dell’Onu sul commercio di armi, al quale noi abbiamo lavorato dagli anni ’90 ed è diventato realtà nel 2014. Ovviamente ancora non funziona del tutto perché ci sono Paesi come gli Stati Uniti che non lo hanno ratificato o la Russia che non l’ha neppure firmato. Ma effetti positivi ne ha avuti. Quindi, le pressioni servono eccome e così l’azione della Corte penale internazionale: anche se non porterà ad arresti e condanne fa comunque luce su crimini di guerra e questo rende un pò più complicato ripeterli".
Cosa risponde agli israeliani che dicono di colpire obiettivi civili solo perché sotto si nascondono obiettivi militari di Hamas?
"Che il diritto umanitario dice chiaramente che in quelle condizioni non si può attaccare. Anche se il nemico usa tattiche vietate dal diritto internazionale ed esecrabili, come farsi scudo di civili".
Via libera ad Hamas quindi?
"Non necessariamente. Una strategia diversa è possibile. Israele dovrebbe guardare a quanto hanno fatto gli Stati Uniti in Iraq. A Raqqa hanno fatto sostanzialmente come gli israeliani ma poi nell’offensiva contro lo Stato islamico a Mosul hanno cambiato strategia facendo attacchi molto selettivi, uccidendo molti meno civili e raggiungendo lo stesso l’obiettivo. Condurre una guerra diversa si può eccome".