ROMA – Le elezioni, si sa, tengono tutti col fiato sospeso. I sondaggi "riservati’, certo, girano all’impazzata, ma presentano tutti una caratteristica peculiare: non tengono conto della gran massa di indecisi che possono - e, spesso cambiano - il loro voto tra i tre giorni prima del voto e il giorno stesso in cui vanno a votare. Ora, però, qui bisogna intendersi. La grande massa degli astensionisti, in Italia, si divide in due: gli astensionisti "cronici" (circa il 10-15% del 30-35% degli astensionisti totali) e gli astensionisti "intermittenti" (un altro 15%). I primi non votano più, punto. I secondi, invece, se convinti, possono decidere di tornare a votare, "rientrando" da un astensionismo "intermittente". E’ su questi ultimi che i partiti si concentrano. I loro umori sono ‘insondabili’ e impercettibili, ma possono cambiare il volto, e il verso, alle elezioni.
Programmi elettorali 2022: le proposte dei partiti in breve
Come catturarli? Come convincerli a votare non solo per te, ma anche in un voto "last minute"? Premesso che, nella Prima Repubblica, il tema non si poneva (il tasso di astensionismo era bassissimo, intorno al 5%, la partecipazione al voto era altissima, intorno al 90% e rotti, tutti i cittadini sapevano, prima, chi avrebbero votato), la caccia al voto degli indecisi si apre dal 1994 in poi e diventa disperata dal 2013 in poi. Quando il numero degli astensionisti si gonfia via via, fino ad arrivare all’attuale, cioè intorno al 30-35%. Silvio Berlusconi escogitò un metodo perfetto: promettere tutto a tutti e convincere gli elettori che, votando per lui, lo avrebbe realizzato. Le elezioni politiche del 2006 – si votava con il Porcellum – cambiarono ‘verso’ e permisero, all’allora Casa della Libertà, una clamorosa rimonta che la portò a un’incollatura dall’Unione. Berlusconi, nell’ultimo confronto in tv con Romano Prodi, che parlava, genericamente, di ridurre le tasse sul lavoro, propose di abolire l’Ici (l’odiata tassa sulla casa), in pratica a quasi tutti.