Giovedì 7 Novembre 2024
ANDREA SPINELLI
Esteri

Aereo russo, Toto Cutugno: "Volo maledetto, dovevo esserci anch’io"

Il cantante sconvolto: ero invitato sul Tupolev con il Coro dell’Armata Rossa

Toto Cutugno con il Coro dell'Armata Rossa (Ansa)

Toto Cutugno con il Coro dell'Armata Rossa (Ansa)

Milano, 27 dicembre 2016 - «È stata una scelta dettata solo dal destino». Sconvolto per la fine del coro dell’Armata Rossa, Toto Cutugno spiega perché su quel maledetto Tupolev poteva esserci pure lui. «Un mese fa – racconta l’artista – gli organizzatori avevano contattato il mio manager Danilo Mancuso per offrirmi di prendere parte il 29 dicembre allo spettacolo per le truppe russe. L’idea era di recarsi a Mosca e proseguire per la Siria con lo stesso aereo del Coro, ma avevo in agenda altri impegni e ho dovuto rinunciare».

IL CORO dell’Armata Rossa e il marchio con la stella sono appannaggio di due distinte formazioni: l’ Alexandrov Ensemble e l’ MVD Ensemble . Quello inabissatosi al largo di Sochi è l’Alexandrov. Fondato nel 1928 da Alexander Vasilyevich Alexandrov, l’autore dell’inno nazionale sovietico e attuale inno russo, l’Alexandrov è il coro del Ministero della Difesa. L’MVD, fondato nel 1939 è il coro del Ministero degli Interni. Il primo si esibì con Roger Waters a Berlino nello storico concertone di The Wall , e con Cutugno a Sanremo. Il secondo ha cantato con Celine Dion e davanti a Giovanni Paolo II. L’ultimo tour italiano dell’MVD risale allo scorso novembre.

Toto, lei ha cantato all’Ariston con l’Alexandrov Ensemble, che ricordi ha? «Erano dei ragazzi stupendi. Visto che tra i loro canti tradizionali eseguivano pure L’italiano li volli al Festival per cantare quel pezzo assieme a me quando ho ricevuto il Premio alla Carriera , un’esperienza pazzesca già durante le prove, fu la loro un’esecuzione perfetta, senza una sbavatura né una virgola fuori posto».

Effettivamente davanti alla tv l’effetto fu imponente. «Fazio mi avvertì che la Rai non avrebbe rimborsato le spese di trasferta per un organico di 65 persone, ma io non feci problemi: ditemi quant’è la vostra sovvenzione, dissi, il resto ce lo metto di tasca mia. E andò così. Non rimpiango nulla di quell’operazione. Fabio temeva che la presenza del Coro avrebbe potuto innescare un fatto politico, lo tranquillizzai dicendogli che sarebbe rimasto un evento musicale».

E così fu. «Preoccupazione lecita per via delle uniformi militari: in alcuni paesi, soprattutto dell’Est, il Coro veniva vissuto come una specie di esercito di occupazione».

Esagerato? «Avevano un’aria marziale, certo, ma la divisa rappresenta ancora oggi la passione del popolo russo nella lotta per la sua libertà».

Ma l’autocandidatura dell’Aleksandrov a rappresentare la Russia al prossimo Eurovision Song Contest aveva una valenza politica, visto che la manifestazione si svolge a Kiev. «Se fossero stati scelti, indubbiamente la loro sarebbe stata una presenza provocatoria, ma alla fine sono certo che avrebbe prevalso il messaggio della musica».

Lei con la Russia e i russi mantiene un feeling speciale. «Vero. quando andai lì per la prima volta, nel 1987, alcuni giornalisti mi fecero notare che scrivevo gran parte delle mie canzoni in la minore , quindi in modo simile al modo di comporre dei musicisti che un tempo abitavano uno dei più antichi quartieri di Mosca».