Lunedì 23 Dicembre 2024

Ira dei giovani Pd: "Esclusi dalle liste, vogliamo under 35 in posizioni eleggibili"

Il monito ai vertici del Nazareno sul profilo dei Giovani democratici. "Non ci accontentiamo di fare le comparse senza possibilità di vittoria". Un’altra grana per il leader Letta dopo quella delle alleanze

Bandiere arancioni al vento in una manifestazione dei Giovani democratici

Ora basta, ascoltateci. Vogliamo essere rappresentati. I Giovani democratici lanciano un’offensiva dura contro il Nazareno. Perché il detto antico "tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare" conta ancora. Il Pd, storicamente, ha sempre parlato di "giovani" come "risorsa", portando avanti candidature di bandiera vera: è il caso, a esempio, di Marianna Madia, eletta dal Pd di Veltroni alla Camera nelle elezioni del 2008, giovanissima: lei è del 1980. Stavolta la polemica si infuoca con un lungo comunicato dei giovani del Nazareno che sottolinea l’importanza delle tematiche giovanili. Un appello al Partito che è chiaro segno di irritazione per il metodo seguito dai vertici dem per la composizione delle liste elettorali, troppo spesso incentrate su vecchi protagonisti della politica. Tanto che la “sezione partenopea“, nel commentare l’appello, ci va giù ancor più dura: "Chiediamo di candidarci a rappresentare una generazione di under 35 a cui nessuno dà voce. Il Pd colga questa opportunità candidando i giovani in posizione eleggibile e non solo come bandierine". Già, le bandierine. Concetti espressi nell’appello dei vertici nazionali, in modi più soft ma altrettanto chiari.

Tanto per cominciare la constatazione (che vale come premessa) che il 25 settembre "oltre 2 milioni di giovani esprimeranno il loro primo voto alle elezioni, mentre, dopo la riforma costituzionale, più di 6 milioni di under 25 voteranno per il Senato". Insomma, non cifre di poco conto in una competizione che per il centrosinistra si annuncia decisamente in salita.

Poi altre cifre. Impietose. Che, nelle intenzioni degli estensori dell’appello, vogliono essere di stimolo per un Pd che sembra essersi dimenticato dei giovani: "Oggi in Italia ci sono 3 milioni e duecentomila contratti a termine: non erano così tanti dal 1977. Incerto, a termine, sottopagato: è il lavoro per come intere generazioni lo conoscono". E come si combatte la precarietà? I Gd affermano che per ampliare l’accesso alla formazione, alla conoscenza, per moltiplicare le opportunità, le istituzioni devono investire nell’istruzione e nella ricerca: dall’estensione dell’obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni a un comodato d’uso che garantisca a ogni studente la possibilità di avere i libri di testo, dal trasporto pubblico locale gratuito per chi studia".

E via di questo passo. A questo punto il leader del Pd Enrico Letta dovrà metterci una pezza, l’ennesima di una lunga serie per una campagna elettorale cominciata male, fra mille difficoltà sui nomi e le alleanze. Anche perché i giovani del Partito hanno raccolto già mille firme per portare avanti richieste di rappresentanza “vera“ e non indotta dal gioco delle correnti. Senza dimenticare che le nuove leve potrebbero avere un ruolo di primaria importanza nel raggiungere una fetta di elettorato (i giovani, appunto) magari molto interessata ai movimenti "dal basso" e alle questioni climatiche, ambientali e infrastrutturali, ma poco propensa a esercitarsi su questioni di ingegneria politico-istituzionale. Lontani i tempi del Pci, quando il militante della gioventù comunista, la Fgci, passava dall’attacchinaggio dei manifesti a incarichi direttivi...