Roma, 12 ottobre 2022 - Giorgia Meloni e Ignazio La Russa dopo un'ora e mezzo hanno lasciato Villa Grande, la residenza romana di Silvio Berlusconi. Ma è saltato il vertice di centrodestra, Salvini non c'era. "C’è ancora stasera, c’è ancora tempo ma non troppo", ha ammesso il vicesegretario della Lega Giancarlo Giorgetti, che ha lasciato gli uffici del Gruppo alla Camera dopo un incontro con Salvini.
Governo, il toto ministri: Giorgetti vicino al Mef. Berlusconi s'impunta: Giustizia a FI
"Sulla presidenza del Senato e sul Viminale non mollo", avrebbe dichiarato il leader della Lega all'uscita del consiglio federale. Fonti del Carroccio riferiscono che Salvini "è in contatto costante con gli alleati" e che "c'è costante ottimismo. Da parte della Lega nessun veto e nessuna impuntatura: è confermata la determinazione per trovare un accordo complessivo e all'altezza delle sfide che attendono l'Italia".
Battaglia per il Senato, poi l’intesa. Oggi voto su La Russa e Molinari
"Il partito di Matteo Salvini - come filtra - non vede l'ora di cominciare a occuparsi dei dossier di governo. Il segretario ha spiegato che se verrà chiesto alla Lega di occuparsi di temi fondamentali come economia, sicurezza, opere pubbliche e autonomia: sappiamo come farlo e con chi farlo. Per Salvini sarà un onore".
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Si complica la partita delle presidenze dei due rami del Parlamento su cui in mattinata sembrava raggiunto l'accordo: Ignazio La Russa (Fdi) al Senato e Riccardo Molinari (Lega) alla Camera. Intanto domani si riunisce per la prima volta il nuovo Parlamento con l'elezione dei presidenti di Camera e Senato e poi quella dei capigruppo.
La vigilia è tiratissima per la premier in pectore, che da una parte si gioca la partita della vita ("io ci metto la faccia") e dall'altra deve trovare la quadra con gli alleati di centrodestra, guidati da "due maschi Alfa" - Silvio Berlusconi e Matteo Salvini - che forse faticano ancora a comprendere che le carte le darà una donna, la prima presidente del Consiglio della storia repubblicana. Psicologia e real politik: i tempi sono stretti, ma solo dopo l'intesa su seconda e terza carica dello Stato, si potrà comporre la squadra di governo. Meloni in mattinata si era detta fiduciosa: con Salvini e Berlusconi "ci vedremo, ma sono ottimista. Mi pare che le cose vadano bene, lavoriamo, lavoriamo, saremo pronti", aveva spiegato la leader di FdI arrivando a Montecitorio per una nuova giornata di incontri e trattative.
I presidenti delle Camere
Gli occhi sono puntati su Palazzo Madama: la leader di FdI vuole che il presidente sia eletto già alla prima votazione, il centrodestra ha i numeri per farlo e un fallimento sarebbe un segnale di debolezza. Nella sua testa il nome del prossimo presidente si staglia nitidamente: Ignazio La Russa. Ma il Carroccio si mette in mezzo, punta i piedi insiste per Roberto Calderoli, rovesciando la ripartizione che vedrebbe un esponente di FdI al Senato, e un leghista (Riccardo Molinari in pole position) alla Camera, dove il quorum richiesto nelle prime tre votazioni è tale che solo un accordo con le opposizioni permetterebbe di andare a dama prima di venerdì.
Giorgia Meloni
"Pronti a riscrivere le sorti della Nazione con un governo forte, unito e autorevole", ha scritto oggi sui social la premier in pectore. Poi precisa che nell'esecutivo "coinvolgeremo le persone più adatte", un riferimento ai possibili tecnici che verranno chiamati in causa. Non senza ribadire che "i governi sono politici quando hanno un mandato popolare, una guida politica, una maggioranza nata nelle urne e non nel palazzo, un programma e una visione chiari". "Nessuno si illuda che cambieremo idee e obiettivi rispetto a quelli per i quali siamo stati votati. Il nostro sarà il governo più politico di sempre". Parole che arrivano alla fine di una giornata di lavoro per la premier in pectore, che in mattinata visto anche il ministro dell'Economia, il tecnico Daniele Franco, accompagnata dai responsabili economici di Fratelli d'Italia.
