Sarà una corsa forsennata, senza un minuto di pausa, quella che dovrà fare Giorgia Meloni per affrontare l’intricato groviglio di emergenze economiche e sociali, scadenze incombenti e improcrastinabili e nodi di politica estera. In testa alla lista dell’agenda dei primi cento giorni il quarto decreto Aiuti per la drammatica crisi dei prezzi del gas e la complessa legge di Bilancio da almeno 50 miliardi da approntare, con il taglio del cuneo, il fisco e le pensioni come primi punti da svolgere. Ma nelle urgenze rientrano anche l’invio di nuove armi all’Ucraina, e la partecipazione in corsa ai summit europei e al G20.
I nuovi ministeri: sovranità alimentare, merito e natalità. Il lessico della destra
La lista dei ministri del nuovo governo Meloni
L'emergenza gas: tetto e nuovo decreto
Per affrontare l’inverno del caro-energia non basterà dare corso al Decreto Aiuti-ter varato dal governo Draghi. Nell’immediato servirà un rafforzamento delle misure per famiglie e imprese: solo la proroga degli interventi in corso costerebbe per il solo mese di dicembre 4,7 miliardi, e per il primo trimestre del nuovo anno ne occorreranno altri 14-15 miliardi. Ma se il nuovo governo vorrà ampliare il raggio di azione dovrà essere mobilitata una massa di risorse non inferiore ai 30 miliardi di euro. In europa si dovrà arrivare al dunque su price cap e piano di razionamento, ma non è da escludere un intervento a livello nazionale. Una soluzione a breve che, però, implicherà scelte decisive nei prossimi mesi per i rigassificatori, le rinnovabili e il ritorno al nucleare.
Taglio del cuneo e flat tax
Sempre in chiave anti caro-prezzi si dovrà affrontare la perdita del potere d’acquisto dei salari. Sono tutti d’accordo che una via d’uscita per mettere un po’ di soldi in tasca ai lavoratori, senza gravare sui bilanci delle imprese, è rappresentata dal taglio del cuneo fiscale e contributivo. Resterà da vedere, però, dove e come trovare le risorse per farlo e in che misura. I vertici di Confindustria hanno ipotizzato un intervento da 12 miliardi, perché si possano sentire gli effetti in busta paga. Ma ci si potrà anche fermare alla proroga del taglio realizzato da Draghi. Di certo, sarà sul tavolo anche l’incremento della soglia di reddito delle partite Iva per usufruire della flat tax: da 65 a 100 mila euro. Come anche la sua applicazione ai redditi incrementali, anche a quelli che derivano dagli aumenti contrattuali per i dipendenti.
Pensioni flessibili e reddito in bilico
La scadenza del primo gennaio fa paura a tutti: scongiurare il passaggio di colpo di nuovo a 67 anni per il pensionamento è un imperativo comune. Le settimane per un’intesa con il sindacato sono pochissime: è verosimile che il nuovo governo possa prorogare le misure in atto (da Quota 102 all’Ape sociale, da Opzione donna al canale dei precoci), ma la Lega non intende mollare su Quota 4, mentre la Meloni punterebbe maggiormente su Opzione uomo o Opzione tutti, e non è da escludere una soluzione più strutturale di flessibilità per tutti a 63 anni di età con qualche forma di penalizzazione sull’importo delle pensioni. Quanto all’altro nodo del Reddito di cittadinanza, è ipotizzabile una sua revisione. Ma la presenza di un consistente gruppo parlamentare grillino potrebbe rendere di fatto più impervia l’operazione.
Extra-deficit, extra-profitti e fondi Ue
Per finanziare il complesso degli interventi in gioco, il nuovo governo sarà obbligato a reperire almeno 30-40 miliardi di euro, oltre il tesoretto di 10-20 miliardi lasciato da Mario Draghi: non sembra esserci al momento, però, un accordo tra chi spinge per il ricorso a nuovo debito e chi punta sull’aumento della tassazione degli extra-profitti delle imprese energetiche. Ma anche altre risorse potranno venire dai fondi non utilizzati dei programmi europei.