Mercoledì 2 Ottobre 2024
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Aggressione alla troupe del Tg3. L’autista muore d’infarto

L’inviata Goracci e l’operatore Nicois minacciati e inseguiti vicino alla città di Sidone "Spintonati da gente disperata". Solidarietà bipartisan, Meloni: attacco inaccettabile.

Aggressione alla troupe del Tg3. L’autista muore d’infarto

L’inviata Goracci e l’operatore Nicois minacciati e inseguiti vicino alla città di Sidone "Spintonati da gente disperata". Solidarietà bipartisan, Meloni: attacco inaccettabile.

In guerra muoiono anche i giornalisti e chi lavora per loro, per assicurare informazione sul campo tra città bombardate e popolazione frustrata dagli effetti del conflitto. L’ultima vittima è Ahmad Akil Hamzeh, libanese, storico autista al servizio di tanti inviati Rai sul fronte mediorientale. Muore d’infarto alla periferia di Sidone, in Libano, per difendere la troupe del Tg3 dall’assalto di un uomo. Un uomo armato con una grossa pietra che prima minaccia la troupe, poi la insegue in scooter, raggiunge l’auto della Rai al distributore di benzina e ruba le chiavi dall’auto. Ahmad scende, riesce a calmare l’assalitore, si fa restituire le chiavi ma nella concitazione del momento si accascia a terra. Vana la corsa in ambulanza. Ahmad, cardiopatico, muore in servizio.

"Non abbiamo parole per descriverne la profondità umana e la grande dolcezza": l’audio commosso dell’inviata Lucia Goracci arriva dall’ospedale di Sidone. Assieme all’operatore Marco Nicois e al fixer Kinda Mahaluf, la giornalista rilancia la notizia più triste per tutti i colleghi che coprono l’area libanese e per la redazione del Tg3 a Saxa Rubra. Prezioso compagno di lavoro, Ahmad lascia moglie e tre figli. Subito parte una colletta sindacale per la famiglia, confidando che l’azienda faccia la sua parte. In una nota, "la Rai esprime vicinanza e sostegno alla famiglia di Ahmad Akil Hamzeh e conferma di aver messo in atto tutte le misure di sicurezza per la nostra giornalista Lucia Goracci impegnata con la sua troupe in uno straordinario lavoro di documentazione".

"Hezbollah non c’entra nulla", chiarisce l’inviata del Tg3, valutando l’aggressione come "uno sfogo senza alcun risvolto politico, frutto della tensione diffusa tra la popolazione sotto attacco": più precisamente, secondo il fixer Kinda Mahaluf, la collera dei familiari per due donne uccise dai raid israeliani. Quello stato di rabbia e dolore che da giorni avvolge il Libano, terra dove gli sfollati sono ormai 1,2 milioni: persino la martoriata Siria per molti diventa rifugio.

"Tutto si è svolto nel giro di 15-20 minuti – è la viva voce di Goracci –. Eravamo nel villaggio di Jiyeh, a nord di Sidone, sul luogo del bombardamento di due notti fa. La nostra presenza era stata segnalata agli Hezbollah locali, stavamo riprendendo senza problemi, la gente ci parlava. Ma è spuntato un uomo che è andato contro Nicois tentando di strappargli la telecamera. Abbiamo protetto Marco, poi siamo tornati in auto pronti ad allontanarci in fretta, ma sono arrivati altri che hanno preso a spintonare l’auto. Il primo uomo ha provato a tirarci una grossa pietra, c’era chi lo tratteneva e chi lo aizzava. Siamo andati via veloci". Peccato che l’assalitore salga su uno scooter. "Quest’uomo, quando Ahmad si è fermato a un distributore fuori Jiyeh, ci è venuto addosso – racconta l’inviata –: ha strappato le chiavi ad Ahmad e tentato di rompere la telecamera attraverso i finestrini, mentre nessuno ci veniva in aiuto". Ahmad – solida fede sciita – con esperienza e capacità riesce a placare l’assalitore e poi crolla. Cordoglio per la sua morte e solidarietà al Tg3 arrivano dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e da tutti i partiti.