Roma, 5 settembre 2013 - Sul G20 di San Pietroburgo incombe il conflitto siriano, e la tensione tra le superpotenze è alle stelle. Nella contesa diplomatica entra, con un nuovo intervento, Papa Francesco che, dopo aver ricevuto molte adesioni al digiuno per la pace di sabato, ha avviato contatti con i grandi della Terra.  Nella missiva - come riferito dal portavoce vaticano Federico Lombardi - si critica, tra l'altro, la "vana pretesa" di una "soluzione militare" per la Siria e si esortano i leader del G20 a perseguire con coraggio il "dialogo" e il "negoziato". Come chiedono con diverse modalità Russia, Cina e Ue. E la stessa Italia, che pure, col premier Letta, mostra piena "comprensione" delle ragioni che stanno spingendo Barack Obama a una prova di forza. In seguito la cena di lavoro dedicata alla crisi siriana non modifica le posizioni iniziali: Usa e Francia restano convinti della necessità di un’azione militare seguita da una soluzione politica. Gli altri paesi, a cominciare dagli europei, sono invece favorevoli ad un negoziato. Lo riferiscono fonti diplomatiche presenti al summit. Al termine della serata c'è il tweet di Letta: “E’ terminata ora la sessione serale dove si è certificata la divisione sulla Siria”.

OBAMA PIU' ISOLATO - L'ampio fronte della trattativa costringe gli Usa a prendere tempo. La lettera del Papa?  ''Non l'abbiamo vista'': così Ben Rhodes, consigliere della Casa Bianca - ascoltatissimo dal presidente - risponde a San Pietroburgo a chi gli chiedeva di commentare l'accorata missiva del Pontefice. Rhodes ha sottolineato come la Casa Bianca sia consapevole ''dell'impegno della Chiesa Cattolica a favore della pace'', ma ha anche ribadito - dopo la gelida stretta di mano tra Obama e Putin -  che ''le violazioni delle norme internazionali poste in essere dal regime di Assad con l'uso di armi chimiche richiedano una risposta militare''. Un'idea molto diversa da quella di Putin la cui intelligence accusa i ribelli anti-Assad di essere i killer al sarin. Il paradosso è che il conflitto siriano non fa parte del programma dei lavori del G20, cosicché il presidente russo Putin ha invitato i grandi a parlarne "a cena", mettendo così in ulteriore difficoltà Obama. D'accordo la Cina: "La situazione attuale mostra che la soluzione politica è l'unica via", dichiara il portavoce della delegazione cinese al G20, Qin Gang, nel primo giorno di lavoro del summit.

VIDEO: G20, LA SIRIA AL CENTRO DELL'AGENDA

CONTATTI CON I GRANDI - Papa Francesco avrebbe compiuto in questi giorni diversi passi verso leader e governi interessati dalla crisi siriana. Si parla con insistenza di contatti con Assad, Putin e Obama. Secondo El Clarin, il giornale di Buenos Aires, il Vaticano starebbe facendo pressioni anche sulla Francia, l’unico paese europeo che si è detto finora deciso a seguire Washington nell’azione militare contro Assad, e altre potenze mondiali. Il giornale osserva che l’interessamento del Papa non è puramente diplomatico: gli preme la protezione dei cristiani del Medio Oriente, sempre più isolati e vittime ovunque del fondamentalismo islamico, che li associa con l’Occidente. La Siria di Assad era uno dei pochi paesi dell’area in cui i cristiani godevano della piena tolleranza e protezione del regime. Il capo della sala stampa vaticana Padre Federico Lombardi "smentisce categoricamente" che ci sia stata una telefonata del Papa al leader siriano Assad. (ASCOLTA L'AUDIO)

LA LETTERA A PUTIN - Quanto ai contatti con Putin, la Santa Sede rende noto che Il Papa ha scritto al presidente russo Vladimir Putin una lettera chiedendo che a San Pietroburgo il G20 si adoperi per evitare il "rischio di nuove sofferenze" per la popolazione siriana, già provata dal “massacro a cui stiamo assistendo". "A tutti - sono le parole di Bergoglio - rivolgo un sentito appello". Per il Papa cercare una soluzione negoziale "è dovere morale di tutti i governi del mondo". "Il Papa - ha spiegato il portavoce, padre Federico Lombardi - è evidentemente contrario a qualunque intervento militare".

TEMPERATURA ITALIA-USA -  "A me non risulta nessun punto di freddezza". Così il premier Enrico Letta in una conferenza stampa a San Pietroburgo ha risposto a chi gli chiedeva conto dell'improvvisa freddezza tra Roma e Washington sulla crisi siriana. Letta ha invece sottolineato che il G20 "è l’ultima occasione per trovare soluzioni politiche", sulla crisi siriana, "tutti dobbiamo prendere sul serio la lettera che il Papa ha inviato. Dice cose importanti, la preoccupazione nostra è al massimo". Ma al di là degli "approcci diversi" - chiarisxce il premier - in nessuno modo, dunque, sarà messa in discussione l'alleanza con gli Stati Uniti, che è e resta "strategica".

