Roma, 10 agosto 2022 - Sì, ma quanto dureranno insieme? Matteo Renzi e Carlo Calenda si apprestano a dare l’assalto al cielo, ma la domanda sorge spontanea. Sta per nascere il Terzo Polo, l’alleanza lib-dem, riformista, europeista eccetera eccetera. E fin qui tutto bene. Il problema, come si dice nell’Odio di Mathieu Kassovitz, "non è la caduta, ma l’atterraggio". L’atterraggio potrebbe arrivare il 26 settembre, il giorno dopo le elezioni, o persino prima, ché qua alleanze e accordi hanno la durata di uno yogurt. La questione è la solita: come fanno tutti codesti galli a stare nel pur sontuoso condominio-pollaio liberale? "Ho troppo rispetto per chi si mette in gioco, ma è un’ipotesi a cui non credo. La gente sceglierà tra Giorgia ed Enrico, piaccia o no", dice a QN Gianfranco Rotondi, anima salace del centrodestra, che annuncia il suo voto per Fratelli d’Italia.
Rotondi, quindi non crede che Renzi e Calenda riescano ad allearsi? "Magari sì, ma per fare che?".
Beh, i lib-dem… "Direi piuttosto i liberal-chic", motteggia il leader di Rivoluzione Cristiana.
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L’alleanza twittarola Calenda-Renzi può reggere all’urto dell’estate, con tutte queste volizioni offerte all’elettorato, vagamente rintronato dal caldo ma anche da patti che si siglano e si stracciano all’ultimo secondo? Allora, iniziamo dalle basi: politicamente, i due sono più che compatibili. A parte, beninteso, la questioncella dell’Arabia di cui abbiamo già dato conto su queste colonne ("Non c’è un caso in Occidente di qualcuno che prende soldi da uno stato straniero, per di più totalitario, mentre è pagato come senatore della Repubblica", ha detto Calenda). Sarà interessante capire come intendono risolverla.
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Poi c’è il resto. Il segretario di Azione non è mai stato troppo gentile con l’ex sindaco di Firenze. C’è però da dire che a differenza di altri – anche del Pd, partito di cui hanno fatto parte entrambi, seppur Calenda molto brevemente –, l’ex ministro dello Sviluppo economico ha sempre parlato bene di Renzi come presidente del Consiglio, dicendo che è stato "uno dei migliori che l’Italia abbia avuto". Poi, certo, anche lui di cavolate ne ha fatte, ha spesso aggiunto Calenda, specie negli ultimi anni. "Gli ho voluto bene ma è nato rottamatore ed è diventato una versione modernizzata di Mastella", la sintesi di qualche mese fa.
E nel 2018: "Se di fronte alla complessità della globalizzazione, alla crisi della politica e della sinistra, ci mettiamo a giocare alla Playstation, è ovvio che abbiamo un cacchio di problema anche noi. Il messaggio non può essere quello", disse Calenda parlando agli iscritti della sua sezione centro storico a Roma. Come dimenticare la ben nota foto di Renzi, allora segretario del Pd, con l’allora presidente del Pd Matteo Orfini mentre giocavano alla Playstation durante lo spoglio del voto amministrativo.
Pochi mesi prima, sempre nel 2018, aveva detto di voler smussare il "troppo ottimismo" renziano: "Lo ha venduto non solo Renzi, pure io. La sensazione che abbiamo dato è stata di essere vicini alle eccellenze, non bisogna mai dare il senso di essere solo vicino ai vincenti". Renzi, da questo punto di vista, non s’è mai scomposto più di tanto (lui no, i suoi parlamentari, beh, quella è un’altra storia; citofonare Luciano Nobili) di fronte all’arrembante Calenda. Anche perché il leader di Italia Viva sapeva e sa benissimo con chi ha a che fare, così come lo sa Calenda.
Quando Renzi nel 2016 lo prelevò da viceministro dello Sviluppo economico e lo mandò in Europa per pochi mesi a fare l’ambasciatore per conto dell’Italia – non aveva il pedigree giusto, secondo i diplomatici, e giù accigliate occhiate – tratteggiò Calenda con precisione: "Gli ambasciatori sono bravissimi, per carità. Ma quando hanno fatto un po’ di battutine sull’Italia a Bruxelles pensando di impaurirmi, ho risposto: se volete uno più rissoso di me e bravissimo sui dossier, vi mando Calenda che ha gestito benissimo dossier come quello sulla Cina". Le risse, insomma, non mancheranno.
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