Martedì 16 Luglio 2024

Alta tensione con Russia e Cina. Venti di guerra fredda in Africa: "L’inviato Nato per il Sud sia italiano"

Meloni, che prepara una missione in Libia, evidenzia la crescita dell’influenza di Mosca nel continente. L’affondo del Cremlino: "Il piano dell’Alleanza Atlantica sui missili a lunga gittata è una pericolosa escalation". .

Alta tensione con Russia e Cina. Venti di guerra fredda in Africa: "L’inviato Nato per il Sud sia italiano"

Alta tensione con Russia e Cina. Venti di guerra fredda in Africa: "L’inviato Nato per il Sud sia italiano"

L’Italia guarda a Sud e spera di poter fare leva sulla Nato anche per dare sostanza al Piano Mattei e sfidare così la Cina e la Russia sotto la protezione dell’ombrello atlantico. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato che la decisione di istituire un inviato Nato per il Sud è un grande successo del vertice di Washington. Sulla creazione di un incarico ad hoc il governo Meloni si è speso molto e con altrettanta fermezza ha fatto capire ai soci occidentali di avere tutte le carte in regola per ricoprire questo ruolo. Cosa decideranno i 32 Paesi che compongono l’Alleanza, che quest’anno ha festeggiato i 75 anni di attività, lo sapremo nei prossimi mesi. Al momento l’assegnazione sembra una partita tra Italia e Spagna. L’inviato speciale per il Sud della Nato, infatti, andrebbe a monitorare e valorizzare le opportunità che vengono dal Mediterraneo meridionale e dai Paesi del Nordafrica. Al vertice di Washington Meloni ha evidenziato l’avanzamento dell’influenza russa sul continente.

Mercoledì sarà a Tripoli assieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, per rispondere all’invito e del primo ministro Abdul Hamid Mohammed Dabaiba al Trans-Mediterranean Migration Forum. È atteso anche il vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas. Si discuterà di una visione strategica per gestire i flussi migratori, un tassello del delicato quadro di un Paese con una significativa presenza dei paramilitari filorussi della brigata Wagner, la potente milizia russa, ormai completamente assorbita dall’esercito e con la quale Mosca controlla anche le migliaia di persone in arrivo dal Sahel. Non a caso, quando due mesi fa è stata in Libia la premier aveva insistito sulla necessità di mettere fine alle presenze straniere. Un problema evidenziato anche dai recenti sequestri di armi con quella destinazione – in transito anche nei porti italiani – e provenienti dalla Cina.     

Dinamiche geopolitiche e militari che interessano anche altri Paesi ad alta instabilità dell’area, come Niger, Sudan, Ciad, da dove arriva gran parte dei migranti e rifugiati in Libia: a dicembre erano 706mila, secondo i calcoli dell’Onu. 

Un inviato Nato per il Sud italiano accenderebbe i rifllettori su una instabilità della quale hanno fatto le spese proprio i nostri interessi nazionali. C’è poi la spinta concreta che una nomina del genere potrebbe dare al Piano Mattei, favorendo l’iniziativa del governo sul piano del supporto economico e umanitario facilitando la cooperazione, dando impulso alla creazione di progetti di sviluppo di cui beneficerebbero non solo i Paesi africani e l’Italia, ma tutto il blocco del Patto Atlantico.

Le speranze del governo Meloni, però hanno due ostacoli davanti. Il primo risolvibile in caso di parere positivo da parte di Bruxelles. Il secondo è ben più difficile da aggirare perché strutturale ed esistente ormai da decenni: la presenza di Russia e Cina in Africa. Mosca e Pechino, ognuna con il suo metodo, da anni stanno allargando le loro zone di influenza nel continente. Operazioni che somigliano molto a una colonizzazione. La Russia aiuta i governi a rimanere in carica in cambio di voti all’Assemblea dell’Onu; la Cina investe in terreni, giacimenti di minerali e imprese chiave. Entrambi i sistemi si traducono in pesanti interferenze negli affari degli altri Paesi.

Marta Ottaviani