Martedì 23 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Lo spin doctor di Obama: "Speranza e positività contro le urla del tycoon, così Harris può vincere"

Ross e l’endorsement di Biden: è chiaro che i democratici hanno già scelto Kamala. "Deve mostrarsi costruttiva davanti agli americani e convincere i giovani a votare. I sondaggi a suo sfavore? Sono poco precisi, ricordiamoci Clinton nel 2016"

Roma, 23 luglio 2024 – Alec Ross, lei ha collaborato con Barack Obama e Hillary Clinton, quindi conosce bene i democratici. La mossa di Biden ha riaperto la partita delle presidenziali? Che effetto avrà sul partito? Unirlo, galvanizarlo, dividerlo. ..

"In sole 24 ore il partito è già più unito ed energico. L’unica questione aperta è la sinistra-sinistra, l’ala del partito dominata da Alexandria Ocasio Cortez e Bernie Sanders ma alla fine della fiera penso che aderiranno anche loro. Nel partito democratico è tornata a far capolino la speranza, basta vedere quanto Kamala Harris ha raccolto dopo il passo indietro di Biden. La strada non era chiusa prima, lo è ancor meno oggi".

Alec Ross, lo spin doctor di Obama
Alec Ross, lo spin doctor di Obama

Ma i sondaggi...

"Vanno presi con benefico dell’inventario, come voi dite in Italia. In America i sondaggi sono poco precisi perché tra gli elettori che non sono parte dello zoccolo duro c’è più volatilità. Ricordo che Hillary nel 2016, tre settimane prima del voto, era avanti di 10 punti su Trump, e poi ha perso. Ci sono ancora più di 100 giorni al voto, chi pensa che la partita sia chiusa, non conosce l’America".

Kamala Harris, per la quale il presidente ha fatto l’endorsement, è davvero il candidato giusto per affrontare Trump? Due figure molto importanti nel partito come Barack Obama e Nancy Pelosi non si sono espresse subito a suo favore...

"Se Obama o Pelosi avessero appoggiato immediatamente la Harris, avrebbero dato l’impressione di averla scelta loro. In realtà il non aver avuto il loro endorsement immediato la rende più indipendente. Ciò detto, sarebbe stato difficile, per tanti motivi, che un altro candidato potesse superare la Harris, anche se sulla carta quel candidato fosse più eleggibile. Era ed è una scelta quasi obbligata. Il fatto che sei governatori dem tra cui la Whitmer, che era l’unica a poter vincere contro di lei, si siano già espressi a suo favore è la riprova che la partita è conclusa. Il candidato è lei. Come si dice nel tennis: gioco, partita, match".

Che campagna elettorale dovrà fare Kamala Harris?

"La sfida principale sarà presentare un contrasto di personalità di stile e di contenuti con i candidati repubblicani. Trump e Vance si presentano entrambi come uomini arrabbiati. Urlanti e pieni di rabbia. Harris, deve invece mostrarsi costruttiva, mostrare una personalità che dia speranza e positività. E dovrà anche convincere a sostenerla gli elettori giovani e quelli che spesso non votano. Deve farli alzare dal divano".

Quali sono i suoi punti di forza e le sue debolezze?

"Punto di forza è che è vista come una donna con dignità, una donna di Stato. Una candidata seria. Punto debole, le manca lo zoccolo duro".

Se non Kamala, chi potrebbe essere una scelta potenzialmente vincente tra i dem?

"Nulla ha una certezza al 100%, ma Kamala Harris come candidata dei democratici è molto vicina al 100%. Così vicino che non c’è altro nome da offrire".

Che tipo di percorso seguirà ora la candidatura democratica? Ci saranno mini primarie?

"A questo punto quasi non importa, l’apparato dirigente del partito e gli elettori si dirigono tutti verso Harris. Qualsiasi primaria sarebbe probabilmente solo teatrale, apparenza".

Per rafforzare lo standing della figura di Harris, Biden non avrebbe fatto meglio a dimettersi anche da presidente?

"No. La governabilità del Paese è più importante della campagna elettorale, quindi nessuno dovrebbe mai dimettersi dalla presidenza solo per ragioni di posizionamento politico. Inoltre questo dà a Harris più libertà di fare campagna. Il compito del Presidente non è fare campagna elettorale, ma governare".

Che ruolo ha svolto Barack Obama nella decisione di Biden? E che ruolo avrà nella scelta del nuovo candidato?

"Ha avuto pochissimo ruolo, quasi nessuno. E prevedo che avrà un ruolo molto limitato nella selezione del prossimo candidato. Biden era ostile a Obama per quel suggerimento di valutare il ritiro. Vedeva una replica del 2016, non voleva dargliela vinta. La decisione finale di Biden è avvenuta nonostante Obama, non grazie a lui".