Mercoledì 13 Novembre 2024
ELENA G. POLIDORI
Elezioni

Parlamentarie M5S, regolamento e come funziona. Ma è tutto nelle mani di Conte

Il nuovo regolamento non chiarisce come saranno selezionati i candidati, lasciando sostanzialmente l'ultima parola al presidente del Movimento

Il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte (Ansa)

Il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte (Ansa)

Roma, 9 agosto 2022 - La democrazia 'dal basso' e 'partecipata' è un principio scolpito nel marmo del Talmud statutario del M5s e l’espressione più plastica che lo stesso Movimento, nel tempo, ne ha saputo dare è quella di interrogare la base degli iscritti su ogni scelta strategica del partito, dalle espulsioni fino alle scelte politiche sulle alleanze internazionali, per non parlare - appunto - delle candidature.

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Un tempo c’era Rousseau che dettava legge sul tema, oggi le ‘parlamentarie’ (le prime si svolsero nel dicembre 2012, in vista delle elezioni del 2013, le seconde nel 2018 per le elezioni del marzo successivo) passano su un’altra piattaforma (Skyvote) e hanno un meccanismo totalmente diverso. Perché - solo per dirne una - le regole non chiariscono come saranno selezionati i candidati, lasciando sostanzialmente l’ultima parola a Conte. Il voto è comunque previsto per il 16 agosto.

Una delle novità del nuovo regolamento delle "parlamentarie" riguarda la questione dei rimborsi, ossia la quota dello stipendio che i parlamentari e i consiglieri regionali eletti con il M5s devono destinare al partito per sostenere il suo funzionamento. A differenza del regolamento del 2018, i nuovi requisiti prevedono che tutti i parlamentari del M5s che decidono di ricandidarsi per un secondo mandato siano in regola con il pagamento dei contributi al partito, fatto non scontato nella precedente legislatura dove è mancata all’appello mia contribuzione di ben 90 parlamentari.Questa regola vale anche per i consiglieri regionali in carica che volessero candidarsi in Parlamento.

Nel 2018, invece, il regolamento imponeva a tutti i candidati selezionati per le liste di versare un contributo mensile di 300 euro per il "mantenimento delle piattaforme tecnologiche del M5s", ma di fatto era un sostegno surrettizio a Rousseau che, infatti, dopo aver perso questo contributo è ora in gravi difficoltà economiche. Oggi, poi, non c’è più la regola ‘anti trasformisti’ quella che impediva l’elezione nelle fila grilline se si era stati iscritti a qualche partito politico diverso in precedenza e anche se si era stati ‘stipendiati’ da qualche parlamentare 5v stelle come portaborse.

Ecco, tutto questo ora non c’è più. Mentre resta la questione della condanna - anche solo in primo grado - di carattere doloso, quindi intenzionale, a sbarrare la strada al seggio. La questione del dolo è fondamentale; in caso di condanna colposa, come nel caso di Chiara Appendino, questa non vale come pregiudiziale per la candidatura. Ma c’è un ‘ma’; il nuovo regolamento vieta la candidatura anche a tutti gli iscritti che, a prescindere dallo stato del procedimento penale, siano accusati "di un fatto ritenuto contrario ai valori, ai principi e all’immagine del M5s".

Su quest’ultimo punto, il regolamento sembra attribuire al presidente del M5s, ossia Conte, il compito di valutare e decidere per ognuno di questi casi. Ma il nodo politico vero è quello della composizione delle liste; nel regolamento non si spiega come sarà effettuata la selezione dei vincitori per la composizione delle liste dopo la votazione online, lasciando l’ultima parola allo stesso Giuseppe Conte: "[…] fatta salva - si legge nel documento - la facoltà del Presidente di indicare le modalità e i criteri per la formazione delle liste di candidati, ciascun iscritto, che ne abbia i requisiti, ha il diritto di poter avanzare la propria proposta di auto candidatura".

Tutto nelle mani di Conte, dunque? Pare proprio di sì visto che ad oggi Grillo non sembra avere invece nessun ruolo nella scelta delle candidature e dunque una domanda sorge spontanea: ma a che servono le ‘parlamentarie’ se poi, anche per chi dovesse farcela, esiste una seconda tagliola chiamata ‘il volere di Conte’? Sembra - almeno a stare a sentire lo voci convulse di queste ore dentro quel che resta del M5s - che nessuno scommetta parecchio su una prossima ‘legislatura lunga’, che arrivi alla fine naturale e quindi molti big - a partire da Di Battista, ma anche Rocco Casalino - consci di quanto sia importante la regola interna del ‘doppio mandato’, non avrebbero fatto tanti capricci al no alla loro corsa elettorale sotto questo sole d’agosto, in attesa di una ‘prossima volta’ forse più chiara. E più ‘longeva’…