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Il primo ministro britannico, Keir Starmer, sta guidando l’iniziativa per la difesa comune
Roma, 26 febbraio 2025 – L’accelerazione in Ucraina ha spinto l’Europa a ripensare la difesa comune e oggi si parla di un fondo comune ad hoc che coinvolga i paesi Ue disponibili ma anche la Gran Bretagna. “L’ipotesi è creare nuovi strumenti fuori dal bilancio comunitario e non strettamente dell’Unione Europea per finanziare lo sforzo richiesto”, spiega Antonio Missiroli, senior advisor Ispi, già assistente al segretario generale della Nato.
Come funzionerà il nuovo fondo comune per finanziare la difesa europea?
“Ci sono due ipotesi. La prima è di creare uno Special purpose vehicle ( a cui probabilmente non aderirebbero tutti i 27 ma a cui potrebbero partecipare Gran Bretagna e forse Norvegia), capace di finanziare i paesi membri a condizioni favorevoli per gli investimenti supplementari nella difesa. Un veicolo capace di raccogliere fondi dagli Stati ma anche sul mercato”.
La seconda ipotesi?
“È quella di cui ha parlato il Financial Times: la creazione di una Banca del riarmo (pessimo nome) a modello della banca creata poco dopo la fine della guerra a Londra per finanziare la ricostruzione economica dei paesi europei. Al tempo vi partecipavano anche la Gran Bretagna e gli Stati Uniti”.
Le due soluzioni sono molto diverse l’una dall’altra?
“In realtà sono molto simili anche nel funzionamento ma personalmente credo che sarà difficile, di fronte all’opinione pubblica, costituire una ’Banca per il riarmo’. È stato un generale inglese che ha proposto il nome. Tra l’altro non sarebbe una cosa rapida costituire una banca”.
Meglio il “Veicolo speciale“?
“Nel caso dello Special Purpose Vehicle ha manifestato la propria disponibilità a gestire l’operazione la Banca europea per gli investimenti, la Bei, basata in Lussemburgo. Io sono convinto che lo Special Purpose Vehicle abbia più chance, perché è più semplice dal punto di vista politico e amministrativo”.
L’Europa ne discuterà a breve?
“Il 6 marzo, ma senza prendere deliberazioni, perché diventerà probabilmente parte del libro bianco che la Commissione si è impegnata a presentare il 19 marzo”.
Come verranno spesi i soldi?
“Credo come in ogni istituto di credito: potrà ricevere richieste di finanziamento e stanziare somme per sostenere a breve e medio termine i progetti per la difesa che richiedono sempre un ciclo medio-lungo. Tra ricerca & sviluppo, i prototipi e la messa in atto con gli ordini serve almeno una decina d’anni per arrivare a termine”.
Il passo successivo è arrivare ad un esercito europeo?
“L’esercito europeo è uno slogan. Quando fu creata la Comunità europea di difesa nel 1950, poi fallita, il trattato prevedeva un esercito europeo nel dettaglio. Ma sarebbe stato sottoposto al comandante supremo alleato della Nato. Era un esercito europeo, ma sotto il comando americano”.
E oggi è impossibile?
“I trattati della Ue non prevedono la difesa comune. L’Unione non ha un quartier generale militare come la Nato, non ha delle forze stanziali permanenti. Gli europei cercheranno di costruire all’interno della Nato una linea di comando europea che possa servirsi del quartiere generale dell’Allenza”.
Ma chi gestirebbe allora le truppe di pace in Ucraina?
“È molto difficile che Mosca accetti una forza con qualche bandiera Nato in Ucraina. Si parla di una forza multinazionale, basata su una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che l’autorizza. Una forza dispiegata in Ucraina senza funzioni di combattimento e dislocata a una qualche distanza dalla linea di demarcazione, probabilmente a direzione britannica. La condizione che i britannici hanno posto a Trump è di avere una specie di supporto logistico, dell’intelligence e potenzialmente nucleare da parte di Washington”.
Londra si riavvicina alla Ue?
“La sicurezza e la difesa sono il terreno più evidente in cui i vantaggi reciproci e collettivi per il riavvicinamento sono visibili, in particolare oggi. In maggio è prevista una conferenza tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea in cui si discuterà di tutto questo”.
Ma oltre alla difesa?
“Si sta discutendo di garantire una certa libertà di circolazione per i giovani sotto i 30 anni e il possibile ritorno nell’Erasmus. Inoltre si va verso una serie di convergenze su standard e regolamentazione dei prodotti farmaceutici e fitosanitari. La Ue potrebbe mettere sul tavolo anche un ritorno di Londra nell’Unione doganale”.