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Antonio Tajani
Manfred Weber, capogruppo del Partito Popolare Europeo, ha difeso la scelta del centrodestra italiano di uscire dalla maggioranza dopo la rottura dell’unità nazionale da parte del Movimento 5 Stelle e di porre fine al governo Draghi. Weber ha affermato anche la necessità di un governo stabile di centrodestra a Roma in allineamento con i leader italiani della sua parte. Quella del capo del partito popolare è però una eccezione rispetto allo scetticismo diffuso sul piano europeo che si addensa intorno ad un possibile governo trainato da Fratelli d’Italia e dalla Lega. Questi due partiti non fanno parte del Ppe, il partito che da decenni è il fulcro delle maggioranze che governano l’Unione Europea, ma risiedono in gruppi di destra più periferici ed euroscettici. Ciò agita i sonni dei mercati finanziari, dell’establishment politico europeo e anche dei principali partner diplomatici dell’Italia.
Il nostro è un paese “osservato speciale” per importanza economica, per rilevanza strategica e per peso del debito pubblico. L’allarme verso l’euroscetticismo suona più forte che altrove quando si tratta dell’Italia, specie oggi che il vincolo esterno è rafforzato dal Pnrr e dai nuovi strumenti della Bce. Questo scenario, qualora il centrodestra vincesse alle urne, è fonte di fastidi proprio per la Meloni, probabilmente destinata a guidare il primo partito della coalizione. Il Presidente della Repubblica vorrà rassicurazioni sulla composizione del futuro governo, soprattutto per quanto concerne i ministeri economici, mentre sul nome del premier si potrebbe innescare una battaglia tra alleati. Sia la Lega che Forza Italia saranno determinanti per una eventuale vittoria e il loro peso strategico sarà fatto valere nei confronti di Fratelli d’Italia.
Questi sono forse discorsi prematuri perché prima ci sono campagna elettorale ed elezioni, ma è bene che il centrodestra si prepari poiché un grande paese europeo guidato da due partiti su tre della coalizione che sono fuori dalla maggioranza europea è un unicum che genererà frizioni dentro e fuori le istituzioni italiane.
In questi due mesi, soprattutto Meloni dovrà fornire rassicurazioni sul programma, trovare una qualche continuità con il governo Draghi sull’attuazione del Pnrr e stringere quanti più rapporti con i partiti moderati dei grandi paesi europei per evitare di dover cedere il passo ad altri di fronte alle pressioni internazionali e finanziarie. In questo contesto, ancora una volta, c’è il grande peso specifico di Berlusconi: non solo per la sua esperienza di governo, ma anche perché Forza Italia è l’unico partito membro del Ppe (dove non nascondono le simpatie per Antonio Tajani). Il Cavaliere può essere l’assicurazione sulla vita della Meloni oppure il loro killer. Capace forse, a fronte di condizioni internazionali pesanti, di sbarrare la strada a Palazzo Chigi alla leader di Fratelli d’Italia.