Giovedì 14 Novembre 2024
GIOVANNI PANETTIERE
Esteri

Offese antisemite, Abu Mazen si scusa. Israele respinge: "E' un patetico negazionista"

Il presidente palestinese aveva affermato che taluni comportamenti degli ebrei determinarono la Shoah

Il presidente palestinese Abu Mazen (Ansa)

Il presidente palestinese Abu Mazen (Ansa)

Ramallah, 4 maggio 2018 - Marcia indietro di Abu Mazen dopo il suo pesante attacco antisemita. Nella bufera per aver affermato qualche giorno fa che le persecuzioni contro i giudei nella storia, Olocausto compreso, erano conseguenza di "attività sociali" tenute dagli ebrei, quali "l’usura e cose del genere", il leader dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) ha fatto pubblica ammenda. “Se le mie dichiarazioni in Consiglio nazionale palestinese hanno offeso delle persone, in particolare gente di confessione ebraica, rivolgo loro le mie scuse", ha dichiarato Abu Mazen in un comunicato nel quale riafferma di condannare l’Olocausto e “l’antisemitismo in tutte le loro forme”.

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Scuse rispedite al mittente a stretto giro da Israele. "Abu Mazen - ha twittato il ministro della Difesa, Avigdor Lieberman - è un patetico negazionista della Shoah che ha scritto un dottorato e più tardi ha pubblicato un libro su tesi negazioniste. Questo è quello che dovrebbe essere considerato, le sue scuse non sono accettate". Tel Aviv aveva già stigmatizzato le prime dichiarazioni del leader palestinese, seguita a ruota dalla Gran Bretagna e dalle Nazioni Unite: "Le parole di Abu Mazen - si era espresso il coordinatore speciale Onu per il Medio Oriente, Nickolay Mladenov - sono inaccettabili, profondamente inquietanti e non nell'interesse del popolo palestinse e della pace in Medio Oriente”. 

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Intanto proprio oggi l’83enne Mazen è stato confermato presidente dello Stato di Palestina e capo del Comitato esecutivo dell’Olp. A decretarlo, con voto unanime, il Consiglio nazionale palestinese che non ha indicato per ora alcun vice. L'organismo ha ribadito il rifiuto di ogni soluzione che non preveda la nascita dello Stato entro i confini del ’67, con Gerusalemme est capitale e il ritorno dei profughi. Contro le decisioni assunte dall’Olp si è levata la voce di Hamas, padrone della Striscia di Gaza, che ha preferito non partecipare ai lavori a Ramallah. Secondo l'organizzazione terroristica, il presidente palestinese "ha sprecato gli sforzi per ottenere una unità nazionale".