Giovedì 21 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Elezioni

Nuovo governo, via alla giostra del toto ministri. Panetta dalla Bce vede l’Economia

L’economista siede nel board. Nordio o Bongiorno alla giustizia, Piantedosi al Viminale , Pontecorvo agli Esteri

Roma, 27 settembre 2022 - Da settimane tutti lo indicavano come il primo scoglio, quello sul quale si sarebbe subito messa alla prova la stabilità del centrodestra. Quel rischio però non era sfuggito neppure ai leader della coalizione vincente: quelli contentissimi come Giorgia Meloni, quelli soddisfatti come Berlusconi e quelli che felici non possono essere come Salvini e Lupi. Dunque la parola d’ordine è: evitare spigoli. Niente chiacchiere e, per quanto riguarda FdI, se dovesse spuntare l’ombra di possibili incidenti, evitarli anche a costo di sacrifici. Strategia del sorriso tra alleati, quindi.

Da sinistra Giulia Bongiorno, Fabio Panetta e Stefano Pontecorvo
Da sinistra Giulia Bongiorno, Fabio Panetta e Stefano Pontecorvo

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Ma non solo. L’esperienza del governo gialloverde nel 2018 qualcosa ha insegnato: i vincitori sanno di dover evitare frizioni istituzionali. Il risultato è che la disponibilità in materia di squadra è ampia. Francesco Lollobrigida, capogruppo FdI uscente alla Camera, lo dice chiaramente: "I numeri da noi non sono mai stati oggetto della composizione delle squadre, abbiamo sempre puntato alla qualità". Significa che i ministeri nevralgici verranno concordati con il capo dello Stato e già questo taglia fuori nella corsa agli Interni Salvini: creerebbe troppi problemi. Molto meglio un tecnico gradito al Colle, come il prefetto Matteo Piantedosi o il collega Giuseppe Pecoraro. Stesso ragionamento per gli Esteri: Forza Italia lo vorrebbe per Antonio Tajani ma il rischio di eccessiva affabilità verso Mosca è ben presente alla leader. Il coordinatore di FI potrebbe essere dirottato altrove: magari alla Sanità. Un tecnico di vasta esperienza come l’ambasciatore Stefano Pontecorvo (in subordine Terzi di Sant’Agata o Massolo) sarebbe l’opzione favorita per FdI.

Il nodo centrale è l’Economia: le difficoltà per il nascituro governo non verranno da intemperanze interne o da campagne di delegittimazione centrate sul passato, ma dalla guerra e dalla crisi. Giulio Tremonti scalpita ma in via della Scrofa sono tutt’altro che convinti: il loro cavallo preferito sarebbe Fabio Panetta non solo per la competenza ma anche perché la presenza in via XX Settembre di una figura proveniente dal board della Bce significherebbe avviare subito un rapporto positivo con Francoforte. Il problema è che secondo molte voci Panetta mira a sostituire il governatore di Bankitalia: anche per questo gli esperti tricolore starebbero studiando una vecchia legge pensata per permettere a Luigi Einaudi (se non fosse nel frattempo diventato presidente della Repubblica) di congelare la guida di Bankitalia qualora fosse stato nominato ministro del Tesoro per riprendere le redini a fine mandato. Si vedrà: non è del tutto esclusa la conferma di Franco, come quella di Cingolani alla Transizione ecologica. Nomi che garantirebbero la continuità con l’agenda Draghi.

Altra casella chiave: la Difesa. Ci punta Ignazio La Russa, che ha già ricoperto l’incarico, ma anche Guido Crosetto che, però, potrebbe diventare sottosegretario alla Presidenza o slittare verso le Attività produttive se non verranno affidate ad Adolfo Urso. Quanto alla Giustizia in lizza sono Giulia Bongiorno e Carlo Nordio. Ma prima del governo c’è la presidenza delle Camere. Vige lo spoils system, non ne verrà concessa una all’opposizione. Nel disegno iniziale, una sarebbe dovuta andare a un ’fratello’ e l’altra a Lega o FI. Per evitare frizioni FdI è disposta al passo indietro. Tanti i nomi in ballo per il Senato, da Calderoli ad Anna Maria Bernini. Alla Camera il ruolo piacerebbe a Giorgetti mentre se dovesse toccare a FdI potrebbe andare a Fabio Rampelli o allo stesso Tremonti.

Lollobrigida, braccio destro della leader, non sarebbe in corsa né per il governo né per una presidenza: Giorgia prevede di avere in futuro ben poco tempo da dedicare al partito, ci vuole un reggente, e nessuno sembra più indicato di lui. Sempre che non corra per la presidenza del Lazio per cui, è presumibile, si voti all’inizio del 2023. Incombe il rischio dell’esercizio provvisorio. Per questo, oltre che per siglare la strategia di appeasement , Crosetto propone un sereno passaggio di consegne: a occuparsi della finanziaria dovrebbe essere il governo Draghi, salvo poi apportare correzioni con gli emendamenti in aula. Ma la politica ha i suoi tempi: bisogna aspettare il 13, eleggere i Presidenti, avviare le consultazioni: difficile che il governo arrivi prima di fine ottobre. I bookmaker escludono il 28, centenario della marcia su Roma.

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