Giovedì 14 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Addestratori Ue in Ucraina. A Bruxelles non c’è accordo: "Ma così si rischia la resa"

Non passa la proposta di formare direttamente nel paese invaso i soldati di Kiev . Crosetto: "Per noi meglio in Italia". Von der Leyen: "Va sostenuta la pace". .

Addestratori Ue in Ucraina. A Bruxelles non c’è accordo: "Ma così si rischia la resa"

Il ministro degli esteri italiano Guido Crosetto, 60 anni, con l’omologo europeo Josep Borrell, spagnolo, di 77 anni

Calma e gesso. Divisa se consentire o meno l’utilizzo delle armi occidentali su suolo russo (ogni paese ha la sua sensibilità, ogni Paese ha messo i suoi “caveat“), l’Unione europea è ancor più divisa sull’ipotesi di portare anche sul suolo ucraino la missione di addestramento – Eumam – che ha già formato 60mila soldati ucraini, in basi situate in 24 Paesi, ma soprattutto in Polonia, Germania e Italia. Ipotesi che si è sciolta come neve al sole. Un documento riservato del Servizio europeo per l’azione esterna, datato 22 luglio, chiedeva di valutare l’addestramento dei soldati anche in Ucraina "se fossero soddisfatte le necessarie condizioni politiche ed operative". Portare l’addestramento in Ucraina sarebbe stato visto dalla Russia come una provocazione e avrebbe aperto per Mosca la caccia al soldato occidentale. Uno scenario ad alto rischio escalation.

Di questo ieri si è parlato al consiglio dei ministri della Difesa Ue. E la fumata è stata assolutamente nera. Favorevoli in linea di massima la Francia, la Lituania, la Lettonia, la Svezia, possibiliste la Polonia e la Finlandia. Contrari tutti gli altri, in particolare Germania, Spagna, Italia, Belgio, Austria, Grecia e naturalmente Ungheria e Slovacchia. "La posizione dell’Italia – ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto – è sempre stata chiara: noi effettuiamo l’addestramento in Italia. Siamo in grado di farlo meglio sul territorio italiano che non su quello ucraino. Sia dal punto di vista logistico che dal punto vista delle infrastrutture, sia dal punto di vista della sicurezza delle persone". Il capo della diplomazia Ue Josep Borrell aveva da tempo capito, diciamo dal no tedesco, che la ipotesi non aveva futuro, e si è adeguato. "Non c’è alcun accordo per addestrare i soldati ucraini sul loro territorio – ha detto ieri – per questo abbiamo deciso che l’addestramento sarà il più possibile vicino all’Ucraina ma non in territorio ucraino. Abbiamo invece deciso di aprire una cellula di coordinamento a Kiev per assicurare la miglior collaborazione". Sul terreno proseguono i bombardamenti russi su obiettivi civili – a Kharkiv sei morti e 60 feriti – mentre nel Kursk le truppe di Kiev sarebbero avanzate di altri 2 chilometri mentre Mosca ribatte nel Donbass, con l’hub strategico di Pokrovsk sempre più in bilico. La guerra continua come se non ci fosse un domani ma l’Europa conferma anche con la nuova Commissione la linea di pieno sostegno a Kiev.

"Noi europei possiamo avere storie diverse– ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che ha scelto il Globsec Forum di Praga per il suo primo discorso post-rielezione sulla sicurezza – ma in nessuna lingua la pace è sinonimo di resa. In nessuna lingua la sovranità è sinonimo di occupazione. Coloro che sostengono l’interruzione del sostegno all’Ucraina non sostengono la pace: sostengono l’acquiescenza e la sottomissione dell’Ucraina". Il messaggio a Orban e soci è piuttosto chiaro.