Roma, 15 agosto 2022 - Un anno particolare, il 1516: Tommaso Moro conia la parola ‘utopia’. Una parola, due significati: uno negativo ("il luogo che non c’è") a indicare una illusione e perciò irrealizzabile. Uno positivo: il luogo che potrebbe esserci, che può essere costruito e raggiunto. E Mario Capanna, il vecchio leone del Sessantotto, l’ex parlamentare per due legislature con Democrazia proletaria, l’apicoltore, il produttore di olio nella campagna umbra, l’uomo che ancora rifiuta il cellulare, la sua utopia la costruisce da anni con il progetto del Parlamento Mondiale. Però, ora, incombono altre urgenze.
A proposito di Parlamenti: si rinnova quello italiano il 25 settembre. Lei andrà a votare? "Certo, ma non con grande entusiasmo".
Paura del ritorno dei fascisti? "Buonanotte. Il dibattito politico si è immiserito dietro questioni non vere".
E quali sarebbero quelle vere? "A esempio che i salari sono fermi a 30 anni fa e che il potere d’acquisto delle famiglie è precipitato portando malessere e sofferenze in milioni di italiani".
Classe politica che duella a strali come “comunista!, “no te sei fascista”... "Ecco, questo dimostra il livello di finzione assoluta della politica attuale. Una simulazione per coprire il vuoto di idee. Non sanno ragionare in termini complessivi, pensano che gli elettori siano degli allocchi. C’è poi la questione del sistema elettorale, Con questa sciagurata legge c’è un voto di serie A e uno di serie B. Ma la gente non ci casca".
Che fare? "Prendere atto della realtà. Quella metà di italiani che non va a votare non lo fa per scarsa sensibilità, ma perché ha compreso l’inganno della farsa elettorale. Ma vi rendete conto che sono settimane che discutiamo di Calenda e Renzi? Un teatrino tragicomico che nasconde un modo per non affrontare i problemi. Come quando si tirano fuori gli spettri di comunismo e fascismo".
Ma un po’ di speranza ci sarà, no? "Certo con la società civile. I giovani si muovono, scalpitano, si occupano di sviluppo, sostenibilità, clima. Cose concrete che potrebbero aiutare a salvare il mondo. Ormai si intravede il capolinea. Le risorse non sono infinite. Occorre correre ai ripari. Ne va della nostra vita. Una cosa terribilmente seria".
Capanna, è in libreria Il risveglio del mondo (edizioni Mimesis), volume a più voci sull’idea di Parlamento mondiale. Da che cosa nasce questo progetto? "Da molti fattori. In primo luogo dalle parole di papa Francesco che sostiene come sia in atto una terza guerra mondiale a pezzi: In parte dal fatto che i Parlamenti nazionali perseguono interessi particolari e non sono interconnessi tra di loro. E poi c’è il problema dell’Onu".
Perché l’Onu sarebbe un problema? "Ma perché sono in pochi. I cinque membri permanenti comandano, non a caso tutte potenze nucleari, controllano tutto, tramite il potere di veto. Rappresentano appena quasi due miliardi di persone del mondo, ma le altre sei che fanno? Per questo c’è bisogno di un Parlamento mondiale. Esso può essere composto da mille membri, un eletto ogni 7 milioni e mezzo di abitanti della Terra (poco più dei deputati attuali del Parlamento europeo. Il Parlamento mondiale deciderebbe sulle questioni cruciali dell’umanità: la pace, il disarmo, la distribuzione delle risorse, beni comuni, Ma ci vogliamo rendere conto che le ricchezze sono in mano all’1 – dico: l’1 – per cento della popolazione?".
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