Roma, 25 agosto 2022 - Giorgia Meloni ci ha provato in tutti i modi. Ha virato a 360 gradi, trasformando il suo partito da amico di Putin in iper-atlantista. Ma il Pd non è convinto, e agita lo spettro di una destra che, se al potere, finirebbe per riavvicinare l’Italia allo Zar. Piero Fassino, presidente della commissione Esteri della Camera nonché pluriministro ed ex segretario Ds, conferma. Sia pure con la dovuta cautela.
Perché il Pd teme un cambio di linea sulla Russia con un governo di destra? I partiti della coalizione finora sono stati rigorosamente atlantisti. "Sin dall’inizio la Lega ha tenuto un comportamento ambiguo, votando ’sì’ ai provvedimenti e alle risoluzioni della maggioranza, ma mantenendo rapporti, peraltro da anni, con il gruppo dirigente di Putin. Il problema però non è solo il Carroccio. Nei rapporti con l’Europa FdI è ancora più ambiguo: si è dichiarato contrario al superamento del voto all’unanimità, il che vuol dire che l’approccio istintivo della Meloni è il veto e non la ricerca di accordi. E inoltre rifiuta il recepimento nel nostro ordinamento legislativo della normativa europea. Significa cioè che non ci si sarà più un diritto comunitario europeo. Sono due proposte che cambiano radicalmente il posizionamento italiano in Europa, collocandoci tra i Paesi euroscettici".
Ritiene che le attuali posizioni di Fratelli d’Italia e Forza Italia nei confronti di Putin siano posticce o sincere? "Fratelli d’Italia assume qualsiasi posizione sia utile alla sua legittimazione. Ricordo che storicamente la destra italiana si dichiarava antisovietica e antiamericana, coltivando il mito della ’terza posizione’. Oggi sposa qualsiasi cosa Washington proponga e si ispira a Trump. Quanto a Forza Italia dico solo che qualsiasi atteggiamento filoputiniano o filorusso è incoerente con la sua affiliazione al Ppe".
Al di là delle polemiche scatenate dalla battuta di Salvini sull’opportunità delle sanzioni, non c’è dubbio che la prima preoccupazione degli italiani è la crisi e le sanzioni sono all’origine della crisi. "Che il prezzo del gas preoccupi imprese e famiglie è naturale. Ma l’Ucraina è stata invasa dalla Russia e sta combattendo per la sua e la nostra libertà. È più importante la libertà di un popolo o il prezzo del gas?".
Resta il problema della crisi e del suo peso sui cittadini. "È evidente che le sanzioni producono conseguenze anche su chi le mette, ma la risposta giusta non è ’togliamo le sanzioni e gli Ucraini si aggiustino’. La risposta giusta è prendere misure per ridurre l’impatto delle sanzioni, diversificando le fonti di energia, mettendo un tetto al prezzo del gas a livello europeo, dando una mano alle famiglie e alle imprese sulle bollette. Proseguendo, insomma, sulla via indicata dal governo Draghi".
Secondo i sondaggi, una parte degli italiani non condivide questa posizione, ed è contraria all’invio di armi. Conte offre loro rappresentanza e sembra avvantaggiarsene. "Il Movimento è in grande difficoltà tra la scissione di Di Maio e i pessimi risultati delle amministrative di due mesi fa. Conte ha pensato di uscire dalle difficoltà radicalizzando le posizioni. È una strategia che antepone le esigenze di partito agli interessi del Paese".
Sinceramente: Sinistra italiana e Verdi parlano la stessa lingua del Pd in politica estera? "Ogni partito ha diritto di manifestare le proprie opinioni, ma questo non influenzerà né la posizione del Pd, né la strategia del centrosinistra: fa fede la coerenza e la linearità con cui abbiamo confermato il posizionamento europeo e internazionale del’Italia".
La domanda sorge spontanea, direbbe qualcuno dopo aver letto post su Israele di un paio di candidati democratici: a sinistra serpeggiano tentazioni antisemite? "Se c’è un partito che si è sempre battuto contro l’antisemitismo, l’antisionismo e ogni forma di ostilità a Israele questo è il Partito democratico".
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