Sabato 21 Dicembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

L’ambasciatore di Israele: "Non vogliamo colpire i civili ma è giusto attaccare Gaza. Assurdi i cortei pro Hamas"

Alon Bar: per anni le ragioni umanitarie ci hanno trattenuti, ma 1.300 morti ci obbligano ad attaccare "Né noi ne i palestinesi andremo da nessuna parte, dobbiamo trovare un modo per vivere assieme"

Roma, 13 ottobre 2023 – Ambasciatore Alon Bar, il premier Nethanyahu ha detto che vuole eliminare definitivamente Hamas. Per ridurre le vittime collaterali Israele ha ora invitato 1,1 milioni di palestinesi a lasciare le loro case, ma Hamas ha intimato di non farlo, trasformandoli in ostaggi. Attaccherete comunque?

"Dobbiamo essere chiari. Dobbiamo rimuovere la minaccia costituita da Hamas a Gaza. Non possiamo aspettare fino al prossimo attacco. Le ragioni che per molti anni ci hanno trattenuto da fare una azione simile non esistono più dopo l’uccisione di 1.300 israeliani. Dopo che hanno fatto letteralmente a pezzi civili e preso ostaggi, non è più il tempo di azioni limitate. Non più. Quello che la gente deve capire è che la situazione è cambiata radicalmente. Il solo modo per avere stabilità e sicurezza, di avere la pace, è garantirci che Hamas non controlli più Gaza. Questa crisi non finirà se non dopo che saranno distrutte le capacità militari e il controllo politico di Hamas a Gaza".

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E che ne sarà dei civili palestinesi? Si rischia una strage.

"Hamas usa i civili palestinesi come scudi umani, noi diamo la possibilità ai palestinesi di uscire dalla zona degli scontri, mi auguro vivamente Hamas non glielo impedisca, per questo abbiamo avvisato la popolazione, anche se abbiamo visto che quei terroristi non si preoccupano della vita dei civili. Ma di certo poi attaccheremo, cercando di coinvolgere il minor numero possibile di civili palestinesi, ma faremo quel che dobbiamo".

Hamas ha detto che 13 ostaggi sono già stati uccisi dagli attacchi israeliani. Che farete per salvare gli altri? Tratterete?

"Il rapimento di civili, anche bambini, è non solo illegale ma contro ogni decenza umana e ogni valore della comunità internazionale. Chiediamo ad Hamas a rilasciare incondizionatamente questi ostaggi. Israele ha la reputazione di tenere ai propri ostaggi e in passato ha pagato anche prezzi alti per rilasciarli, ma stavolta la situazione è cambiata, non abbiamo scelta. Dopo questo conflitto Gaza sarà senza Hamas: a qualsiasi costo. Nulla ci frenerà".

Quanto è grande il rischio di un allargamento della guerra, a partire da Hezbollah?

"È un rischio alto. I nostri amici stanno parlando con tutti nella regione per evitare che si materializzi il rischio di un coinvolgimento di Hezbollah o della Siria o del regime iraniano. Ma non sono sicuro che basti. Gli attori in questione prendono decisioni in accordo con gli interessi del’Iran. È quindi Teheran ad avere in mano le chiavi di un eventuale allargamento. La nostra speranza è che Hezbollah capisca che se ci attaccassero pagherebbero un prezzo pesante. Anche noi, certo, ma le assicuro che Hezbollah soffrirebbe di più".

Il conflitto in atto, bloccherà l’accordo tra Israele e l’Arabia Saudita? Era uno degli obiettivi di Hamas, pare...

"Non so in che misura fosse il loro obiettivo, Hamas non ha bisogno di scuse per fare attacchi terroristici contro Israele. Può anche esserci stata questa ragione, ma non è la sola. Questo prenesso, ritengo che fino a quando sarà in corso l’operazione per ripulire Gaza avremo difficoltà con le opinioni pubbliche del mondo arabo. Ma ci attendiamo che questi paesi guardino ai loro interessi e siamo convinti che nel lungo periodo non solo che sia possibile riprendere un buon dialogo, ma che l’aver rimosso Hamas sia il modo migliore per fare progressi".

Come sarà la striscia di Gaza, dopo che questa guerra sarà finita?

"La nostra speranza è che i palestinesi di Gaza prendano le loro responsabilità per governare la Striscia e avviare un dialogo con Israele o almeno per garantire che Gaza non sia usata per attaccarci".

La maggior parte dell’opinione pubblica, in Israele come tra i palestinesi, è oggi contro la soluzione dei due stati. E quindi? C’è un piano B o dobbiamo attenderci ancora guerre su guerre?

"Non è facile, e non ho la bacchetta magica. Per trovare una soluzione dobbiamo intanto recuperare fiducia gli uni negli altri. Credo davvero che una volta che Hamas sarà rimossa dal quadro, le possibilità di dialogo possano crescere. Dieci anni fa c’era una larga maggioranza per la soluzione a due stati, il fatto che oggi parte di questo consenso sia sfumato è anche a causa di Hamas. Non so se la soluzione a due stati sia l’unica, ma credo nel dialogo. Né noi né i palestinesi andremo da nessuna parte, dobbiamo trovare un modo per vivere assieme".

Il governo italiano sostiene fortemente Israele e così le principali forze di opposizione. Ma in una opinione pubblica a maggioranza favorevole ci sono anche voci contrarie. Anche molto contrarie: vede il rischio di antisemitismo?

"Ringraziamo il governo Meloni e l’opposizione per la loro forte solidarietà. Certo, in Italia c’è anche chi critica Israele, lo capisco, anche noi abbiamo fatto scelte sbagliate in passato. Criticarci è legittimo. Ma per me vedere oggi persone che manifestano non a favore dei civili palestinesi, il che va benissimo, ma che esprimono il loro supporto alla cosiddetta resistenza, che poi sarebbero i terroristi di Hamas, è qualcosa di inconcepibile. Dopo aver visto le stragi, è inconcepibile. Secondo me a guidare queste persone sono l’indottrinamento o, diciamolo, l’ odio contro gli ebrei. Ma io amo gli italiani, so che la stragrande maggioranza di loro è contro ogni terrorismo e si identifica con Israele. E di questo li ringrazio".

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