Sabato 27 Luglio 2024
GIORGIO COSTA
Elezioni

Europee 2024, Silvagni (Libertà): "Il popolo deve eleggere anche la Commissione"

Paolo Silvagni, imprenditore fondatore del Partito Moderato d’Italia, propone riforme per rendere l'Europa più democratica e efficiente, con focus su libertà individuale, politica fiscale comune e difesa comune.

Paolo Silvagni, 38 anni, imprenditore del settore calzaturiero, nel 2021 ha fondato il Partito Moderato d’Italia È candidato con Libertà nel Nord-Est

Paolo Silvagni, 38 anni, imprenditore del settore calzaturiero, nel 2021 ha fondato il Partito Moderato d’Italia È candidato con Libertà nel Nord-Est

Riportare l’Europa al centro della discussione politica e trasformarla partendo dal sistema di elezione del Parlamento e del presidente della Commissione, eletto direttamente dal popolo. Ha le idee chiare Paolo Silvagni, 38 anni, imprenditore delle aziende di famiglia proprietarie del marchio Valleverde, fondatore nel 2021 del Partito Moderato d’Italia, candidato nel Nord-Est con Libertà, la creatura di Cateno De Luca.

Come le è venuta l’idea di un partito?

"Durante il Covid ne ho parlato con alcuni amici e abbiamo deciso di fondare un partito nuovo che avesse al centro la libertà dell’individuo".

Poi l’apparentamento con De Luca in un partito che raccoglie 19 formazioni…

"L’idea di base è che una comunità come l’Italia è fatta da soggetti che portano la propria identità: siciliani, veneti, agricoltori, ambulanti, gente insoddisfatta dell’euro. Ma il collante ideologico che ci unisce è quello della libertà".

Cosa promette agli elettori?

"Ci impegneremo a cambiare le istituzioni Ue, che non sono pienamente democratiche. Noi votiamo i partiti italiani e gli altri i loro, ma poi decidono i potentati e il risultato elettorale sarà l’ultimo elemento di cui tenere conto e non possiamo sapere prima chi sarà e cosa farà il futuro presidente della Commissione".

Quindi cosa serve?

"Un’unica scheda elettorale europea dove ci siano già i candidati alla presidenza della Commissione. Ad oggi, il diritto di veto è l’unica possibilità per fermare le politiche che non si condividono. Se cancelliamo il diritto di veto chi sta a Bruxelles può fare qualunque cosa e i cittadini nulla".

Cosa non le piace delle norme europee varate negli ultimi anni?

"Tutti siamo favorevoli alla tutela dell’ambiente. Ma ora stiamo esagerando, con la pretesa che le case diventino green ma coi soldi dei cittadini che devono spendere fino a 80mila euro per mettere a posto l’immobile. Una assoluta pazzia. Ma non significa negare il cambiamento climatico: va combattuto senza distruggere la nostra economia".

E in fatto di politica estera?

"Questa, purtroppo, è la grande assente. Serve una difesa comune e un esercito Ue oltre alla necessità di riempire arsenali che si sono svuotati a favore dell’Ucraina. A me l’Europa disarmata fa paura".

E alle imprese cosa serve?

"Una politica fiscale comune: non ci si può fare la guerra a colpi di tasse così diverse da un Paese all’altro e che ci sfavoriscono rispetto ai nostri vicini. Senza trascurare l’immigrazione: siamo il primo approdo, ma per evitare di redistribuire i migranti la Ue ci aiuti a fare i rimpatri verso i Paesi d’origine. E naturalmente dobbiamo trattenere i lavoratori che ci servono".