Lunedì 31 Marzo 2025
Marta Ottaviani
Esteri

L’ambasciatore: "Usa e Russia più vicini. Si spartiscono le zone"

Stefanini: a Parigi l’Europa ha mandato un segnale importante: "Protagonismo di Macron, ma a tirare le fila sono i britannici"

La Groenlandia, territorio autonomo della Danimarca, è finita nelle mire degli Usa

La Groenlandia, territorio autonomo della Danimarca, è finita nelle mire degli Usa

Roma, 28 marzo 2025 – Una Russia sempre più solidale e in sintonia con gli Usa. Dall’altra parte, il gruppo dei volonterosi cerca di compattarsi sotto la guida del triumvirato Francia-Regno Unito e Germania. L’ambasciatore Stefano Stefanini, consigliere Ispi e diplomatico di lungo corso, ha spiegato come stanno evolvendo gli equilibri mondiali.

La Groenlandia, territorio autonomo della Danimarca, è finita nelle mire degli Usa
La Groenlandia, territorio autonomo della Danimarca, è finita nelle mire degli Usa

Ambasciatore Stefanini, il presidente Putin ha definito “seri” i piani di Trump di annettere la Groenlandia. Qual è la sua lettura di questa dichiarazione?

“Se lo dice Putin lo saprà visto che con Trump parla più lui di qualsiasi altro leader. Una prima lettura di questa dichiarazione, comunque, suggerisce due riflessioni. La prima è che c’è in atto una sorta di spartizione di alcune aree fra tre grandi potenze. In secondo luogo, c’è un sentimento di comprensione da parte della Russia sulle mire espansionistiche degli Stati Uniti. Verrebbe da chiedersi in cambio di che cosa”. Usa e Russia sempre più vicini, quasi complici, mentre i Paesi volenterosi si incontrano a Parigi. Com’è andata, secondo lei?

“Mi sembra che il presidente ucraino Zelensky abbia ottenuto la conferma di avere l’Europa dalla sua parte, anche se, durante la conferenza, ha sottolineato più volte che l’impegno c’è ma con sfumature diverse”.

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Che margini di manovra ha questa Europa?

“In questo momento, l’Ucraina si trova in una condizione di oggettiva difficoltà, perché teme che da parte americana vengano fatte proposte che non può accettare o che gli americani si facciano ingannare dai russi, soprattutto sulle sanzioni. In questo contesto, è molto importante che ci sia un’Europa che dica ‘le sanzioni dipendono da noi’. Si sapeva che questo vertice aveva posizioni molto diverse su fino a dove spingersi sull’appoggio all’Ucraina, soprattutto per quanto riguarda l’invio di truppe. Era però importante dare un segnale sul fatto che il futuro di Kiev non dipende solo da russi o americani”.

Pare che Macron in questo momento si comporti da leader di riferimento del Vecchio Continente. Nutre ambizioni a Bruxelles dopo la fine del suo secondo mandato?

“Va detto che il protagonismo francese deriva anche dall’assenza di altri. Anche se ieri Macron è stato il padrone di casa, mi pare che qui quelli che stanno davvero tirando le fila siano i britannici. Sono le uniche due potenze nucleari sul territorio europeo, in un certo senso dimostrano di non aver paura di fare le cose da sole, perché le hanno sempre fatte. Aggiungiamo poi il fatto che la Germania sta per arrivare, è solo questione di tempo. Ma direi che c’è già un allineamento di massima”.

Manca solo l’Italia, insomma…

“Si tratta di una scelta politica. Per il resto non ci manca nulla, né dal punto di vista diplomatico, né da quello militare”.

Macron nella sua conferenza ha aperto alla Cina. Come interpreta questo invito?

“Ci sono stati alcuni segnali, anche se non ufficiali, di Pechino per entrare nel gruppo dei volonterosi. C’è la preoccupazione cinese di rimanere tagliata fuori da un accordo fra Usa e Russia anche se non necessariamente a danno di Pechino. Allo stesso tempo, la Cina sta cercando di fare ponti d’oro all’Europa per presentarsi come un’alternativa commerciale agli Usa dopo i dazi di due giorni fa e con quelli in arrivo il 2 aprile”.