Algeri, 24 novembre 2022 - Ben 49 persone sono state condannate a morte da un tribunale di Dar El Beida (Algeri) per aver linciato un uomo, che era stato ingiustamente accusato di incendio doloso avvenuto nel 2021 nella regione della Cabilia. Nello specifico, l'uomo, che si chiamava Djamel Bensmail 37 anni, si era offerto volontario nel villaggio di Larbaa Nath Irathen, nella prefettura di Tizi Ouzou (nord-est) per aiutare a spegnere gli incendi che in meno di una settimana hanno provocato 90 morti
Tali condanne, però, saranno commutate in ergastolo, a causa di una moratoria sulle esecuzioni capitali, secondo quanto riferito dall'agenzia ufficiale Aps. Il Paese nordafricano ha infatti sospeso l'esecuzione delle condanne a morte; le ultime sono avvenute nel 1993.
Le 49 condanne a morte convertite automaticamente in carcere a vita, quindi, sono state inflitte per "omicidio premeditato, incendio doloso, tortura ed esecuzione di atti terroristici e sovversivi ai danni della sicurezza della Patria, dei beni e delle persone e di attentato all'unità nazionale". Altri 36 imputati sono poi stati condannati al carcere fra i cinque e i dieci anni, mentre 17 accusati sono stati assolti.
La vittima, Djamel Bensmail, dopo il linciaggio è stato bruciato vivo in una piazza di Arbaa Nath Irathen, nella provincia di Tizi Ouzou. Le immagini della sua morte erano state rilanciate in video su piattaforme social, destando indignazione a livello nazionale. I video sono stati poi utilizzati per identificare dozzine di sospetti. Per questo si tratta di uno dei più grandi processi nella storia dell'Algeria in termini di numero di imputati detenuti.
Le autorità avevano accusato l'organizzazione separatista Movimento per l'Autonomia della Cabilia "Mac", basata in Francia, di aver istigato l'atroce uccisione.
Gli incendi si erano verificati a Larbaa Nath Irathen