Nel giorno in cui gli ultimi sondaggi danno Giuseppe Conte a pari merito con Matteo Salvini e il M5s in rapida risalita contro ogni pronostico della vigilia, ecco che un involontario "siluro" arriva dritto sul campo grillino in forma di endorsement direttamente dagli Stati Uniti. Per voce di quello stesso Donald Trump che in tempi ormai politicamente remoti, proprio nel bel mezzo delle consultazioni tra 5 Stelle e Pd (che poi andarono a formare il Conte 2 e l’alleanza giallorossa) lodò "l’altamente rispettato primo ministro della Repubblica italiana, Giuseppi Conte". Storpiando comicamente il nome in "Giuseppi". "Ha rappresentato l’Italia in modo energico al G7. Ama il suo Paese grandemente e lavora bene con gli Usa. Un uomo molto talentuoso che spero resti primo ministro!", scrisse The Donald, lanciando di fatto un endorsement a un bis di “Giuseppi”.
Giuseppe, evidentemente è rimasto nel cuore di Trump tanto che domenica scorsa, almeno secondo quanto racconta Repubblica, non appena gli sono state ricordate le imminenti elezioni italiane, ha esclamato: "Ho visto, ho visto. How is my guy doing?", come sta andando il mio ragazzo? Giuseppe, sì, Giuseppe. Ho lavorato bene con lui, spero che faccia bene". E Salvini? Il capo della Lega non perde occasione per dire che l’ammira molto e la considera un alleato. "Non lo so, non lo so. Però Conte è davvero una gran brava persona".
Trump dunque ha rinnovato il suo placet verso il leader dei 5 Stelle mentre, da ospite d’onore a una raccolta di fondi elettorali per il candidato repubblicano a governatore di New York, Lee Zeldin – e dove si pagano mille dollari per guardarlo da lontano sulla spiaggia e centomila per fare la foto con lui partecipando al ricevimento vip –, passeggiava serenamente tra gli ospiti della serata. Al famoso G7 in Canada, quello che diede i natali proprio alla storpiatura del nome del leader grillino, al pranzo offerto all’Onu per i leader venuti all’Assemblea Generale, Trump aveva ordinato di scambiare i posti, per avere “Giuseppi” vicino a lui. Apprezza la fedeltà, che ad esempio l’ex premier gli ha dimostrato autorizzando le due visite a Roma del segretario alla Giustizia William Barr, quando era venuto a indagare sulle origini del Russiagate. Insomma, per dirla con una vecchia canzone, "certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi, poi ritornano". Stavolta, nel momento più sbagliato, però.