Roma, 9 dicembre 2024 – Sorprendentemente non assume mai la posa del vincitore, Abu Mohammad al-Jolani, l’uomo alla guida dei ribelli che hanno abbattuto il regime siriano. Finora, almeno.
Quarantadue anni, nome di battaglia “lo shaykh conquistatore”, veterano di al Qaeda prima e dell’Isis poi, da settimane veste i panni del moderato: nei suoi messaggi, al-Jolani ha sempre chiesto ai suoi miliziani di risparmiare i civili: “Invoco Allah, l’onnipotente, affinché quella della città di Hama sia una liberazione senza vendetta, piena di pietà e gentilezza”.
Non solo. Si è mostrato moderato anche nella comunicazione con il resto del mondo: “Nella lotta cerco di non essere troppo ottimista. Preferisco essere prudente, per non cullarci nelle false sicurezze”. L’altro pizzino, questa rivolto agli alleati di Assad: tenetevi alla larga dalla Siria, ha ribadito al-Jolani, questo è un nostro affare interno.
Amad ḤUsayn al-Shar’a – questo il suo nome “borghese” nacque 42 anni fa a Riad, ma la sua famiglia è originaria delle alture del Golan. Già suo padre era un oppositore della dinastia Assad e ha passato molti anni dietro le sbarre, prima di andare in esilio. Il passato dell’uomo del momento in Siria è un cursus honorum del terrore islamista: nei primi anni duemila si era unito ad al Qaeda in Iraq, di seguito ha militato nello Stato Islamico, poi è stato inviato da califfo al-Baghdadi in Siria a guidare il Fronte al-Nusra, finché a causa delle rivalità interne quest’ultima diventava Tahrir al-Sham, fondendosi con altre organizzazioni islamiste siriane.
Una carriera che gli è valsa una taglia da 10 milioni di dollari da parte degli Usa. Ma oggi al-Jolani punta a mostrare un’immagine diversa di sé.
“Ha dismesso il mantello dell’islamista e le classiche tattiche jihadiste e si presenta al mondo con il vocabolario dell’uomo di Stato”, dice l’esperto di storia militare egiziano Mohamed Abdel Wahed.
Un jihadista come statista moderato? Al suo arrivo a Damasco al-Jolani “si è prostrato e ha baciato la terra”, hanno riferito le forze ribelli hanno sul loro canale Telegram, con annessa una foto con il leader inginocchiato su un prato. Gli interrogativi, intanto, rimangono in piedi. Tutti.