Venerdì 22 Novembre 2024
RAFFAELE MARMO
Elezioni

Elezioni, Conte: " Servono Superbonus e aiuti per il caro-gas. Basta soldi per le armi"

Il leader dei Cinque stelle promette: nessun veto sul decreto. "Vanno sbloccati i crediti per scongiurare il fallimento di 40mila imprese"

Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, 58 anni

Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, 58 anni

Presidente, il Pd e gli altri partiti vi accusano di bloccare i decreti Aiuti per famiglie e imprese per difendere la bandiera elettorale del Superbonus.

"Sono menzogne meschine di chi fa campagna elettorale sulla pelle di 40 mila imprese che rischiano di fallire", attacca un Giuseppe Conte pronto a vendere cara la pelle rispetto "a chi getta fango su di noi".

E allora come stanno le cose?

"Il decreto Aiuti è già legge, non c’è nulla di bloccato. Discussione diversa invece per la conversione del provvedimento, su cui da parte nostra non c’è mai stato nessun veto, mica siamo pazzi. Il M5S ha presentato un emendamento per sbloccare la cessione dei crediti d’imposta collegati a Superbonus e bonus edilizi: vediamo se gli altri partiti si assumeranno la responsabilità di non votarlo. La questione è semplice: il Superbonus viene osteggiato perché, seppur valida agli occhi di tutti, è una misura ideata dal M5S".

Per l’emergenza sociale servono nuovo debito e la tassazione degli extra-profitti?

"Questo governo ha scritto male una norma che avrebbe dovuto portare 9 miliardi dalla tassazione dell’extragettito di aziende che hanno speculato sulla crisi: è entrato un solo miliardo. I pannicelli caldi del governo ora non risolveranno la situazione. Il M5S da sette mesi dice: valutiamo uno scostamento di bilancio e portiamo a Bruxelles la proposta di un Recovery Fund dell’energia, sul modello di quanto fatto per la sanità in pandemia. Le altre forze politiche, sbugiardate dalla crisi energetica e dalle parole del FMI sull’Energy Recovery Fund, sono venute sulle nostre posizioni: meglio tardi che mai".

Si riparla di aumento delle spese militari, ma dal governo si sostiene che si tratta di decreti attuativi della manovra che avete votato anche voi.

"Polemiche sterili. Non vogliono un emendamento che sblocca la cessione dei crediti del Superbonus, dicono no alla legge sull’ergastolo ostativo, poi però vogliono approvare 10 miliardi di investimenti militari. Noi non lo permetteremo: questo è un compito che spetta al prossimo esecutivo. Il governo si concentri sull’emergenza gas".

Il sostegno all’Ucraina, anche militare, produce, però, effetti proprio in queste ore.

"I progressi delle forze ucraine sono un’ottima notizia e dimostrano che Kiev - grazie all’enorme afflusso di armi dall’Europa e dagli Stati Uniti - è in grado di respingere l’invasore russo. Per questo abbiamo acconsentito agli aiuti. Adesso la priorità è la pace".

Resta da parte di tanti l’accusa verso di voi di essere perplessi sulle sanzioni alla Russia e addirittura filo-Putin.

"È stata una campagna costruita a tavolino. Il M5S non ha nulla a che fare con gli amici di Putin e se qualcuno si è permesso di scrivere che potevamo avere qualche suggestione di questo tipo, lo ha fatto calunniandoci. Abbiamo, invece, sempre sostenuto con forza le sanzioni e, oltre a volerle rendere più efficaci contro la Russia, vanno rese più sostenibili con l’Energy Recovery Fund".

Dalla politica estera a quella economica: vi si accusa di prendere i voti al Sud «solo» per il reddito di cittadinanza.

"È una narrazione tossica che prima di tutto lede i cittadini del Meridione: c’è una pregiudiziale che il Paese fatica a eradicare, quella di un Sud ‘sfaticato’ che grava sulle spalle di un Nord produttivo. Che in Italia vi sia una sperequazione sociale tra Nord e Sud è fatto acclarato: chi ha a cuore l’Italia deve lavorare affinché nessuno resti indietro e il Paese non proceda a due velocità. Il Reddito di cittadinanza ha tolto un milione di persone dalla povertà, ne siamo orgogliosi; ma la nostra ricetta per il Sud è fatta soprattutto di programmi per giovani e imprese".

Che cosa vede dietro la campagna del Pd tutta volta a sostenere il voto utile?

"Un’autostrada per Giorgia Meloni, una polarizzazione per dare patenti di legittimità politica a destra e manca, un programma basato sulla differenza con gli avversari e non sulla proposta per il Paese. Mi sembra che questa strategia non stia pagando: gli italiani capiscono che la retorica del voto utile è una deformazione della politica. Noi preferiamo chiedere un voto giusto ai cittadini".

Letta punta a superare il Jobs Act di Renzi e archivia il Blairismo. È un terreno di incontro o una mossa elettorale?

"È una mossa elettorale tardiva, giacché il M5S grazie al decreto Dignità ha ridotto gli effetti nefasti del Jobs Act voluto dal Pd: in particolare quelli relativi al decreto Poletti, che aveva liberalizzato l’uso dei contratti a termine senza causali. Dunque, è progressista chi si muove in direzione progressista. Non chi si fregia di questo aggettivo pur agendo in senso contrario".

Sarà possibile una ripresa del confronto con il Pd?

"La dirigenza dem ha preferito sacrificare sull’altare dell’agenda Draghi quanto di buono fatto nel governo Conte II. Oggi non abbiamo nulla da dirci. Immagino invece che Letta e la sua segreteria debbano spiegazioni al proprio elettorato: raccontino la convergenza progressista raggiunta con Di Maio e Tabacci o cosa li leghi a Calenda e Renzi al punto da corteggiarli in diretta tv per giorni".

Insomma, chi suonava il de profundis per il Movimento si dovrà ricredere?

"Non davamo peso ai sondaggi quando ci davano per spacciati, non ci culliamo sugli allori oggi che raccontano di una sensibile ripresa. C’è un sondaggio migliore, un termometro più veritiero e importante: le piazze piene di gente. Girando il Paese ho toccato con mano le difficoltà che i cittadini affrontano. Sono i loro attestati di stima e affetto la benzina che fa girare il motore del M5S: siamo certi di ripagare la loro fiducia".