Giovedì 26 Dicembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Elezioni

Elezioni, Ignazio La Russa: "Voce al popolo. Iniziamo a discutere di presidenzialismo"

"Ma non vogliamo cambiare la prima parte della Costituzione". Il futuro della maggioranza? "Giorgia sa essere generosa, ma attenti". Nessuna paura di perdere i consensi: "Siamo cresciuti a piccoli passi"

Ignazio La Russa, 75 anni, ha fondato Fratelli d’Italia con Meloni e Crosetto nel 2012

Roma, 28 settembre 2022 - Senatore Ignazio La Russa, da cofondatore di Fdi lei ha avuto un ruolo importante nella crescita del partito, e ha lavorato fianco a fianco con la sua leader. Giorgia Meloni, nel discorso per la vittoria, ha detto che «è l’ora della responsabilità». Una leader prudente e responsabile non è in contraddizione con la leader determinata che anche per questo ha vinto le elezioni? Non rischia di diventare 'normale'?

"La carica innovativa di Giorgia è nelle idee e nei programmi, non nei toni. Noi siamo sempre stati i più moderati nei toni e i più intransigenti nei valori. Quindi io credo che lei sia questo: intransigente nei valori e moderata nei toni, nell’approccio ai problemi e nel rispetto del programma presentato agli elettori".

Circola una vecchia foto con lei, Guido Crosetto e una giovanissima Giorgia Meloni. Che cosa aveva in più quella ragazza per diventare la leader di oggi?

"Intanto quella ragazza è stata in quegli anni la segretaria dei giovani di destra. Oggi è una novità una premier donna, ma posso assicurare che per il mondo di destra di allora che il segretario dei giovani fosse una donna era molto di più, era già un programma di quello che sarebbe stata Giorgia. È stata maestra di sintesi e di visione, una dote da leader. E infatti".

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Magari le servirà per fare sintesi nell’area di centrodestra, alla luce dei nuovi rapporti di forza. A proposito, prevede problemi?

"Non direi. È nel suo core business farlo. Comunque era più difficile allora rispetto ad adesso. No, non ci saranno problemi nel centrodestra. Ovviamente nessuno se ne dovrà approfittare, perché Giorgia sa essere molto generosa e inclusiva, ma se poi qualcuno ci marcia, vedrà l’altro lato della medaglia...".

Come dice la stessa Meloni: dopotutto è della Garbatella...

"Ecco, proprio così (ride). Ma non ce ne sarà bisogno".

Grandi successi sono spesso anche sinonimo di bruschi risvegli basti pensare a Renzi, a Salvini, ai Cinque Stelle... Non teme che possa disperdere il consenso faticosamente conquistato?

"Il rischio c’è sempre, ma il paragone è sbagliato. Il rischio che chi sale in alto possa poi scivolare e ruzzolare velocemente è nella vita, riconosco che c’è per chiunque, quindi anche per Fratelli d’Italia, ma il paragone non regge perché quelli che lei cita hanno avuto un’ascesa tanto rapida quanto la caduta, mentre noi i gradini li abbiamo saliti uno alla volta, aumentando i consensi ad ogni tornata elettorale. Questo non è uguale a chi arriva in alto in maniera fulminea. Giorgia ha i piedi per terra".

Tra le cose che Giorgia Meloni ha detto di voler fare è cambiare la Costituzione. Ma si può pensare al presidenzialismo a colpi di maggioranza?

"Abbiamo detto chiaramente che non vogliamo cambiare la prima parte della Costituzione, che va benissimo così. Noi vogliamo solo rendere lo stato più efficiente. Gli obiettivi sono due: dare al popolo più voce e dare al sistema italiano più stabilità. Per questo, secondo noi, il presidenzialismo è la soluzione. Quale presidenzialismo? Non abbiamo preclusioni: elezione diretta del capo dello Stato, semi presidenzialismo su modello francese, ne possiamo parlare. Ed è giusto mettere dei contrappesi, innanzitutto una più ampia autonomia regionale. Da parte nostra c’è la

volontà del massimo coinvolgimento possibile di tutte le forze politiche. A una sola condizione: che si tratti di coinvolgimento e non di ostruzionismo".

Giorgia Meloni è stata molto chiara nel dire che sta con l’Ucraina ed è pienamente atlantista. Questo significa anche continuare a mandare armi in Ucraina, se sarà necessario?

"Questo significa stare dalla parte dell’Occidente, questo significa proseguire quello che per la destra è un assioma mai contraddetto dalla nascita della Nato ad oggi. Inviare gli aiuti, anche relativi agli armamenti, fa parte di una scelta che non appartiene solo all’Italia e guai se l’Italia facesse una scelta diversa da quella dell’area atlantica. Noi non la faremo di sicuro".

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