Fratelli d'Italia
Il più calmo degli alleati sembra essere proprio Fratelli d'Italia. Il partito della leader, forte della maggioranza nella coalizione, ostenta serenità alla vigilia come confermano le parole del deputato Giovanni Donzelli. "Non parliamo delle ipotesi dei ministri fintantoché non ci sarà l'incarico da parte del Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio incaricato. In quel momento scoprirete che la lista dei ministri è pronta e che c'è serenità nel centrodestra, c'è compattezza e che tante parole sono state spese in questi giorni perché ovviamente c'erano da aspettare i percorsi istituzionali. Leggo che qualche giornalista, qualche commentatore dice: "Ecco, la Meloni perché ancora non è pronta?". Noi siamo pronti. Semplicemente non possiamo andare a depositare la lista dei ministri perché non c'è un Presidente del Consiglio incaricato".
Lega
Quello di Roberto Calderoli è il nome "caldo" per la presidenza di Palazzo Madama. La Lega punta a conquistare la seconda carica dello Stato, ruolo che vede Ignazio La Russa in pole per Fdi. "Stiamo lavorando per Roberto Calderoli al Senato", conferma ai cronisti il capogruppo della Lega uscente alla Camera Riccardo Molinari, che viene dato da giorni in corsa per la presidenza di Montecitorio (così come il collega di partito Giancarlo Giorgetti, vicesegretario della Lega), qualora il Senato andasse a Fratelli d'Italia. In caso contrario il Carroccio punta a piazzare al Mef, che però sarebbe appetito anche a Berlusconi. "Sarebbe motivo di grande soddisfazione e orgoglio occuparsi con un ruolo rilevante anche di Economia e Finanze", fanno sapere fonti di via Bellerio in mattinata, con implicito riferimento alla possibilità di avere a via Venti Settembre Giancarlo Giorgetti. Lo stesso Giorgetti ha partecipato a una riunione dei vertici del partito con Salvini, alla presenza anche di Edoardo Rixi, un altro dei nomi spesi da Salvini per le Infrastrutture. Nei nomi di governo in quota Lega si parla poi di tre sottosegretari come Stefano Locatelli, il responsabile enti locali, Mario Lolini, commissario regionale in Toscana e Federico Freni sottosegretario al Mef. Resta invece quello di Alessandra Locatelli il profilo per il ministero della Famiglia e natalità chiesto negli scorsi giorni da Matteo Salvini. Mentre Gian Marco Centinaio, se dovesse cedere il passo al suo segretario Matteo Salvini all'Agricoltura, potrebbe finire a guidare il ministero del Turismo. Infine per Erika Stefani resta un'apertura sul ministero degli Affari regionali e delle riforme.
Forza Italia
Nelle ultime ore Silvio Berlusconi è tornato all'attacco sul fronte ministeri e oggi è a Roma per guidare di persona la trattativa in un incontro atteso con gli alleati Meloni e Salvini. Il Cavaliere, raccontano, avrebbe reclamato il Ministero dello Sviluppo economico, indicando il nome di Antonio Tajani, coordinatore nazionale azzurro. Per Fdi, tra gli altri, i nomi sono quelli di Nordio alla Giustizia, di Urso o Cirielli alla Difesa, possibile un dicastero anche per Rampelli. Nella rosa di Berlusconi anche la fedelissima Licia Ronzulli, uno dei "nodi" più intricati di queste trattative alla luce delle forti perplessità di Fdi rispetto all'ipotesi di assegnare un dicastero di peso (Sanità o Istruzione) alla senatrice di Fi. Per lei Berlusconi avrebbe espressamente chiesto anche il ministero del Turismo. Nelle mire del leader di Fi resterebbe anche il ministero della Giustizia, una delle caselle sensibili "attenzionate" anche dal Quirinale.
Pd
"All’inizio le soddisfazioni saranno scarse, lo dico perché è bene che su questo siamo fin dall’inizio preparati. Non fermiamoci a immaginare risultati immediati, i grandi risultati ci saranno se saremo uniti e costruiremo bene il nostro percorso di opposizione. E allora i risultati arriveranno perché la maggioranza si sfalderà, il racconto della maggioranza di sfalderà, dovranno fare i conti con la realtà". Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta parlando all’assemblea dei parlamentari dem. "Il nostro futuro si gioca qui dentro e non è facile entrare nella mentalità che una efficace opposizione ci apra spazi importanti nel paese. Noi dobbiamo essere pronti a generare quel clic in cui si sblocca la situazione e ad approfittare del momento nel quale capiterà che la maggioranza comincia a declinare", ha aggiunto Letta.