Ogni leader ha un suo alfabeto di riferimento, ognuno almeno cinque parole che lo descrivono. Ecco quelle di Luigi Di Maio.
Sfascia-conti
Anche Luigi Di Maio è entrato in modalità “le destre”, come uno Zingaretti qualsiasi, accusando la coalizione di Berlusconi-Salvini-Meloni di voler bruciare i “risparmi degli italiani: “Gli italiani devono sapere cosa succederà il 25 settembre votando la coalizione sfascia conti, cioè il trio Salvini-Berlusconi-Meloni, o se non andranno a votare. A causa delle amicizie anti europee di Giorgia Meloni (vedi Orban) e delle amicizie internazionali filo putiniane di Salvini e Berlusconi, a causa delle ricette economiche distruttive di tutti e tre e della scelta di modificare il Pnrr, il trio sfascia conti metterà a rischio i risparmi degli italiani, isolerà l’Italia in Europa e farà saltare i fondi del Pnrr. Rischiamo una guerra economica, una catastrofe dagli effetti devastanti”. Insomma, mancano solo le cavallette.
Salario minimo
“Noi di Impegno Civico vogliamo un salario minimo, perché stipendi da 2 o 3 euro l’ora sono inaccettabili, ma introdurremo anche il salario equo: i giovani devono essere pagati in base alle loro competenze, che vanno valorizzate”. Luigi Di Maio e Bruno Tabacci insomma guardano ai giovani: “Proponiamo zero anticipo e garanzia al 100% per gli under 40 che vogliono comprare una casa. Con la nostra proposta non dovranno più anticipare nemmeno 1 euro. Queste alcune proposte che servono a fronteggiare la crisi economica già in atto e a migliorare la qualità della vita degli italiani. Proposte concrete”. Dopo non aver abolito la povertà, insomma, Di Maio cerca di ingraziarsi il voto dei giovani. Adesso gli manca solo lo sbarco su Tik-Tok.
Civico (società civile)
Di Maio ormai la cita in continuazione, la società civile. Ma che cos’è, questa mitologica società civile? È il paese reale impegnato, quello che non sta nei bar a cazzeggiare o sul treno per andare a lavoro la alle 7 di mattina. È il paese reale riflessivo, un tempo si sarebbe detto ceto medio, paulginsborgianamente. La società civile, almeno a un certo livello, legge Kant e va a letto presto la sera. La società civile s’indigna e s’impegna in politica, ma contro i puzzoni del Palazzo. Così almeno si racconta, si descrive. Negli anni Novanta faceva da supplenza alla politica, vent’anni dopo è sempre lì, sotto altre forme. Solo che spesso è più incivile della comunità politica. Citofonare Franco Fiorito, detto er Batman, quello dei fondi del Pdl in Regione Lazio usati per spese personali, che nel 1993 partecipò insieme ad altri giovani missini al lancio di monetine contro Craxi davanti l’Hotel Raphaël con la maglietta “Arrendetevi, siete circondati!”.
Libertà
“Difendiamo la libertà”, dice un cartello che Luigi Di Maio tiene in mano insieme ad alcuni aspiranti parlamentari di Impegno Civico. Facile ricordargli tuttavia che quando era nel M5s, Di Maio non pareva essere un così grande alfiere della libertà (citofonare Casaleggio & Associati e Beppe Grillo, che stabilirono una multa di 150 mila euro per i parlamentari che cambiavano casacca). Tranne quella di insultare. Oggi glielo rinfaccia persino Alessandro Di Battista. Su Facebook, Di Maio si è lamentato con Conte perché c’è un candidato del M5s che lo ha insultato. “Come hai scritto nello statuto del tuo partito: ‘Le espressioni verbali aggressive devono essere considerate al pari di comportamenti violenti’”. Pronta la replica di Dibba: “Un tempo quando i candidati del Movimento esageravano con il linguaggio (l’abbiamo fatto anche noi due a volte. Tu hai chiesto scusa per interesse, io no) era tutto ok. Ora ne fai una questione da campagna elettorale. Ma torna in te!”.
Agenda Draghi
Anche Di Maio è un sostenitore dell’Agenda Draghi. In una politica senza più sovrastrutture ideologiche, senza più programmi e senza più leader forti, tocca rivolgersi alle agende: “L’agenda Draghi non deve cadere nella polvere. Noi la prendiamo in carico. E non solo per gli aspetti dell’emergenza. Ho visto e apprezzato il metodo di lavoro: obiettivi, non chiacchiera politica. Se vogliamo spendere i soldi, per esempio, abbiamo bisogno di sindaci messi in grado di fare il proprio lavoro: il vero nemico della transizione ecologica è la burocrazia”.