BAN KI-MOON AL PAPA - Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha dato il benvenuto alle parole di Papa Francesco per appello del giorno di preghiera e di digiuno. Gesti come quello del Pontefice “possono dare un importante contributo”, ha detto Ban secondo un portavoce del Palazzo di Vetro.

G20 DI TENSIONE - A San Pietroburgo  il dialogo sulla Siria non si preannuncia facile. Saltato già da un mese il previsto incontro bilaterale tra Barack Obama e Vladimir Putin a causa degli strascichi del Datagate e in particolare dell’asilo concesso dalla Russia a Edward Snowden, sembra che vi sia l’intenzione di evitare imbarazzanti faccia a faccia. Al tavolo dei lavori il cerimoniale ha distanziato Putin da Obama, lasciando tra loro cinque posti e non solo il re saudita come era inizialmente previsto. Il presidente russo Vladimir Putin, all'apertura del vertice, ha proposto ai leader riuniti di discutere del dossier siriano durante la cena di lavoro. "Alcuni partecipanti mi hanno chiesto di dare tempo e opportunità di discutere altri temi scottanti di politica internazionale, in particolare la situazione della Siria" ha detto Putin aprendo la sessione plenaria del G20. "Suggerisco di farlo durante la cena cosicché nella prima parte possiamo discutere i problemi economici per i quali siamo riuniti e che sono fondamentali per il G20" ha aggiunto. Quello che sta avvenendo in Siria "è inaccettabile" e richiede "una reazione internazionale", hanno reagito gli Usa dopo l'incontro tra il presidente Barack Obama e il premier giapponese Shinzo Abe.

L'OSPITE ALGERINO - Intanto l’arrivo inatteso dell’inviato Onu per la Siria, Lakhdar Brahimi, è stato collegato al tentativo del Palazzo di Vetro di promuovere una nuova conferenza internazionale di pace sulla Siria, la già battezzata - e più volte rinviata - "Ginevra 2".  Il Cremlino ha annunciato che non ci saranno colloqui separati di Putin con il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, né con l’inviato di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi.

ATTENDISMO UE -  Sull’intervento militare anti-Assad intanto l'Europa a 27 frena. Il presidente della Commissione, José Manuel Durao Barroso, e il presidente del Consiglio d'Europa, Herman Van Rompuy, pur bollando come un “crimine contro l’umanità” l’attacco chimico del 21 agosto, hanno già avvertito  che per il conflitto in Siria “non esiste soluzione militare”. Tanto più visto che la dinastia alawita al potere a Damasco è tutt'altro che isolata.

IRAN CON LA SIRIA - L’Iran sosterrà la Siria “fino alla fine” di fronte a un eventuale attacco militare guidato dagli Stati Uniti, ha affermato il capo della Quds Force, l’unità di elite iraniana, Qassem Soleimani. “L’obiettivo degli Stati Uniti non è di proteggere i diritti umani, ma distruggere il fronte di resistenza” contro Israele. “Sosterremo la Siria fino alla fine”, ha ribadito Soleimani parlando all’Assemblea degli Esperti, l’organismo che collabora con la Guida Suprema, Ayatollah Ali Khamenei. E dal Libano il partito sciita  Hezbollah si è scagliato di nuovo contro il temuto intervento americano.

AVVERTIMENTO DI MOSCA - C'è poi un'ulteriore insidia. La Russia, che oggi ha inviato tre nuove unità navali attrezzate per guerra elettronica e trasporto dal Mare Nero al Mar Mediterraneo, intende porre la questione dei rischi nucleari - in caso di attacco militare contro la Siria - durante la prossima riunione del Consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che si terrà il 9 settembre, ha affermato il ministero degli Esteri di Mosca. Ieri il portavoce del ministero, Alexander Lukashevich, aveva spiegato che Mosca è preoccupata perché un attacco potrebbe, volontariamente o non volontariamente, interessare siti nucleari. “Nel caso in cui i combattimenti raggiungano intenzionalmente o non intenzionalmente il reattore Mnsr che si trova vicino a Damasco, le conseguenze potrebbero essere disastrose: la possibile contaminazione dei territori adiacenti con uranio altamente arricchito, il fall-out e l’attuale impossibilità conseguente di controllare e mettere in sicurezza i materiali nucleari della struttura”, ha spiegato ieri in un comunicato il portavoce russo. Per evitare questo scenario, Mosca chiede alla segreteria dell’Aiea di agire immediatamente e di fornire agli stati membri una valutazione dei rischi dell’eventuale attacco Usa. In particolare, Mosca s’è detta preoccupata per la sorte del “Miniature Neutron Source Reactor” (Mnsr) SRR-1 è un reattore sperimentale fornito dalla Cina su modello del reattore canadese e operativo dal 1998, che si trova vicino Damasco.

