Martedì 16 Luglio 2024
Marta Ottaviani
Esteri

Altre due gaffe mondiali. Biden sempre più in bilico. Da Obama a Hollywood, lo scaricano anche i vip

In conferenza stampa confonde Zelensky con Putin e Harris con Trump. Il leader al Congresso non offre l’endorsement, i donatori congelano 90 milioni. I timori del predecessore alla Casa Bianca, lo scetticismo dello star system

Roma, 13 luglio 2024 – Tutti gli ex del presidente. Il cerchio attorno al numero uno della Casa Bianca si sta stringendo sempre di più. La conferenza stampa finale a margine del vertice Nato rischia di segnare concretamente l’addio di Joe Biden all’avventura elettorale.

Dalla nave del capo di Stato uscente stanno scappando tutti: senatori, vip, finanziatori e le grandi famiglie americane. La corsa alla successione è partita, in quella che sembra sempre di più una sfida contro il tempo e i sondaggi.

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I finanziatori piantano in asso Biden: congelati 90 milioni. Obama-Pelosi si muovono nell’ombra

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L'ex presidente Obama con Joe Biden
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C’è chi dice no

Peter Welch verrà ricordato come quello che ha rotto il ghiaccio. Il senatore democratico è stato il primo a chiedere pubblicamente al presidente Biden di abbandonare la corsa alla Casa Bianca. Il deputato del Vermont ha chiesto a Biden di "ritirarsi per il bene del Paese" attraverso un articolo pubblicato sul Washington Post.

Dietro questa mossa potrebbe esserci l’ex speaker della Camera, Nancy Pelosi, che controlla una buona parte del Partito Democratico. La posizione di Welch rischia di dare la stura ad altri membri del partito democratico, come Dean Philips, rappresentante del Minnesota, che nei mesi scorsi si era candidato simbolicamente contro Biden, per poi ritirarsi.

E nell‘incontro di giovedì notte il leader dei democratici alla Camera, Hakeem Jeffries, non avrebbe offerto il suo endorsement a Joe Biden.

Stop alle donazioni

Gli Stati Uniti, si sa, sono fondati sul libero mercato, la vera religione nazionale. Con modalità di finanziamento ai partiti completamente diverse rispetto all’Italia. Le donazioni sono pubbliche. Fare vedere che investi su un candidato presidente non è solo una scelta politica, ma una scommessa sul futuro del tuo Paese. Purtroppo, vale anche il contrario. E quindi se i donatori ti tolgono i soldi, significa che non sei più eleggibile. E visto che le liste dei donatori sono pubbliche, per il presidente Biden non è certo un buon momento, nemmeno sotto questo aspetto.

Alcuni dei principali donatori democratici hanno annunciato al più grande super Pac pro-Biden, ‘Future Forward’, che congeleranno circa 90 milioni di dollari finché il presidente rimane in corsa.

Il silenzio dei maggiorenti

A fronte di chi si espone direttamente c’è chi sta zitto. Perché in America hanno un significato preciso anche i silenzi. E quello di famiglie come gli Obama o i Clinton, maggiorenti del partito democratico e che contano un ex presidente a testa, pesano come una collezione di editoriali sui maggiori quotidiani del Paese. E non passano inosservati. Ci fanno caso gli elettori, ma anche membri del partito che potrebbero partecipare alla fronda interna ispirati da questi silenzi. Peraltro, nei giorni scorsi Obama avrebbe espresso le proprie perplessità a Nancy Pelosi, ex speaker dem al Congresso. Un discorso a parte meritano i Kennedy, che non si sono ancora espressi, ma a causa di un problema familiare si stanno prendendo il loro tempo. Il clan, infatti, è sempre stato fedele al presidente Biden. Ma c’è anche Robert Kennedy Jr, complottista, ambientalista e pecora nera della famiglia, che si è scagliato più volte contro il presidente. Prima di prendere le distanze, aspetteranno tutti gli altri.

Il no di Clooney

Insomma, il presidente uscente sembrerebbe fuori dai giochi, complici anche sondaggi decisamente negativi e che lo vedono sotto a Trump di almeno 17 punti. Tanto che persino il super divo George Clooney ha chiesto il ritiro della candidatura del presidente uscente. A Hollywood, per il momento è stato l’unico a esporsi, ma è l’ecito attendersi altri coming out.

Le alternative

Il totonomi per la sostituzione è partito da giorni. La più papabile al momento sembra la vicepresidente, Kamala Harris. Per due motivi, non esattamente confortanti. Il primo è che se il partito non la candidasse, dovrebbe comunque trovare una sistemazione idonea per il suo status. Il secondo è che i candidati che potrebbero davvero contendere il successo elettorale a Donald Trump non si vogliono bruciare con una sostituzione in corsa.