LONDRA E BERLINO - Londra  intanto sarebbe in possesso di nuove prove sull'utilizzo di armi chimiche a Damasco. Lo ha riferito oggi il primo ministro britannico David Cameron in un'intervista alla Bbc, spiegando
che ''campioni sono stati esaminati'' da esperti presso i laboratori di Porton Down, in Inghilterra. Più cauta l'intelligence tedesca il cui capo Gerhard Schindler, nel corso di un briefing riservato ai parlamentari, ha detto che l'alto numero di vittime - per gli Usa 1.429 persone di cui 426 bambini - potrebbe essere stato causato da un errore di calcolo nelle dosi di gas con cui sono state armate le testate dei missili di Assad. "Durante gli attacchi con armi chimiche, nei mesi scorsi - è l'ipotesi dei servizi tedeschi - la miscela di gas velenosi era fortemente diluita e questo spiega perché il numero dei morti fosse notevolmente inferiore". Secondo il
capo del Bnd, probabilmente il regime voleva intimidire i ribelli alla periferia di Damasco, "ma è possibile che sia stato fatto un errore nella miscelazione di gas e che sia stato rilasciato molto più veleno del previsto".
Nel corso della stessa audizione, Schindler ha raccontato di una telefonata intercettata, in cui un alto esponente delle milizie sciite libanesi di Hezbollah, primi alleati sul terreno del regime siriano, lamenta con funzionari dell'ambasciata iraniana a Damasco, che Assad ha "perso la testa" e ha sbagliato ad ordinare l'attacco chimico.

RICHIESTA M5S - "Il Parlamento deve essere messo in condizione di conoscere la modalità secondo cui il cacciatorpediniere Andrea Doria è partito per recarsi al largo della Siria. Il ministro Mauro venga immediatamente in Parlamento a riferire". E' questa la richiesta dei deputati M5S delle commissioni Difesa ed Esteri: "L'ufficio di gabinetto del ministero della Difesa ci ha fatto presente che la nave sarà lì come supporto logistico in attesa di capire l`evolversi della situazione", sottolineano i deputati M5S. "Cogliamo l'occasione per ribadire la nostra assoluta contrarietà a qualunque supporto logistico da parte dell`Italia ad ogni operazione militare - hano scritto i deputati -. Il governo in merito prenda una posizione ferma, e per conoscere nel dettaglio la situazione abbiamo già richiesto i piani di programma delle esercitazioni delle navi, così da avere informazione sulle operazioni svolte dalla marina militare". "Le decisioni che riguardano l`Italia devono passare dal Parlamento, come d`altronde ha già fatto l`Inghilterra. Continuare a svuotare di competenze la Camera e il Senato è un vero attentato al parlamentarismo su cui si basa la nostra Costituzione. Non può essere il Consiglio supremo della Difesa né tanto meno il ministro Mauro a decidere sulla partecipazione del nostro Paese ad un conflitto. Vengano discusse in tempi rapidi le mozioni presentate dal M5S nelle settimane scorse. E' necessaria un'azione politica, che il governo finora non ha intrapreso, limitandosi a simboliche prese di posizione".

CALENDARIO AULA - Mercoledì 11, alle ore 11.30, alla Camera saranno poi discusse le mozioni sulla Siria presentate dai gruppi parlamentari alla presenza del premier Enrico Letta. E' quanto ha stabilito la capigruppo durante la quale il ministro Dario Franceschini ha annunciato la disponibilità del presidente del Consiglio a presenziare durante il dibattito. Le mozioni sulla Siria, in aula alla Camera, erano calendarizzate a partire dal 16 settembre. La decisione della capigruppo di anticiparne la discussione, e la relativa votazione, è stata presa su sollecitazione del Pd vista la contingenza e tutti i gruppi si sono detti concordi. La
richiesta che presenziasse il premier Letta è arrivata dal presidente dei deputati Sel, Gennaro Migliore.

NSAGATE: AL G20 INCONTRO OBAMA-ROUSSEF - Per tentare di attenuare l’irritazione di Dilma Roussef contro gli Stati Uniti per le presunte intercettazioni da parte della National Security Agency, Barack Obama ha avuto un vertice bilaterale non programmato con il presidente brasiliano a margine del G20 in corso a San Pietroburgo. Ne da’ notizia la Casa Bianca. A rivelare le operazioni di spionaggio elettronico su Roussef è stato la talpa dell’Nsagate, Edward Snowden.
Roussef, furiosa, ha bloccato oggi i preparativi della sua visita di Stato negli Stati Uniti, in programma il 23 ottobre. Il viaggio di una delegazione che avrebbe dovuto mettere a punto i preparativi per la visita e’ stato annullato, ha reso noto una portavoce.